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NBA, Chicago Bulls: Jabari Parker e il suo nuovo-vecchio ruolo in campo

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Il n°2 ex-Milwaukee era pronto a giocare da tre, prima che l’infortunio di Markkanen stravolgesse i piani dei Bulls e lo portasse più vicino al canestro. Non un problema per Parker, che vuole tornare protagonista e riprendersi la sua Chicago

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Prima della palla a due della sfida di preseason tra Bulls e Pelicans, l’interrogativo nella testa di molti degli appassionati presenti sulle tribune dello United Center riguardava la formula con cui Jabari Parker – il nuovo acquisto più importante ella off-season a Chicago – sarebbe stato introdotto. Un beniamino del pubblico, tornato a casa dopo gli anni a Milwaukee. Niente riferimento al college dunque, come già successo in tempi recenti per Derrick Rose e Dwyane Wade, ma soltanto “from Chicago” per far crescere ancora di più l’affetto nei suoi confronti. Poi 25 minuti sul parquet chiusi con 15 punti, quasi tutti giocati da quattro al fianco di Robin Lopez. Una posizione più congeniale al n°2, dopo che per tutto il training camp e il lavoro estivo aveva cercato di adattarsi al ruolo di ala piccola. Ma in NBA gli scenari cambiano molto in fretta e così, durante l’allenamento di qualche giorno fa a dare forfait è stato Lauri Markkanen, costretto a rinunciare dalle sei alle otto settimane. Un’iperestensione subita a rimbalzo, che inizialmente non gli aveva dato fastidio, tanto che il finlandese aveva concluso tranquillamente l’allenamento per poi tornare a casa come se nulla fosse. Soltanto nella notte Markkanen ha iniziato a sentire dolore, capendo che c’era qualcosa che non andava: “È un brutto colpo per Lauri – racconta il vice presidente Paxson - perché blocca tutto l’ottimo lavoro fatto in estate. Fortunatamente non è un problema che richiederà un’operazione: tutto ciò che dovrà fare è tenere immobile il braccio per un po’. Tornerà più forte di prima”. Un problema che sul parquet sembra risolverne un altro, liberando spazio da numero quattro al nuovo arrivato Parker: “C’è una bella differenza quando giochi da tre rispetto a quando hai la possibilità di essere più vicino al ferro. L’importante però è continuare a dettare il ritmo giusto al match: con quello siamo in grado di affrontare ogni tipo di variazione”.

Esperimento “da tre” rimandato: Justin Holiday torna titolare

Niente ruolo da ala pura quindi, almeno nella prima fase di regular season, spostato in una situazione che lo mette in condizione di essere più efficace in difesa, senza dover correre dietro ad avversari più piccoli e più abili di lui nel gioco lontano da canestro.“Markkanen è uno dei nostri uomini chiave, attorno ai quali far ruotare la squadra”, sottolinea lo stesso Parker, entrato in punta di piedi nello spogliatoio dell’Illinois, ma chiaramente intenzionato a diventare protagonista con una squadra che ha un disperato bisogno di leadership. Tutto il lavoro fatto precedentemente da Hoiberg quindi resta inevitabilmente accantonato in questa prima fase, nella quale sarà importante trovare una chimica sul parquet e confidenza con movimenti più volte ripetuti nelle scorse stagioni. Al posto di Parker da tre largo dunque a Justin Holiday, titolare in 72 partite nei 12 mesi scorsi e impiegato in quella posizione per il 42% dei suoi minuti totali (secondo i dati di basketball-reference). Quanto durerà questa situazione? Difficile fare pronostici, anche se i Bulls sottolineano che non ci sarà nessuna fretta nel forzare il ritorno in campo di Markkanen: “È troppo importante per noi, dobbiamo assicurarci che abbia pienamente recuperato prima di fare qualsiasi mossa azzardata”. A guardare il calendario però (ammesso e non concesso che a Chicago si voglia tornare già da quest’anno a parlare di playoff) la porzione più complicata che aspetta i Bulls è quella di dicembre, durante il quale dieci delle 14 squadre da affrontare sono reduci dai playoff della passata annata. Difficile pensare di poter sperimentare dunque a cavallo di Natale, quando in teoria bisognerà ripensare a un Jabari Parker da tre. A meno che le cose non cambino di nuovo nei prossimi due mesi, come spesso e volentieri succede in NBA.