La schiena del n°15 dei Sixers, l'anca che cede al giocatore dei Nuggets, la caviglia sinistra del rookie dei Knicks: sono tante le ragioni di preoccupazione per le squadre NBA dopo le tante sfide piene di emozioni e purtroppo anche di infortuni
PAUL E RONDO SI ODIANO GIA' DA UN BEL PO': IL PRECEDENTE DEL 2009
In una serata ricca di vittorie allo scadere, prestazioni memorabili e risse di cui si discuterà a lungo, sono passati inevitabilmente in secondo piano i tanti infortuni arrivati sul parquet che possono cambiare la stagione nel breve-medio periodo per diverse franchigie. Il nome più altisonante tra quelli coinvolti è certamente quello di Ben Simmons, uscito dopo otto minuti trascorsi sul parquet nel match contro Orlando a causa di un dolore alla schiena che si portava dietro già da un po’. Coach Brett Brown a fine gara infatti ha raccontato che aveva iniziato a dargli fastidio già prima di scendere in campo, ma l’allenatore dei Sixers aveva deciso lo stesso di schierarlo in quintetto dopo aver ricevuto il via libera dai trainer della squadra. Il problema sembrava meno serio di quanto poi non si sia rivelato in campo e questo obbligherà Philadelphia a fare tutti gli esami di rito nelle prossime ore, preoccupati di preservare la condizione fisico-atletica del perno attorno a cui ruota la franchigia (Redick stanotte ha fatto gli straordinari per non far rimpiangere la sua assenza, ma non sempre sarà così). Guai fisici che in altri casi invece hanno rovinato la festa, come accaduto ad esempio a Denver con Will Barton; unica nota stonata in una serata regale dominata da un Nikola Jokic da record: “Ovviamente adesso tutti i nostri pensieri sono rivolti a Barton – ha sottolineato coach Malone a fine partita – ha avuto un problema all’anca destra e non ho ulteriori aggiornamenti. Dovrà sottoporsi a un bel po’ di esami e soltanto dopo una lunga analisi capiremo per quanto tempo dovremo rinunciare a lui”. Al termine di una penetrazione al ferro nel terzo quarto, Barton ha sentito qualcosa di strano nei pressi del fianco, portando subito la mano nella zona dolorante e poi costretto a fermarsi a terra, incapace di uscire sulle sue gambe. L’immagine della sua uscita dal campo su una sedia a rotelle improvvisata non lascia ben sperare.
Knox e Green, infortuni che preoccupano Knicks e Grizzlies
Alla lunga lista di brutte notizie della notte si aggiunge anche la preoccupante storta alla caviglia di Kevin Knox, uscito malconcio nel primo quarto della sfida tra Knicks e Celtics, dolorante e trasportato a braccia fuori dal parquet. Il rookie dei newyorchesi potrebbe vedere così quantomeno rallentare il suo percorso di adattamento al mondo dei professionisti: “La speranza è che il suo corpo da 19enne reagisca al meglio a un problema del genere, di solito le capacità di reazione dei giovani sono più rapide – racconta un preoccupato coach Fizdale – mi sono molto preoccupato per lui. È il primo vero test, un confronto con le avversità che il mondo NBA può riservare. Negli spogliatoi ho scherzato con lui dicendo ‘Benvenuto nella NBA’, la Lega in cui puoi fare bene in un derby e due giorni dopo ritrovarti a terra senza poterti rialzare. È una lezione sfortunata dalla quale avrà molto da imparare”. Ultimo, ma non di certo per importanza, il problema che ha fermato JaMychal Green: il giocatore dei Grizzlies resterà fuori dalle quattro alle sei settimane a causa di una frattura alla mandibola, che gli impedirà di prendere parte ad allenamenti con contatto per almeno un mese. Colpito al volto durante la gara d’esordio, la sua assenza costringerà Memphis a fare i conti con tanti altri grattacapi. Una notizia che non ci voleva per una squadra già in grande affanno.