Kawhi Leonard vince e convince nella prima gara NBA con i Raptors, successo in volata dei Bucks contro uno scatenato Kemba Walker da 41 punti. I Magic battono gli Heat grazie a un piede sulla linea laterale, mentre coach Casey festeggia con un successo l'esordio sulla panchina dei Pistons. Tutto facile per Pacers, Suns e Knicks. La sfida tra rookie più attesa tra Dallas e Phoenix la vince Deandre Ayton
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NEW ORLEANS VINCE A SORPRESA CONTRO HOUSTON GRAZIE A UN SUPER DAVIS
Toronto Raptors-Cleveland Cavaliers 114-104
“La tendenza è finalmente cambiata”, avranno pensato giustamente in Canada, contenti del successo raccolto nella gara d’esordio della regular season contro i Cleveland Cavs; un lusso che i Raptors si sono concessi troppo di rado negli ultimi anni - 15 delle ultime 17 partite le aveva vinte la squadra dell’Ohio, oltre ad aver sempre eliminato i Raptors ai playoff nelle ultime tre stagioni. Il problema però è capire quanto sul risultato di questa notte sia pesata la crescita del roster di Toronto o la perdita (enorme) subita da quello di Cleveland. All’Air Canada Center non hanno dubbi, già tutti pazzi della nuova star della squadra. Kawhi Leonard infatti viene incitato e applaudito sin dalla palla a due e dopo ogni gesto, anche il più banale e scontato; felice anche lui di essere tornato sul parquet dopo un’assenza durata oltre nove mesi. L’infortunio al quadricipite è ormai risolto e l’ex giocatore degli Spurs resta in campo per 37 minuti, chiudendo con 24 punti e 12 rimbalzi: “Sono onorato di aver ricevuto tutto questo amore e sostegno”, commenta a fine partita il secondo miglior marcatore del match dietro un Kyle Lowry dominante. Per la point guard dei canadesi alla sirena finale sono 27 punti, raccolti in maniera chirurgica grazie al 10/12 dal campo e al 5/6 dall’arco, il tutto condito con otto assist. Davvero troppo per i Cavaliers, senza Larry Nance Jr. e JR Smith causa infortunio. Il migliore alla fine è Kevin Love, nonostante la pessima serata al tiro (21 punti, ma 5/18 dal campo). Positivo anche Cedi Osman con 17 punti e dieci rimbalzi, partito in quintetto nel ruolo occupato negli ultimi quattro anni da James. Un compito ingrato il suo, come quello di tutti i Cavaliers che dopo 48 minuti hanno già ben chiaro in mente quanto sarà complicata questa stagione.
Charlotte Hornets-Milwaukee Bucks 112-113
A mali estremi, estremi rimedi. E per poco l’esperimento folle tentato da coach James Borrego – al suo esordio da capo allenatore sulla panchina degli Hornets – non funzionava. Sotto di dieci punti a dieci minuti dal termine, i padroni di casa (che per celebrare i 30 anni dalla nascita della franchigia hanno rispolverato divise disegnate ad hoc e soprattutto uno storico parquet) hanno abbassato il quintetto, schierando Nicolas Batum e Michael Kidd-Gilchrist a turno in marcatura su sui lunghi avversari. Al resto hanno pensato Tony Parker – otto punti in 20 minuti in uscita dalla panchina, alla sua prima partita NBA con indosso una maglia diversa da quella degli Spurs – Malik Monk e soprattutto Kemba Walker, autore di 41 punti (eguagliato il record di quarantelli in casa Hornets) e catalizzatore del gioco dei padroni di casa. A vincere in volata però sono gli altri, quelli che in squadra possono schierare un probabile candidato al titolo di MVP: Gianni Antetokounmpo infatti ricomincia da dove aveva lasciato, in una sfida in cui nonostante le difficoltà al tiro (soltanto 9/21 dal campo senza triple), riesce a chiudere con 25 punti, 18 rimbalzi e otto assist (anche otto palloni persi in realtà), sfiorando la tripla doppia alla testa di un quintetto tutto in doppia cifra: “Non possiamo lasciare agli avversari la possibilità di credere di poter rientrare così in partita, loro sono una grande squadra, ma l’errore è stato nostro”, commenta il greco che già veste i panni del leader, consapevole che quest’anno di leggerezze del genere potranno concedersene poche.
