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NBA, voli, energia e stile: Montrezl Harrell è un giocatore di culto

NBA

Dario Ronzulli

Il centro di riserva è uno dei segreti degli L.A. Clippers saliti al primo posto nella Western Conference: la sua energia in uscita dalla panchina lo rendono un candidato al premio di Sesto Uomo dell'Anno e di Giocatore più Migliorato, ma è il suo stile in campo e fuori che lo rendono un personaggio di culto

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Come ricorderanno bene gli appassionati di videogiochi, l’Hadoken è un attacco energetico a distanza che viene effettuato in un combattimento facendo uscire una sfera luminosa dalle mani. Questa sfera avanza inesorabile come un proiettile fino a colpire l’avversario che ne viene sopraffatto e ha bisogno di tempo prima di potersi rialzare e riprendere a lottare. Tutto ciò accade in Street Fighters, e se non c’avete mai giocato vi compatisco. In particolare è l’arma principale del protagonista, Ryu, caratterizzato anche dallo Hachimaki tipico dei samurai.

Ora immaginate che Ryu, invece che essere un giapponese bianco alto 175 centimetri, sia americano, nero con le treccine e alto 203 centimetri con un’apertura alare di 224 centimetri. Immaginate che sia nato a Tarboro, in North Carolina, e che giochi a basket come professionistico, per l’esattezza con gli L.A. Clippers. E che si chiami Montrezl Harrell.

Come il personaggio della celebre saga videoludistica, Harrell indossa una fascia che non è esattamente come lo Hachimaki, ma dà lo stesso effetto scenico. E anche lui quando entra in azione sprigiona una quantità di energia dalle mani che travolge tutto e tutti. È sempre stato così, sin dai tempi del liceo a North Edgecombe e poi alla Hargrave Military Academy in Virginia. Lì Harrell è diventato il leader della squadra chiudendo la stagione con 25.2 punti e 13.6 rimbalzi di media: se il record a fine anno è stato 38-1 qualche merito ce l'ha anche lui.

Da dove viene Montrezl Harrell

Al college, invece, qualcosa è cambiato: non certo l'apporto energetico, non certo la dedizione alla causa, quanto il peso nelle rotazioni e nelle responsabilità offensive. A Louisville – dove Harrell va dopo che Virginia Tech, sua prima scelta, esonera coach Seth Greenberg a cui si era promesso – si deve reinventare come gregario nella squadra di Rick Pitino che nel 2013 conquista il titolo NCAA. Sempre nel 2013 a Praga Harrell ha lo stesso ruolo negli USA che vincono il Mondiale Under 19 potendo contare anche tra gli altri su Marcus Smart, Aaron Gordon e Justise Winslow. Le altre due stagioni universitarie non sono ugualmente foriere di vittorie, ma al termine dell’ultimo anno riceve il premio “Karl Malone”, istituito quell’anno, come miglior ala grande collegiale dopo una stagione da 15.7 punti e 9.2 rimbalzi di media.

È un bel giocatore Harrell, non c’è dubbio. Ma è fin troppo evidente che, non avendo il benché minimo tiro da fuori, non possa fare il 4 in NBA e con quella stazza ridotta non possa fare il 5. Al Draft quindi scivola giù giù fino all'inizio al secondo giro, alla numero 32, lì dove i Rockets decidono di spendere su di lui la propria chiamata. Da ragazzo intelligente qual è capisce che, oltre a lavorare sul tiro dai 6 metri, deve aumentare anche la sua forza fisica per essere un lungo credibile contro gente più alta e grossa di lui.

L’esperienza con i Rockets vive di alti e bassi. Nel suo anno da rookie fa la spola con la G-League dove si becca cinque partite di sospensione per uno spintone a un arbitro. L’anno dopo riesce a ritagliarsi uno spazio maggiore, sempre da cambio di Clint Capela, e si vede che è un giocatore su cui poter lavorare. Per Houston, tuttavia, diventa più importante aggiungere Chris Paul nel proprio arsenale piuttosto che aspettare la crescita di Harrell, che finisce – insieme ad altri sette giocatori, tra cui Patrick Beverley e Lou Williams - nel pacco spedito a L.A. per arrivare a CP3.

