La spavalda affermazione nasce dalla domanda di immaginarsi a 28 anni: "Gioco per vincere, sempre. Per cui se mancano 6 anni ai miei 28 dico 5 anelli solo per non esagerare, e gufarmela da solo". E le ambizioni del n°7 dei Celtics sono alte già a partire da quest'anno
Il suo inizio è stato un po’ sottotono, forse come quello di tutti i Celtics, partiti quest’anno con la pesante responsabilità che deriva dai favori dei pronostici e dopo dieci gare solo quarti a Est, dietro a Toronto, Milwaukee e Indiana. Jaylen Brown ha cifre meno roboanti di quelle fatte registrare lo scorso anno, e qualche dato statistico potrebbe perfino suscitare qualche timore (tira sotto il 38% dal campo, sotto il 30% da tre, segnando tre punti in meno rispetto allo scorso campionato). Lui, però, sembra non esserne affatto preoccupato, e intervistato da Bleacher Report, fa sfoggio di grande fiducia su quelli che sono gli obiettivi stagionali dei suoi Celtics e le sue prospettive future. “Sì, sono super fiducioso che quest’anno ce la possiamo già fare. La gente confonde la fiducia con l’arroganza. Io non voglio risultare arrogante, ma il nostro approccio mentale dev’essere quello di avere piena fiducia nel nostro progetto e nella nostra squadra. Dobbiamo fare tutti i passi necessari per diventare la squadra che diciamo di voler diventare”, fa sapere l’esterno agli ordini di coach Stevens. Anche perché – di fronte alla domanda di immaginarsi un Jaylen Brown 28enne – il n°7 dei Celtics fa un rapido calcolo e risponde pronto: Quanti anni mancano ai miei 28? Sei? Allora voglio vincere sei anelli. Non voglio portarmi sfortuna da solo, ma io gioco per vincere. Sempre. Ok, forse è meglio non gufare, facciamo cinque: quando avrò 28 anni voglio avere 5 titoli in bacheca”. Un approccio che dimostra l’ambizione del giovane talento passato dal college di California, e che al terzo anno nella lega ha già dimostrato – nelle prime due stagioni – ha già superato le aspettative riposte su di lui all’ingresso nella lega: “Non mi importa quali fossero le aspettative – afferma deciso –quando sono stato scelto mi hanno fischiato, per cui sì – credo di aver reso al di sopra di quelle che fossero le aspettative per me. Fin dove posso arrivare? Non mi metto limiti. Non ho limiti”. Riconosciuto tanto per il suo talento versatile in campo che per una brillante intelligenza e curiosità applicata a temi lontani dalla pallacanestro, Brown afferma che “se alla fine della mia carriera verrò ricordato solo come un buon giocatore di basket, allora vorrà dire che non ho fatto del tutto il mio dovere”.
Gli aforismi su Twitter
Una saggezza – superiore a quella che uno si immaginerebbe guardando la sua carta d’identità – che in squadra gli è valsa un soprannome: “Old man”, il vecchio. Brown è reticente ad ammetterlo ma poi lo conferma e si presta anche a un divertente gioco, quello di interpretare qualche tweet criptico da lui stesso affidato alla rete. Come l’enigmatico “Un uomo paziente mangia i frutti maturi”, twittato lo scorso 22 settembre (“Perché l’anno scorso ci sono stati momenti in cui volevo tutto e subito, per cui il significato profondo di queste parole è per sottolineare l’importanza della pazienza, e ricordarla per primo a me stesso”) oppure quello estivo, sulle differenze tra sole e luna (“La luna può rubare la luce al sole ma i due non vanno confusi”): “La gente può cercare di assomigliarmi, di essere come me, ma alla fine io rimango io”. E ai Celtics sicuramente va bene così.