Orlando Magic-Miami Heat 104-101
Inizia con una sconfitta l’ultima stagione NBA di Dwyane Wade, pronto a uscire dalla panchina in una sfida in cui a prendersi i titoli e le attenzioni degli addetti ai lavori è soprattutto Mo Bamba, all’esordio assoluto nella Lega e molto a suo agio su entrambi i lati del campo. Il rookie scelto alla n°6 dai Magic è un vero grattacapo per gli Heat, che faticano a superarlo in attacco e più volte vengono spazzati via a protezione del ferro: alla sirena finale sono 13 punti e sette rimbalzi in uscita dalla panchina, che raccontano solo in parte il suo contributo. A trascinare Orlando però è soprattutto Aaron Gordon, autore di 26 punti e 16 rimbalzi, rimasto però a secco negli ultimi cinque minuti di partita, in cui gli Heat si erano riportati sotto fino al -1 con palla in mano portato a casa a meno di quattro secondi dal termine. Richardson però nel provare ad attaccare il ferro mette il piede sulla di fondo, rendendo vano l’ultimo tentativo e regalando a coach Clifford la prima vittoria sulla panchina dei Magic.
Detroit Pistons-Brooklyn Nets 103-100
Ci hanno messo un bel po’ i Pistons – oltre tre minuti – a regalargli i primi punti da allenatore di Detroit, ma Dwane Casey alla fine è riuscito a conquistare il suo primo successo dopo l’addio ai Raptors: “Ce la siamo portata a casa. In questa Lega bisogna celebrare le vittorie, ci saranno un sacco di problemi, ma teniamoci stretto il risultato”. Merito di Andre Drummond che chiude con 24 punti e 20 rimbalzi (e una tripla a segno, la sesta della sua carriera), a cui si aggiungono i 26 punti, otto rimbalzi e sei assist di Blake Griffin e i 19 realizzati da Reggie Jackson, i Big-3 a cui dovranno inevitabilmente aggrapparsi in questa stagione. Dall’altra parte Caris LeVert chiude con 27 punti, suo nuovo massimo in carriera, protagonista sfortunato del finale di partita: la sua penetrazione con i Nets sotto di uno a meno di 30 secondi dal termine poteva essere la giocata decisiva in un secondo tempo in cui i Pistons sono sempre (o quasi) stati avanti. La sua palla persa però permette ai padroni di casa di portarsi sul +3, mentre la tripla di Joe Harris non trova neanche il ferro (18% di squadra raccolto dalla lunga distanza dai Nets).
Indiana Pacers-Memphis Grizzlies 111-83
Sarà una lunga stagione per i Memphis Grizzlies, battuti nella gara d’esordio con estrema facilità dagli Indiana Pacers, volati in doppia cifra di vantaggio già nel primo quarto e mai più infastiditi dalla presenza degli avversari sul parquet. I Pacers tirano con oltre il 56% dal campo (più che dalla lunetta, dove si fermano a 53.8%) e si godono ben sette giocatori in doppia cifra, guidati dai 19 di Bogdanovic e dai 16 in 26 minuti di un riposato Victor Oladipo, che chiaramente non si sporca neanche le mani. Per Indiana è la vittoria più larga nella storia della franchigia in una gara d’esordio (la precedente era stata di 27 nel 1985), arrivata grazie a una super tenuta difensiva. Memphis infatti tira con meno del 30% dal campo e diventa complicato discernere quanto sia merito della difesa o mancata capacità di incidere da parte dell’attacco: Marc Gasol e Mike Conley a fatica arrivano alla doppia cifra, in una serata che i Grizzlies dovranno dimenticare in fretta.