Che giocatore è diventato Harrell

L’ambientamento nella Los Angeles che non più Lob City è immediato. A conti fatti aver rifirmato la scorsa estate Montrezl Harrell con un biennale a soli 12 milioni è stata senza dubbio una delle migliori mosse della dirigenza Clippers. Già nella passata stagione Harrell si è rivelato un solido cambio di DeAndre Jordan, portando sul parquet il suo Hadoken e permettendo alla squadra di avere una dimensione diversa sui due lati del campo. Quest'anno è cambiato il titolare – via Jordan, dentro Marcin Gortat – ma non il ruolo di Harrell, che rispetto al polacco è più atletico, più esplosivo e più entusiasmante. Dopo un mese di stagione è seriamente candidato sia al premio di Miglior Sesto Uomo che a quello di Giocatore Più Migliorato.

Senso dell’anticipo e rapidità di azione sono caratteristiche peculiari nel gioco di Harrell. Qui Tobias Harris attacca il ferro e tira un piccione, Nikola Jokic non fa taglia fuori ed è meno reattivo di Montrezl che capisce cosa sta per accadere con la frazione di secondo prima necessaria per saltare in testa al serbo. Porta giù il pallone, come da manuale non palleggia e non dà il tempo alla difesa di chiuderlo. Non è sempre elegantissimo, ma ha questa innata capacità di sfuggire alle maglie difensive per poi riapparire all’improvviso e colpire senza pietà da puro opportunista del pitturato.

Errore di Williams al tiro, rimbalzo di Isaiah Hartenstein che decide di servire P.J. Tucker, ma di fatto è come si buttasse nella vasca dei piranha ricoperto da salsa barbecue. Perché lì in zona c’è Harrell che, ancora, capisce tutto prima e si avventa sul pallone e poi con ferocia attacca subito il ferro, segnando e subendo fallo.

L'assurda produzione al minuto di Harrell

Uscendo dalla panchina Harrell sta mettendo sera dopo sera performance notevoli in un minutaggio molto contenuto. La doppia doppia di stanotte contro Portland ha migliorato ulteriormente il suo profilo numerico. Decimo per stoppate, sia totali (34) che a partita (1.8), nella top 10 anche per percentuale al tiro (64.1%) e percentuale reale (67.2%). Nella restricted area il suo 72.6% lo rende tra i centri - perché questo è ormai il suo ruolo - più efficaci al ferro, considerando anche che in Top 30 solo Capela, Davis e Drummond fanno più tentativi di lui stando molto di più sul parquet. Per ESPN il real plus/minus di Harrell è un ottimo 2.49. Ma soprattutto, secondo i dati di Basketball Reference, Montrezl ha il miglior Win Share sui 48 minuti: in soldoni è il giocatore NBA che contribuisce maggiormente al successo della propria squadra.

Ha lavorato molto sul tiro dagli angoli per aumentare il suo bagaglio tecnico, ma per ora non lo abbiamo praticamente mai visto in quella zona di campo. A questi Clippers serve che stia lì sotto, che sgomiti per il rimbalzo, che dopo aver bloccato corra come un pazzo ad occupare l’area per attrarre aiuti dal lato debole e compromettere le marcauture degli avversari. È così che può contribuire fattivamente al sesto miglior attacco dell’NBA (112 di offensive rating). Perché Harrell non è solo uno che salta e lotta: raramente fa qualcosa di dannoso per la squadra, fosse anche solo un “semplice” blocco.

L’altissima efficienza al ferro è dovuta anche al modo in cui trae vantaggio dalle proprie qualità rispetto a pari ruolo più grossi. Qui riceve sulla linea dei tre punti da Williams e in un amen capisce che Embiid non l’ha seguito. Rapidità di piedi, continuità nei movimenti, estensione massima del braccio destro per aumentare la separazione con il marcatore ed evitare la stoppata. Questo è un gran canestro.

