NBA Finals, Golden State-Cleveland Gara-2 122-103: Steph Curry è inarrestabile, Warriors sul 2-0
NBATroppa Golden State per i Cleveland Cavaliers: Steph Curry realizza 9 triple (record nelle Finals) e chiude con 33 punti, guidando gli Warriors al secondo successo nella serie insieme ai 26 di Kevin Durant e i 20 di Klay Thompson. Ai Cavs non serve un LeBron James da 29 punti e 13 assist
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Questa volta Golden State e Cleveland non hanno dato vita alla girandola di emozioni del primo episodio della serie, per quanto i Cavs ci abbiano anche provato per almeno tre quarti. Arrivati all'ultima frazione con 10 punti da recuperare, LeBron James e compagni già con il fiato corto hanno dovuto issare bandiera bianca davanti all’esplosione balistica di Steph Curry, che ha tenuto il meglio del repertorio per la stanza finale del suo poema da 33 punti, 7 rimbalzi e 8 assist, mettendo già le mani sul premio di MVP. Il numero 30 di Golden State ha chiuso con 9 triple a segno, un nuovo record per la storia delle NBA Finals (e tante quante quelle realizzate dagli interi Cavs), realizzandone cinque solamente nell’ultima frazione, trasformando una gara fin lì comunque combattuta in un “blowout” in favore dei padroni di casa, ora in vantaggio per 2-0 nella serie. Curry però non ha dovuto fare tutto da solo, visti i 26 punti di un chirurgico Kevin Durant (10/14 dal campo con 9 rimbalzi e 7 assist per +24 di plus-minus, il migliore della partita) e i 20 di Klay Thompson (8/13 dal campo nonostante la sua presenza fosse in dubbio). Con Draymond Green impegnato a prendersi cura della difesa (8 rimbalzi marcando spezzo James faccia a faccia) e della distribuzione dei palloni (7 assist), a dare supporto alle tre stelle sono stati i contributi inattesi di JaVale McGee e Shaun Livingston. Il primo è partito titolare al posto di Kevon Looney e ha segnato 12 punti con 6/6 al tiro, facendosi trovare pronto da subito tagliando con rapidità verso il canestro; il secondo ne ha aggiunti 10 dalla panchina senza sbagliare neanche uno dei cinque tiri tentati nei 15 minuti in cui è rimasto in campo, tenendo immacolato il suo score in queste Finals (9 tiri, 9 canestri). Quando gli Warriors tirano con percentuali eccellenti — 57.3% dal campo e 41.7% da tre — e si prendono cura del pallone (solo 12 palle perse a fronte di 28 assist), diventa semplicemente impossibile tenere il passo dei campioni in carica sul loro campo di casa.
Disattenzione difensiva e un LeBron "solo" umano: Cavs già spalle al muro
Per i Cavs sono ben poche le cose che hanno girato per il verso giusto: pur tenendo in campo LeBron James per tre quarti e mezzo filati in cui ha sfiorato la tripla doppia (29 punti, 9 rimbalzi e 13 assist con l’occhio sinistro in condizioni pietose), le percentuali dall’arco non hanno sostenuto gli sforzi del Re, apparso comunque meno libero nei movimenti e meno energico rispetto alla straordinaria gara-1 di tre giorni fa. Avere un James anche un minimo sotto la soglia dell’eccellenza assoluta toglie a Cleveland buona parte delle sue chance di vittoria, ma bisogna dire che anche in gara-2 il Re non ha avuto particolare sostegno dai compagni. Kevin Love ha riscattato parzialmente un brutto primo tempo accendendosi nel terzo quarto, frazione durante la quale ha segnato 13 dei suoi 22 punti a cui ha aggiunto 10 rimbalzi. Il problema è che gli unici altri in doppia cifra sono stati George Hill (15 punti) e Tristan Thompson (11), ma soprattutto che la panchina ha fornito ancora una volta un contributo nullo (solo 11 quelli di Jeff Green, Larry Nance, Kyle Korver e Jordan Clarkson, solo uno in più di Livingston) e J.R. Smith è rimasto fermo all’errore di gara-1 (5 punti con 2/9 al tiro dopo i cori di “MVP” della Oracle Arena). Al netto di tutto, però, il grave problema per Cleveland resta la difesa: per troppe volte gli Warriors sono arrivati facilmente al ferro al primissimo taglio, cogliendo impreparati i Cavs che si preparavano al cambio di marcatura sistematico. Se a tutti quei canestri figli della cattiva comunicazione e della disattenzione si aggiungono i punti di talento dei vari Curry, Thompson e Durant che bisogna mettere in conto alla Oracle Arena, diventa impossibile pensare di prendersi il fattore campo. Alla Quicken Loans Arena nella notte tra mercoledì e giovedì alle 3.00 servirà tutt’altro impegno e concentrazione sin dal primo minuto, altrimenti le Finals 2018 saranno già di fatto finite.