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NBA, Marcus Smart-J.R. Smith: rissa e colpi proibiti anche in preseason

NBA

Dura meno di quattro minuti la partita del numero 36 dei Celtics, caduto nella provocazione dell'avversario dei Cavaliers ed espulso dopo aver tentato in più riprese di assalirlo. Un gesto deprecabile, di cui i due protagonisti non sembrano essersi pentiti

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La rivalità tra Cleveland e Boston nelle ultime stagione è diventata un pericoloso crescendo di tensione e scontri, spesso sfociata ben oltre la civile convivenza sul parquet. E la partenza di LeBron James direzione Lakers non sembra aver cambiato le carte in tavola: anche in preseason Celtics-Cavaliers non sarà mai un match come gli altri. Il pessimo spettacolo messo in mostra sul parquet da Marcus Smart in primis (con la collaborazione interessata di J.R. Smith) fa riflettere e diventa il sintomo di come la temperatura dello scontro sia andata ben oltre il consentito. Procediamo con ordine: meno di otto minuti di partita, sfida in post basso tra il già citato Smith e Aron Baynes, con il n°5 dei Cavs che prova a rendergli difficile la ricezione. Un corpo a corpo diverso dal solito, tanto da spingere il lungo dei Celtics a scaraventare via l’avversario dalle sue spalle. I due si ritrovano così faccia a faccia e Smith molla uno spintone a Baynes, scatenando il parapiglia. Il n° 46 di Boston viene placcato, ma da dietro arriva di corsa Marcus Smart, che si lancia sull’avversario, cercando in tutti i modi di colpirlo. Arbitri e compagni di squadra si mettono in mezzo tra i due, mentre Smith provocatoriamente inizia a ridere a pochi passi dall’avversario, sfidandolo a raggiungerlo per mettergli le mani addosso. Una scena durata una ventina di secondi, prima che Smart venga allontanato con dal parquet. J.R. invece continua il suo show, salutando da lontano (quasi a intendere "parli, parli e poi sei quello che arriva a colpirmi alle spalle"), battendo le mani e accompagnando i buu del pubblico di Cleveland nei confronti del giocatore dei Celtics. Un pessimo spettacolo a cui i due contendenti hanno dato seguito anche una volta finita la partita, pentiti soltanto fino a un certo punto di gesti istintivi dettati da sentimenti che sembrano andare ben oltre l’odio sul parquet tra rivali.

Le offese di Smith alla madre di Smart e le provocazioni via Twitter

Dopo il corpo a corpo infatti gli arbitri hanno deciso di fischiare l’espulsione per Smart, mentre Smith (nonostante fosse coinvolto anche nello scontro con Baynes) ha ricevuto un tecnico, un fallo personale, ma è rimasto sul parquet. Una decisione che non è stata spiegata al giocatore dei Celtics: “Nessuno mi ha spiegato perché c’è stata soltanto un’espulsione”, racconta a fine partita. “Ma non sono molto preoccupato per questo. Sono stato io a compiere l’azione; qualunque fossero state le conseguenze ero pronto ad accettarle”. Nessuna nota di particolare pentimento, così come quando ha spiegato che il gesto fatto durante l’uscita dal campo era rivolto allo stesso Smith: “Gli ho fatto capire che poteva venirmi a cercare negli spogliatoi: con tutta quella gente in campo? Potevamo vedercela tra di noi una volta fuori”. Ma cosa è stato a scatenare tutta questa rabbia? “Ha parlato di mia madre – racconta Smart, con la voce che si rompe dalla rabbia – lei merita di riposare in pace. Ripeto: quello che succede, succede. J.R. sa dove abito, tutti sanno dove sono. Sarà quel che sarà”. Parole alle quali ha replicato il diretto interessato, anche lui non interessato a smorzare i toni: “Non puoi passare il tempo a simulare in campo come fa lui e poi pensare di diventare un duro tutto a un tratto. Non sono qui per buttare i miei soldi provando a colpire Smart. Non ho intenzione di spenderne per mostrare i miei tatuaggi e per quale ragione dovrei sprecarli menarlo?”. Frasi pronunciate prima di vedere il video con le dichiarazioni del n°36 dei Celtics nel post-partita: a quel punto, ormai lontano dall’arena, Smith ha utilizzato Twitter per gettare altra benzina sul fuoco. “Vienimi a cercare in strada”. Uno scontro che sembra tutt’altro che terminato.

Il precedente tra i due nei playoff 2018

L’ultimo episodio di uno scontro personale che risale alla scorsa stagione, quando Smith venne espulso a seguito di un fallo ritenuto flagrant-2 su Horford: una spinta con il giocatore dei Celtics in volo su assist proprio di Smart a partita già conclusa (fine quarto periodo, con Boston a un passo dal 2-0 nella serie). In quel caso i due arrivarono al faccia a faccia sempre perché il n°36 si lancio su Smith e rischiarono di dar vita a una rissa come quella di oggi: “È una giocata che non ha nulla a che fare con il basket: era in aria e lui ne ha approfittato, consapevole che non avesse controllo sul suo corpo. Non si può permettere che queste cose accadano. Quando vedo un mio compagno di squadra a terra, sono il primo ad accorrere in difesa”. Un fallo bollato come “sporco” da tutti, anche dallo stesso Smith che confermò la bontà della scelta degli arbitri in quell’occasione. Una lunga storia insomma (il n°5 dei Cavaliers ha nel curriculum anche un brutto fallo nel 2015 su Crowder che restò infortunato dopo lo scontro), che sembra non essere giunta al capolinea.