New York Knicks-Atlanta Hawks 126-107
Successo all’esordio per i nuovi Knicks di coach Fizdale, chiamato a compiere un lavoro tutt’altro che semplice sulla panchina dei newyorchesi, molto nervosi e in tensione a inizio partita. I padroni di casa infatti sbagliano i primi nove tiri, costringendo il nuovo allenatore a chiamare timeout alla ricerca di una soluzione per togliere il tappo dal canestro. Ad andargli incontro è la persona che non ti aspetti, ossia un tifoso dei Knicks che trova il fondo della retina da centrocampo durante la sospensione del gioco e dà il via alla gara vinta senza troppe difficoltà da Tim Hardaway Jr. e compagni. Il figlio d’arte chiude con 31 punti, uno dei sette giocatori in doppia cifra a fine serata. Dall’altra parte invece 14 e cinque assist per Trae Young, il rookie osservato speciale in casa Hawks e il più giovane in campo. Il più vecchietto invece, Vince Carter, chiude con 12 punti la prima gara della sua 21esima stagione NBA in carriera, il secondo giocatore più vecchio nella storia NBA a iniziare una regular season (41 anni) alle spalle del solo Robert Parish. Di vittorie però difficilmente riuscirà ad aggiungerne molte fino ad aprile.
Sacramento Kings-Utah Jazz 117-123
Donovan Mitchell tiene da parte il meglio per il finale, sgasa negli ultimi 12 minuti segnando 11 punti nel quarto periodo (24 quelli totali a referto in una serata complicata al tiro) e guida i Jazz al successo in trasferta contro i Sacramento Kings. Una partita in altalena per i mormoni, poco convincenti soprattutto nella protezione del ferro: Utah infatti va sotto di 16 punti nel primo quarto, poi rimonta e vola sul +14 nel terzo prima di barcamenarsi con difficoltà nel finale. Alla sirena finale sono 19 con 15 rimbalzi per Rudy Gobert, 22 punti con 4/6 dall’arco per Ingles e 18 con nove rimbalzi per Derrick Favors. Sì, i nomi sono sempre gli stessi, mentre a Sacramento Mavin Bagley III esce dalla panchina e segna solo sei punti in 12 minuti incolore. Il migliore è Williw Cauley-Stein con 23 punti e 10/15 dal campo, a cui si aggiungono i 21 con sette assist di Fox. Davvero troppo poco.
Phoenix Suns-Dallas Mavericks 121-100
Devin Booker ha rimesso a posto la mano in estate, non tanto e non solo grazie all’operazione che lo ha tenuto lontano dal parquet per tutta la preseason. Il talento dei Suns segna 19 punti negli ultimi 6 minuti e 44 secondi, la spinta decisiva che permette a Phoenix di allungare nel finale in una gara più equilibrata di quanto il punteggio finale non lasci immaginare. Per Booker sono 35 punti alla fine, che si aggiungono ai 21 del nuovo arrivato Trevor Ariza, leader di un attacco da 19 triple a segno grazie al contributo in uscita dalla panchina di Josh Jackson (18 punti) e TJ Warren (17). Gli osservati speciali della serata però erano altri, i due rookie più attesi di quest’ultima classe: Deandre Ayton, dominante sotto canestro con 18 punti (8/11 dal campo) e 10 rimbalzi, conditi anche con sei assist. Luka Doncic invece si ferma a quota 10 punti segnati, impreciso dalla lunga distanza (0/5 dall’arco) in una serata che aveva sognato potesse avere tutt’altro sapore. Jamal Crawford invece non indossa neanche la tuta – arrivato meno di tre giorni fa con un contratto di un anno – ma è pronto a prendere parte alla festa: questi Suns promettono davvero molto bene in quanto a spettacolo.