Please select your default edition
Your default site has been set

NBA, Blake Griffin e la sua serata da record: nessuno come lui nella storia dei Pistons

NBA

Mai nessun giocatore di Detroit aveva iniziato la stagione con 109 punti nelle prime tre gare. E mai nessuno mai era stato capace di chiudere con almeno 50 punti, 10 rimbalzi e 5 assist. Ma lui getta acqua sul fuoco...

BLAKE GRIFFIN DA URLO: 50 PUNTI E CANESTRO DELLA VITTORIA

Nel primo quarto niente lasciava presagire quello che sarebbe successo. Blake Griffin va al primo mini-riposo con “soli” 6 punti, frutto di un mediocre 3/7 al tiro. Poi però nel secondo periodo cambia tutto. L’ala dei Pistons trova l’ispirazione e diventa irrefrenabile: chiude la frazione con 9/10 al tiro (compreso un perfetto 2/2 dall’arco) e così aggiunge 22 punti ai primi 6, andando all’intervallo già a quota 28. Ma Griffin non ha nessuna intenzione di fermarsi: pareggia il suo career high – stabilito nel 2011 con i Clippers di fronte a Indiana) quando raggiunge quota 47 con un’altra tripla (finirà con 5/10 dalla lunga distanza) e a 1.8 secondi dalla sirena del primo tempo supplementare va di prepotenza al ferro per i suoi punti 48 e 49, che impattano la partita a quota 132, m con la possibilità di spareggiare il conto con il tiro libero aggiuntivo. Ritrovarsi da soli, in lunetta, per decidere una partita non è mai semplice. Meno ancora dev’esserlo stato per Griffin, che contro Philadelphia aveva sbagliato tutti i primi 6 liberi tirati. Dopo averne infilati 4 in fila, sarebbe stato il quinto a decidere con ogni probabilità la gara, e la mano del n°23 di Detroit non ha tremato. Il suo 50° punto ha dato ai Pistons la terza vittoria su tre gare finora disputate – tutte di un solo possesso, +3 contro i Nets, +2 contro i Bulls e +1 sui Sixers – regalando all’ex ala dei Clippers il suo nuovo record personale. Griffin diventa solo il sesto giocatore nella storia dei Pistons a toccare quota 50, il primo da quando ci riuscì Rip Hamilton contro New York nel 2006 – gli altri quattro sono: George Yardley (51 punti una volta e 52 un’altra, sempre nel 1958), Dave Bing (54 nel 1971), Kelly Tripucka (56 nel 1983) e Jerry Stackhouse (57 nel 2001). Esaltato negli attimi immediatamente successivi alla gara anche da due leggende della storia dei Pistons come Isiah Thomas e Grant Hill, da giocatore ormai esperto Griffin ha cercato di gettare acqua sul fuoco, “perché dobbiamo imparare a non esaltarci quando le cose vanno bene o a deprimerci quando vanno male”. “Con ogni probabilità è stata la miglior partita della sua carriera – incalza però Zaza Pachulia, il centro di riserva di Detroit, in campo dopo l’espulsione per due tecnici di Andre Drummond – perché ha colpito tanto da fuori che da dentro. È in forma fisicamente, sta bene, si vede – e Blake è un giocatore intelligente. Sono rimasto incantato da quello che ha fatto stasera e oggi sono felice di essere suo compagno invece che un suo avversario”, ha detto l’ex centro degli Warriors. 

Griffin: “Qui a Detroit il pubblico capisce davvero di pallacanestro”

Basta dare un’occhiata alle medie dell’ala agli ordini di coach Casey in questo inizio di stagione per capire che a far la differenza tra dei Pistons vincenti e quelli visti invece negli ultimi anni è proprio Blake Griffin. Sta viaggiando a 36.3 punti di media, tirando il 53.3% dal campo e addirittura il 61.1% da tre punti (su 6 tiri a sera, 11/18 il suo totale). Nessuno mai nella storia dei Pistons aveva segnato 109 punti nelle prime tre gare stagionali così come nessuno mai aveva chiuso una linea statistica da almeno 50 punti, 10 rimbalzi (14 i suoi) e 5 assist (6). “Mi fa piacere aver fatto questo record davanti a questo pubblico, perché qui puoi capire che la gente capisce davvero di pallacanestro. Fin dal primo giorno il mio rapporto con coach Casey e con i compagni è stato perfetto, non posso davvero lamentarmi di niente. Noi snobbati al via della stagione? Nella Eastern Conference ci sono parecchie squadre che si meritano titoli e attenzioni: noi dobbiamo ancora dimostrare tutto”. Anche perché le prime due vittorie contro Brooklyn e Chicago non sono esattamente contro due armate NBA: “Per come la vedo io quelle sono partite da vincere a tutti i costi. Finora a far la differenza è che siamo tutti sani, tutti veniamo da un’estate in cui ci siamo potuti preparare fisicamente bene: non lo do assolutamente per scontato. L’obiettivo di raggiungere i playoff non è facile, ma passo dopo passo possiamo provarci: dobbiamo restare concentrati”. Ma con un Griffin così tutto di colpo a Detroit sembra possibile: finalmente alla Little Caesars Arena sembra tornato il tempo di divertirsi.