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Mercato NBA, perché giocatori e franchigie stanno aspettando l'estate del 2019

NBA

Dopo i movimenti di LeBron, CP3, George e Cousins, la maggior parte delle squadre ha preferito accordi annuali per mantenere flessibilità in vista della prossima estate. I motivi? Un ulteriore innalzamento del salary cap e un gruppo di free agent di altissimo livello, a partire da Kevin Durant e Kawhi Leonard

MERCATO 2018, TUTTE LE FIRME DEI FREE AGENT - I GIOCATORI ANCORA SENZA ACCORDO

Messi un attimo da parte i nomi di grosso calibro come quelli di LeBron James, Chris Paul e Paul George, uno dei trend di questi primi dieci giorni di free agency è stato l’approccio “attendista” che in molti, sia tra i giocatori che tra le franchigie, hanno avuto sul mercato. Sono stati infatti ben 36 i giocatori che hanno firmato un accordo di un solo anno (anche considerando i cosiddetti 1+1 con opzione sul secondo anno), un numero in netta crescita rispetto ai 20 dello scorso anno nello stesso periodo di tempo, mentre ben 20 giocatori su 28 nel corso del mese di giugno hanno deciso di esercitare le opzioni a proprio favore sul loro ultimo anno di contratto, prendendosi i soldi garantiti e rimandando il “giorno di paga” alla prossima stagione. Il motivo sta anche nella previsione fatta dalla NBA: per l’estate del 2019, infatti, il salary cap vedrà un altro innalzamento di oltre 7 milioni, passando dagli attuali 101.8 a quota 109 milioni (e un altro ancora ce ne sarà nel 2021, salendo fino a 116). Questa ulteriore impennata, unita al fatto che molti terribili accordi firmati nell’estate del 2016 scadranno, permetteranno di creare un ambiente più remunerativo per gli oltre 200 free agent che inonderanno il mercato, visto che più o meno tutte le squadre avranno la possibilità di avere spazio salariale (al contrario di questa stagione, nella quale le squadre con spazio sono poche e i free agent “solo” 120). Per tutti questi motivi sia i veterani che le dirigenze preferiscono aspettare tempi migliori, firmando accordi brevi che vengano incontro alle esigenze di tutti in termini di flessibilità e dandosi del tempo per capire se il fit sul campo possa valere un investimento a lungo termine – anche in base a quello che faranno i free agent più importanti della prossima estate.

Durant, Leonard e Irving: i nomi più importanti dell’estate 2019

Ad aggiungere ulteriore attesa a quanto succederà tra dodici mesi c’è anche il fatto che i nomi in cima alla lista dei free agent sono di tutto rilievo. Il più importante di tutti è ovviamente Kevin Durant, che come sempre avrà la possibilità di uscire dal proprio accordo con i Golden State Warriors per testare il mercato (pur mantenendo la player option a proprio favore). A New York già hanno fatto sapere di essere particolarmente interessati a portarlo in città, ma lo stesso si può dire delle altre 29 franchigie in NBA quando si muove un due volte MVP delle Finals. Tra gli altri giocatori in possesso di una player option ma attesi a presentarsi sul mercato ci sono quelli di Kawhi Leonard (di sicuro il più chiacchierato di tutti, complice la sua nota voglia di andare a Los Angeles), ma anche Kyrie Irving e Jimmy Butler (che a quanto pare vorrebbero giocare insieme, proponendosi in coppia a una squadra con abbastanza spazio salariale). Ci sono poi altri veterani per i quali l’uscita dal contratto non è così scontata, visto che la carta d’identità potrebbe portarli a rimanere all’interno dell’accordo invece che presentarsi sul mercato: sotto questa categoria ricadono i nomi di Marc Gasol, Goran Dragic, Kevin Love e Al Horford, che hanno tutti un bel ragionamento da fare sulle reali possibilità di trovare un accordo migliore rispetto a quelli che lasciano. Chi invece di sicuro dovrà firmare un nuovo contratto è Klay Thompson, che dovrebbe lasciare sul tavolo un bel po’ di soldi per estendere con gli Warriors invece che diventare free agent, ma anche Kemba Walker, la cui avventura a Charlotte sembra ormai giunta al capolinea (tanto che potrebbe muoversi già durante la regular season). Di sicuro ne dovranno trovare un altro due centri come DeAndre Jordan e DeMarcus Cousins, che in questa finestra di mercato hanno firmato solo un annuale con Dallas e Golden State, mentre rimane da vedere se i vari giocatori del Draft 2015 come Karl-Anthony Towns e Kristaps Porzingis estenderanno al massimo salariale i propri accordi come già fatto da Devin Booker e Nikola Jokic.