Il manifesto spirituale e corporale di Montrezl Harrell. Qui usa le lunghe leve per contestare un rimbalzo che non pare affatto destinato a lui, ma il destino si deve piegare alla sua forza di volontà. In un paio di frame potete notare distintamente la violenta scarica di energia dell’Hadoken che si abbatte sui due malcapitati Bucks.

Questo è il mio canestro preferito perché il microfono a bordocampo ci permette di capire quanto conti l’emissione di suoni per il nostro, per aumentare la scarica di energia sull’avversario - in questo caso Capela prima e Tucker poi. È come se aumentasse la propria fisicità e diventasse più forte, più grosso: l’urlo finale è quello del guerriero che celebra il proprio trionfo sulle macerie altrui.

Uno che gioca in questa maniera non può rimanere indifferente ai tifosi, e ovviamente non può non essere adorato dal coach. Uno così, soprattutto, non può non essere un fattore anche in difesa, sempre con quell’attivismo molto razionale che lo fa essere spesso e volentieri lì dove serve. Con lui in campo Doc Rivers ha un lungo in grado di cambiare con rapidità e stare con i piccoli. E poi torniamo sempre lì: l’intelligenza cestistica è sottovalutatissima.

Atlanta alza il ritmo e Huerter si trova uomo solo al comando. Da dietro però arriva un uragano che lo spazza via. Qui a pesare non è tanto il gesto atletico di Harrell, quanto il fatto di aver intuito le intenzioni dell’avversario in tempo per incrociarlo al posto giusto nel momento giusto.

Qui Harrell accetta il cambio con Durant e difende aggressivo. Anche troppo perché la palla manco la vede e Durant gli va via. La bravura del nostro è quella di sfruttare prima l’agilità per restare in scia di KD e poi la fisicità per costringere l’avversario ad accelerare l’esecuzione. Il tocco sulla palla è impercettibile ma c’è e basta per sporcare la conclusione di Durant. Conclusione: Harrell non è un mastino ma sa come usare il suo corpo in difesa.

Tutto lo stile di Harrell

Oh, tutto questo è molto bello. Ma ciò che rende Montrezl Harrell un personaggio davvero figo è la sua passione viscerale per le sneakers che colleziona e disegna in prima persona. Ad ogni partita ne indossa due paia, uno nel primo e uno nel secondo tempo. Quando lo scorso agosto la NBA ha modificato il proprio regolamento permettendo ai giocatori di indossare scarpe di qualunque colore, per Harrell è stato probabilmente il giorno più felice della sua vita. In questo video mostra un paio di Air Jordan con tanto di mini monitor incorporato che, parole sue, sono il pezzo forte della collezione. All’inizio potrete ammirare un angolo della sua scarpiera, piena di pezzi unici che Montrezl guarda con occhi a cuoricino.

Carrie Bradshaw scansati.

La stagione di Montrezl Harrell promette di essere uno spettacolo esaltante fino alla fine. Non c’è dubbio che, se dovesse continuare così, alla scadenza del suo contratto nel 2020 più di una squadra possa pensare a lui come centro titolare, a differenza di quanto accaduto lo scorso giugno quando - incomprensibilmente - non se l’è filato nessuno. E non c’è altrettanto dubbio che il suo modo di stare in campo eccitante ma dispendioso non possa durare per sempre. Arriverà il momento in cui il corpo presenterà il conto e per quella data Harrell dovrà aver messo nel suo bagaglio qualche soluzione offensiva in più (uno tiro affidabile sarebbe molto gradito). La conoscenza del gioco e quell’innata predisposizione ad intuire cosa accadrà sul campo saranno certamente utili per una carriera di buon livello. Nel frattempo godiamoci questa versione cestistica e ultrafisica di Ryu di Street Fighter.