Il numero 30 dei Golden State Warriors ha chiuso con 29 punti e 9 assist, ma è soprattutto il peso specifico delle sue giocate in gara-1 ad aver fatto la differenza per la vittoria dei suoi. Dai canestri in risposta a LeBron James alle giocate di highlight, riviviamo la prima prestazione che potrebbe portare Curry al primo titolo di MVP delle Finals in carriera
Un vecchio adagio della pallacanestro dice: i punti non si contano, si pesano. Nel caso di Steph Curry e della sua gara-1, questo detto vale ancora di più: in una partita emotivamente e tecnicamente dominata da LeBron James, l’unico ad avere la forza mentale per rispondere ai canestri del Re è stato il numero 30 dei Golden State Warriors. Da buon padrone di casa, il due volte MVP si è assunto la responsabilità di caricarsi sulle spalle i compagni e il pubblico della Oracle Arena rimettendo i suoi in partita nei momenti più difficili, specialmente quando James ha provato – spesso riuscendoci – a prendere in mano la partita, specialmente dal punto di vista emotivo. Tra tutti i giocatori dei campioni in carica, Curry è stato l’unico a non sembrare intimorito davanti alla prestazione mostruosa del numero 23, per quanto sia stato soprattutto lui a subirne la maggior parte dei canestri. Ogni squadra che affronta gli Warriors ha come piano partita primario quello di mettere Curry in mezzo a tutti i pick and roll possibili, identificandolo come il punto debole di una difesa altrimenti formata da atleti sopra la media. I Cavs ovviamente non fanno eccezione, puntando il numero 30 in tutte ad ogni occasione per creare un vantaggio e quindi canestri più semplici, anche se va detto che Curry – al netto delle difficoltà e delle limitazioni della sua stazza – ha sempre fatto un lavoro più che sufficiente nell’offrire quantomeno un minimo di resistenza, senza aprire autostrade verso il ferro agli avversari. Soprattutto, Curry ha fatto pagare tutto quello che gli veniva fatto in difesa dall’altra parte, dove è semplicemente il motivo per cui i Golden State Warriors giocano nel modo in cui lo fanno, visto che grazie alle sue doti di tiro e di palleggio rappresenta una minaccia costante per qualsiasi difesa. Nella partita contro Cleveland questo suo effetto si è visto in maniera palese, risultando il migliore dei suoi nella metà campo offensiva e sopperendo anche a una serata non così ispirata di Kevin Durant per andare in vantaggio 1-0 nella serie, portando i campioni in carica a tre vittorie dal terzo titolo in quattro anni.
Il parziale per cominciare la gara
Neanche due minuti di partita e i Cavs sono già sul 4-0 grazie a due canestri di James e di J.R. Smith, mentre Golden State comincia con una palla persa e due errori al tiro di Durant e di Klay Thompson. Con i suoi ancora fermi a zero punti segnati, è Curry a farsi subito carico delle responsabilità offensive realizzando un parziale personale di 6-0, ricucendo lo strappo con la prima delle cinque triple di serata e con un gioco da tre punti attaccando il ferro, la vera novità dei playoff 2018. In questa post-season, infatti, Curry sta tirando con il 77% negli ultimi tre metri di campo con un volume di 5.4 tentativi a partita, anche più delle conclusioni che si prende in catch & shoot. Ormai le difese non possono più contare sulla possibilità di “mandarlo dentro” e non subire canestri: quella di togliergli il tiro dal palleggio rimane comunque l’opzione preferibile sempre e comunque, ma Curry con il tempo è diventato un giocatore di grande efficacia anche in avvicinamento a canestro. A fine primo quarto sono già 11 i suoi punti a referto, tenendo il passo con i 12 segnati da James.
Le giocate nel secondo quarto per ricucire strappo
Nel secondo quarto LeBron e i Cavs provano a dare un altro paio di spallate alla partita toccando prima il +9 e successivamente il massimo vantaggio sul +11 grazie ad altri 12 punti del Re. In ogni occasione è Curry a cercare di tamponare l’emorragia: al primo -9 attira su di sé ben quattro avversari, scaricando sul perimetro con l’hockey assist che porta a una tripla di Klay Thompson; nel secondo caso, riceve un classico scarico in angolo con “taglio Djordjevic” e con un passaggio dietro la schiena per spezzare il raddoppio aziona la sequenza che lo porta poi ad attaccare l’area e a chiudere appoggiandosi al tabellone; infine, direttamente da rimessa laterale pesca un Kevin Durant lasciato libero per una frazione di secondo, regalandogli un tiro in ritmo (almeno per uno con le doti balistiche di KD) che equivale ad aria pura, visto che fino a quel momento l’MVP delle Finals 2017 era fermo a 2/9 dal campo per 6 punti. Dei 9 assist di serata di Curry, un terzo sono finiti nelle mani di Durant.
