Tutti si aspettavano il rinnovo con San Antonio, invece a sorpresa è arrivato l’addio: il 36enne francese ha scelto i 10 milioni in due anni degli Hornets, lasciandosi così alle spalle il Texas, i nero-argento e la storia di una carriera NBA iniziata dal 2001 proprio agli Spurs
La notizia è di quelle a cui si fa fatica a credere, nonostante sia già stata riportata da tutti i principali beat-writer americani: Tony Parker e i San Antonio Spurs si dicono addio dopo i 17 anni trascorsi in nero-argento dal francese; mai visto su un parquet NBA con una canotta diversa da quella con su scritto Spurs. Per lui accordo biennale con gli Charlotte Hornets da 10 milioni di dollari, firmato dopo essere diventato free agent lo scorso 1 luglio e dopo aver informato Gregg Popovich in quella che è stata da più parti definita una chiacchierata molto emozionante. Parker ha telefonato al suo ex allenatore per informarlo, il quale ha provato a convincerlo a restare, facendo leva sul ruolo da mentore avuto nello spogliatoio soprattutto nelle ultime stagioni. Parker però ha scelto le garanzie degli Hornets, che dietro Kemba Walker sono pronti a concedergli minuti e responsabilità, battendo la concorrenza dei Nuggets che pure avevano avanzato in vano la loro proposta. Quattro titoli NBA, un premio di MVP delle Finals e uno sterminato elenco di vittorie alle spalle con gli Spurs sono quello che resterà scritto nel suo palmares, ma a tutto questo si aggiungono 17 anni di vita vissuta con un gruppo diventato nel corso del tempo una famiglia: “È stata una decisione difficilissima – racconta il diretto interessato -, tre giorni molto complessi; così come è stato difficile comunicarlo a Popovich. Ma sapevo di dover andare avanti. È stata una discussione molto sentita quella con Pop e con R.C. Buford [il GM della squadra texana]. Amerò per sempre San Antonio, così come mi sentirò per sempre legato agli Spurs. La mia famiglia e la mia casa è a San Antonio, ma credo che gli Hornets per me siano la scelta migliore: non vedo l’ora di giocare per il mio idolo Michael Jordan, diretto da un amico come coach Borrego e al fianco del mio fratellino Nicolas Batum”. Insomma, la situazione migliore per sentire il meno possibile nostalgia di casa. "È difficile spiegare con poche parole l’importanza che Tony Parker ha avuto nella nostra franchigia negli ultimi 20 anni - il breve commiato di Popovich -. Sin dalla sua prima partita da 19enne nel 2001, ci ha impressionato ed è stato un’ispirazione costante – giorno dopo giorno, partita dopo partita – con la sua passione, dedizione e desiderio. Siamo grati a Tony per i 17 anni di indescrivibili e pazzesche emozioni. Quattro titoli, sei apparizioni all’All-Star Game e quatro selezioni per i quintetti All-NBA sono gli highlights di una cavalcata incredibile, ma la più grande gioia per me è stata quella di vederlo crescere davanti ai nostri occhi. Tutta l’organizzazione Spurs sentirà la mancanza di Tony e augura a lui e alla sua famiglia il meglio".