Dai Lakers ai Mavericks, tutte le squadre con più spazio

Messa in fila la lista dei nomi, conviene fare anche il conto di quali saranno le protagoniste sul mercato e quanto spazio avranno a disposizione. Posto che fare un calcolo preciso in questo momento è impossibile (ad esempio perché non sono conteggiate le prime scelte al Draft, il cui costo è variabile in base alla posizione di scelta data dalla classifica finale della regular season e quindi dalla Lottery), secondo i calcoli di Bobby Marks di ESPN ci sono alcune squadre che hanno già fatto delle mosse tali per avere uno o più slot da massimo salariale a disposizione il prossimo anno. Una di queste sono ovviamente i Los Angeles Lakers, che se non riusciranno ad arrivare subito su Kawhi Leonard attenderanno che diventi free agent per metterlo al fianco di LeBron James e dare di nuovo l’assalto al titolo NBA. La chiave è il contratto di Luol Deng: se verrà tagliato e spalmato su più stagioni i gialloviola avranno 36 milioni di spazio, altrimenti potranno salire fino a 43 se scambiato ad un’altra squadra. Anche sull’altra sponda di Los Angeles ci sarà spazio per aggiungere anche due giocatori al massimo salariale, visto che i Clippers con soli quattro contratti garantiti potranno avere fino a 63 milioni di spazio, sempre che Tobias Harris non venga tenuto a roster. Tra i grossi mercati, anche a Philadelphia ci sarà spazio per aggiungere un grosso nome, anche se con i contratti di Ben Simmons e Dario Saric da rinnovare sarà l’ultima possibilità per avere un ruolo di rilievo in free agency. Da non sottovalutare anche le newyorkesi: sia i Knicks (se Porzingis non estende subito e Joakim Noah viene tagliato) che i Brooklyn Nets (rifirmando D’Angelo Russell e Spencer Dinwiddie a cifre contenute) avranno circa 40 milioni ciascuna per poter portare qualcuno nella Grande Mela. Stesso discorso anche per i Chicago Bulls: nonostante la conferma di Zach LaVine, potranno avere fino a 53 milioni rinunciando a Bobby Portis e Cameron Payne.

Tra le squadre che avranno bisogno di utilizzare al meglio lo spazio a disposizione ci sono sicuramente i New Orleans Pelicans (che devono sfruttare i 35 milioni potenziali per aggiungere un giocatore in grado di convincere Anthony Davis a non andarsene nel 2020), i Dallas Mavericks (55 milioni anche considerando il ritorno di Harrison Barnes), gli Indiana Pacers (56 milioni mantenendo i diritti su Myles Turner) e gli Utah Jazz (26 milioni rinunciando a Ricky Rubio, addirittura 42 senza Derrick Favors) tutte squadre potenzialmente da playoff con del margine per migliorare. Se per queste squadre l’obiettivo è migliorare, per molte altre squadre lontane dal competere per i playoff l’idea potrebbe essere quella di utilizzare lo spazio per altre manovre, ad esempio assorbendo contratti e asset per le squadre ingolfate. Può essere il caso degli Atlanta Hawks (35 milioni nel 2019, ma addirittura 60 nel 2020), dei Cleveland Cavaliers (29 milioni tagliando i contratti parzialmente garantiti di Korver, Hill e Smith, 54 se Kevin Love esce dal contratto), degli Orlando Magic (25 milioni grazie al contratto decrescente di Aaron Gordon), dei Phoenix Suns (20 milioni dopo l’estensione a Devin Booker) e i Sacramento Kings (51 milioni, sempre che non ne impegni buona parte in questo mercato su restricted free agent come Marcus Smart o Jabari Parker). Insomma, l’estate del 2018 si sarà esaurita abbastanza in fretta in quanto a colpi e annunci, ma quella del 2019 promette di cambiare ancora il volto della NBA.