La clamorosa tripla alla fine del primo tempo
Il momento più memorabile della sua gara-1 rimane certamente la tripla da dieci metri segnata in chiusura di primo tempo, fondamentale non solo per il pareggio raggiunto appena prima della sirena dell’intervallo o per la bellezza del gesto, ma per la botta emotiva che ha provocato ai suoi tifosi e soprattutto ai suoi avversari. Come detto in telecronaca da Davide Pessina: “Questo è quello che devasta gli avversari: Cleveland ha giocato un primo tempo quasi perfetto, alza la testa e con questo canestro da metà campo che fa esplodere la Oracle si vede in parità. Ci vuole una forza mentale notevolissima per reagire a queste spallate di Golden State”. Per poi aggiungere con quello che tutti abbiamo pensato: “Ma da dove ha tirato?!”.
Quella tripla in risposta a LeBron
Cleveland però nel terzo quarto ha dimostrato di avere quella forza mentale, o per meglio dire LeBron James ha dimostrato di averla. Dopo il 10-3 degli Warriors per aprire il secondo tempo, James si carica tutto il mondo sulle spalle segnando 12 punti consecutivi per trasformare uno svantaggio di 7 lunghezze in un vantaggio di 3, suggellando il suo assurdo parziale personale con una tripla in transizione di purissimo “heat check” da oltre otto metri. Con la Oracle Arena ammutolita davanti alla prova erculea di James, l’unico a non perdere la calma e a riaccendere il pubblico di casa è proprio Curry, che cerca l’accoppiamento preferito contro Kevin Love e punisce un suo attimo di esitazione sparando la tripla del pareggio a quota 73. “È tangibile che sta succedendo qualcosa” dice Flavio Tranquillo in presa diretta. “C’è un intero palazzo di 20.000 persone soggiogato alla volontà di LeBron… e Curry legge esattamente questo e dice: ‘Sì ma qui ci sono anche io’”. Se gli Warriors hanno vinto gara-1 è anche per questo singolo canestro di Curry nel momento più difficile.
I canestri decisivi dell’ultimo quarto
I tre canestri segnati nell’ultima frazione, se possibile, sono ancora più fondamentali: la prima tripla “cucinando” ancora Love in isolamento chiude un mini-parziale di 6-0 a meno di cinque minuti dalla fine che sembra mettere definitivamente avanti gli Warriors. James però si traveste ancora una volta da supereroe e qualche minuto dopo va a schiacciare il -2 proprio contro Curry, che non riesce a contenerlo in maniera tale da far arrivare l’aiuto coi tempi giusti. Steph però ripaga con la stessa moneta dall’altra parte facendo a Love ciò che LeBron sta facendo a lui in difesa, attaccando a sinistra e arrivando comodamente al ferro per il nuovo +4. Negli ultimi trenta secondi di gioco accade praticamente la stessa cosa: James attacca e segna un canestro incredibile per il +2, ma la risposta di Curry è immediata e spegne ogni velleità di fuga andando a segno con il gioco da tre punti che mette gli Warriors avanti di uno (prendendosi anche una “tranvata” in faccia dal solito Love che avrebbe steso buona parte dei giocatori NBA). Con il libero aggiuntivo diventano 29 i suoi punti, tutti dal peso specifico assurdo.
L’ultimo assurdo assist per Shaun Livingston
Nel supplementare Curry non ha più segnato dal campo, ma l’ultimo dei suoi 9 assist equivale di fatto a un canestro: di nuovo attaccando a sinistra per sfruttare la lentezza di piedi di Love, Curry si inventa un passaggio assurdo e pericolosissimo dietro la testa in volo per eludere l’aiuto portato da James e liberare Shaun Livingston in area, poi glaciale nel segnare il “tiretto” da due metri di distanza anticipando il recupero di Love. Gran parte del merito del canestro va però a Curry, che suggella così un parziale di 7-0 per aprire-e-chiudere il supplementare: di fatto è un “game, set and match” perché i Cavs, ancora scossi dall’errore ai liberi di George Hill e dalla follia di J.R. Smith non ne hanno davvero più.
Se sono arrivati con la spia della riserva accesa, però, il merito è anche del timing dei canestri di Curry, fondamentale per spegnere ogni tentativo di fuga e dare comunque ai suoi una chance di giocarsela fino alla fine. In questa serie il numero 30 si gioca un obiettivo che finora gli è sempre sfuggito, quello di MVP della serie finale: se continuerà con la freddezza e con l’impatto di gara-1, solo delle prestazioni fuori da ogni logica di LeBron James o un risveglio improvviso di Kevin Durant gli potranno impedire di suggellare il suo terzo titolo con il premio di miglior giocatore delle Finals.