Il prodotto di Philadelphia viene scelto alla n°10 dai Sixers, franchigia controllata da quella Harris Blitzer Sports and Entertaining per cui lavora come vice-presidente delle risorse umane sua madre. Una reunion da favola, a cui manca però il lieto fine quando Bridges viene ceduto a Phoenix
“With the 10th pick in the 2018 NBA Draft, the Philadelphia 76ers select…”. La classica formula pronunciata da Adam Silver contempla un attimo di suspense, spazzata subito via dal nome del giocatore che forse più di tutti, nella notte del Draft, attende una chiamata davvero speciale: “Mikal Bridges”, annuncia il commissioner, realizzando così un lieto fine davvero particolare. Non solo (e non tanto) perché Bridges ha giocato tre stagioni al college di Villanova, una delle cinque università – cosiddette “Big Five” – di Philadelphia, ma soprattutto perché ai Sixers, nel ruolo di vice-presidente delle risorse umane, ci lavora la madre, Tyneeha Rivers. Lei per l’esattezza è assunta dalla Harris Blitzer Sports and Entertaining, la società che controlla tanto i Philadelphia 76ers che i New Jersey Devils di hockey su ghiaccio, e spesso – ha ammesso – “mi capita di incrociare coach Brett Brown in corridoio, ma sto sempre attenta a non invadere il suo territorio”. La tentazione ci sarebbe, perché la signora Rivers – solo pochi giorni fa – si è vista arrivare il figlio in sede per sostenere un provino in vista del Draft e la speranza che tra tutte le squadre a sceglierlo fossero proprio i Sixers lei nel cuore la teneva. Così, quando Silver ha pronunciato il nome della squadra di Embiid&Simmons, è come se per mamma Rivers si fosse realizzato un sogno: quello di poter vedere crescere e affermarsi il suo “ragazzo” – avuto a soli 19 anni e cresciuto principalmente da sola, senza la presenza costante di una figura paterna – proprio in città, all’interno della sua stessa organizzazione. Mikal, prima di vincere due titoli NCAA in tre anni con i Wildcats (il primo nel 2016 da giocatore di ruolo, il secondo nel 2018 da protagonista – con in mezzo il premio di miglior difensore della Big East Conference), non fa mistero di essersi goduto parecchie partite dei Sixers da ragazzino, accompagnato all’arena sia dalla madre che da papà Jack, oltre che dal nonno. Oggi, cresciuto e diventato un prospetto NBA, il prodotto di Villanova è convinto di avere le caratteristiche perfette per inserirsi naturalmente nel roster di coach Brown, “perché il mio modo di giocare vede l’aspetto difensivo al primo posto”. Tanto che suo cugino Tyron Garland – una carriera collegiale a LaSalle e poi professionista in Islanda e Canada – per descrivere lo stile di gioco di Mikal Bridges scomoda due nomi eccellenti, quello di Kawhi Leonard e di Andre Iguodala. “La differenza però nell’ultimo anno l’ha fatta il suo tiro da fuori, miglioratissimo, che oggi prende con molta più fiducia, senza più esitazione”. Se ne accorgono anche gli scout NBA, e in particolare quelli di Philadelphia, che un prodotto locale di questo livello non vogliono lasciarselo scappare. Così alla n°10 fanno il suo nome: l’ala di Villanova sale sul podio, stringe la mano ad Adam Silver e riceve il cappellino dei Sixers, che indossa subito entusiasta. Il sogno si è realizzato.
Lo scambio beffa
Seguono le interviste di rito, Bridges risponde a tutte le domande dei media nazionali e anche a quelle di qualche giornalista di Philadelphia, il cappellino sempre in bella mostra. Racconta di essere felicissimo di poter giocare al fianco di due talenti come Joel Embiid e Ben Simmons, ma mentre pronuncia queste parole un tweet di uno dei principali insider NBA arriva a spezzare l’incantesimo: Philadelphia e Phoenix hanno trovato un accordo per una trade, che vede Bridges destinato nel deserto dell’Arizona – pronta per lui una canotta dei Suns. In cambio i Sixers ottengono la scelta n°16 di Phoenix, Zhaire Smith, e anche la loro prima scelta del 2021 (ottenuta precedentemente da Miami). È una beffa atroce, perché all’ex giocatore di Villanova lo scambio viene annunciato soltanto a interviste terminate: addio reunion con la madre, addio sogni di gloria locali. Si deve volare a Phoenix, Arizona, ma è pur sempre la NBA. E in fondo è questo l’obiettivo di ogni prospetto che si affaccia al Draft: con un nucleo che vede Devin Booker, Josh Jackson e la prima scelta assoluta Deandre Ayton i Suns possono guardare al futuro con fiducia, e Bridges dimenticarsi in fretta di aver cullato per mezz’ora il sogno di giocare “a casa” sotto gli occhi di mamma.