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NBA, Flavio Tranquillo e un nuovo modo per misurare il ritmo e le scelte delle squadre

NBA

Molti in NBA hanno deciso di alzare il loro ritmo e per valutare l'impatto delle scelte delle squadre si guarda a dati statistici non sempre affidabili: Flavio Tranquillo fa chiarezza sulla questione e propone un nuovo modo per valutare le cose

Lo sport, il basket e in particolare l’NBA stanno diventando dei mondi via via sempre più legati alle statistiche, ai dati e più in generale ai numeri che ci aiutano a raccontare la complessità della Lega. In questi anni di riscoperta dell’attacco a 100 all’ora e con tante squadre che schiacciano spesso e volentieri il piede sull’acceleratore, uno dei dati più osservati è il pace; una delle chiavi per descrivere la scelta fatta dagli allenatori. Un caso emblematico è quello dei Memphis Grizzlies, vincenti "più del previsto" in questo avvio di regular season anche grazie alla decisione di andare controcorrente e rallentare il più possibile ogni volta che ne hanno l’opportunità. Un particolare su cui ha deciso di soffermarsi anche Flavio Tranquillo all’interno dello speciale pomeridiano dedicato alla NBA andato in onda su Sky Sport 24, in cui si prova a sviscerare un dato che non sempre sembra funzionare come si deve. “Il ritmo significa fare una scelta offensiva”, è la premessa a un discorso che mostra le contraddizioni che vengono fuori nel momento in cui si fa il confronto tra i valori del pace riportati dai maggiori siti specializzati che raccolgono le statistiche. Il dato di Memphis varia dai 95 ai 105.6 possessi (una forbice di 10 possessi che in alcuni casi divide la prima e la 30esima squadra NBA, per intenderci), un margine ampio spiegato dal fatto che ognuno applica un suo metodo di calcolo, fortemente influenzato sia dal numero di possessi degli avversari (se gioco contro una squadra che corre mi ritroverò ad avere inevitabilmente più palloni a disposizione, a prescindere dalla mia scelta) che dai rimbalzi d’attacco. Quando ho un’opportunità in più nei pressi del ferro avversario, ogni schema di raziocinio e gestione del ritmo infatti inevitabilmente salta. Considerare o meno quei possessi dunque fa molta differenza nelle considerazioni di chi con quel dato vuole arrivare a delle conclusioni.

Meglio guardare ai secondi per possesso

Cosa fare? Cercare un nuovo modo, il più oggettivo possibile per descrivere il fenomeno, basandoci sull’unico dato su cui pesa realmente la volontà delle squadre: la durata media dei possessi, “ripulita” da quelli in cui è stato catturato un rimbalzo d’attacco. Fatto questo tipo di lavoro, le conferme al fattore visivo (e alle tendenze evidenziate anche dal pace stesso) sono tutte confermate: i Sacramento Kings restano la squadra che spinge di più sull’acceleratore, con possessi che durano poco più di 12 secondi e mezzo. Nel raggio di qualche decimo ci sono anche gli Hawks, i Lakers, i Pelicans, oltre che due delle migliori franchigie in questo avvio: i Milwaukee Bucks e i Golden State Warriors, a cavallo dei 13 secondi di media a possesso. Andando a vedere quelle che vanno veramente piano invece, in testa restano i Grizzlies, che impiegano 15 secondi e 72 decimi per ogni possesso, un’eternità in più rispetto a tutte le altre (Cleveland che è 29esima resta sotto i 15 secondi). Il dato rende molto bene l’idea: Memphis ci mette tre secondi in più a prendere una conclusione rispetto a Sacramento, due mondi diametralmente opposti. Per dirla con la metafora di Marco Crespi: “È come avere una squadra che gioca una partita di 45 minuti e una che invece ne ha a disposizione 51, una bella differenza”. “Quasi uno sport diverso”, è la chiosa. Basta aver capito che per fare i conti è meglio guardare alla durata dei possessi.