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Mercato NBA: i Grizzlies (andando piano) sono primi a Ovest e puntano a Joakim Noah

NBA

Memphis si sta confermando come una delle sorprese di questo primo mese di regular season e potrebbe firmare nei prossimi giorni il lungo francese ex-Knicks: una squadra in netta controtendenza che però sta funzionando

MEMPHIS BATTE DALLAS E SI PRENDE LA VETTA DELLA WESTERN CONFERENCE

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È bastato un cinguettio di Marc Stein nelle scorse ore per far tornare a galla un nome finito nel dimenticatoio nelle ultime settimane (per non dire anni): Joakim Noah. Il lungo francese ha chiuso la sua esperienza con i Knicks il mese scorso: dopo stagioni piene di difficoltà, assenze, incomprensioni e squalifiche i newyorchesi hanno deciso di chiudere una delle peggiori parentesi a livello salariale degli ultimi anni della franchigia (di per sé già molto complicati). Noah era stato un investimento imponente fatto da Phil Jackson, al tempo dirigente dei Knicks che si lasciò ammaliare dalla fantastica resa del francese con i Bulls. In pochi ricordano infatti che Noah nella stagione 2013/14 chiuse al quarto posto nella corsa al titolo di MVP, alle spalle di Kevin Durant, LeBron James e Blake Griffin. Un talento che stava bene in compagnia di giocatori del genere, per intenderci, diventato in breve tempo una palla al piede per i Knicks. Il classe ’85, con 33 anni e un bel po’ d’esperienza sul groppone, al momento è a spasso (su internet sono disponibili immagini di qualche settimana fa in cui si allena su conclusioni da lontano, nonostante la meccanica particolare di tiro) e nelle ultime ore è venuto fuori l’interessamento dei Grizzlies, squadra rivelazione a Ovest in questo avvio che li vede addirittura in vetta alla Western Conference davanti alle varie Golden State, Houston e OKC. Memphis è ritornata a giocare una pallacanestro ragionata, lenta, a basso numero di possessi (ultimi per Pace, giocano 11 possessi in media in meno a partita rispetto agli Hawks per intendersi), affidandosi ai due All-Star Marc Gasol e Mike Conley, ritornati al vecchio splendore. Kyle Anderson e Garrett Temple si sono rivelati due innesti perfetti, in una rotazione in cui dieci giocatori vengono utilizzati per più di 10 minuti di media. Capire come inserire eventualmente Noah non è semplice, ma in molti già immaginano le due torri sotto canestro con il francese a vestire i panni del mai dimenticato Zach Randolph. Un’idea intrigante.

Memphis: chi va piano, va sano e va lontano

Toccare un ecosistema che funziona alle volte può essere pericoloso, anche perché Memphis ha dimostrato un elevato livello di maturità in questo primo mese. Consapevolezza di essere “eccentrici”, come ha raccontato Davide Pessina nell’approfondimento quotidiano su Sky Sport 24. I Grizzlies attaccano con calma, muovono il pallone e soprattutto la difesa avversaria fino allo sfinimento. Un’operazione funzionale a prescindere dal risultato, dal trovare o meno il fondo della retina. Rallentare riduce il margine d’errore degli avversari, prima ancora del proprio. Il 18% dei tiri dei Grizzlies arrivano negli ultimi cinque secondi dell’azione: un’enormità che spiega bene come andare controcorrente (sapendo come fare) può funzionare. Una necessità per una squadra che deve mettere Gasol in condizione di incidere, anche a costo di forzare quando i 24 secondi stanno per finire. Memphis è una squadra efficiente in difesa che fa a meno del tiro da tre punti (ne prendono più di 27 a partita, ma ai ritmi di oggi vuol dire essere soltanto al 26° posto) e che riesce a massimizzare il proprio impatto rendendo brutti gli avversari. Per lo spettacolo, meglio passare un’altra volta, a maggior ragione se nei prossimi giorni dovesse arrivare anche Noah.