I Sixers tengono Joel Embiid a riposo e passano a Detroit grazie a Jimmy Butler (38 punti), Lauri Markannen segna il canestro decisivo nel finale contro i Thunder (a cui non basta la tripla doppia di Westbrook). Denver perde a Charlotte, mentre Memphis vince la sfida playoff contro New Orleans. Tutto facile per Indiana, Sacramento e Miami
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Detroit Pistons-Philadelphia 76ers 111-117
Prova di forza dei Philadelphia 76ers, che concedono una serata di riposo a Joel Embiid (12 mesi fa di questi tempi era costretto a saltare i back-to-back perché in via di guarigione, ma sembra ormai passato un secolo) e, nonostante i 15 punti di svantaggio in trasferta contro una squadra da playoff, si prendono in rimonta un successo che li porta al secondo posto a Est (vista la concomitante sconfitta dei Bucks contro Golden State). Un periodo lunghissimo, da leggere tutto d’un fiato prendendo la rincorsa; proprio come hanno fatto i Sixers in una partita complicata: “”Viste le circostanze in cui ci siamo trovati, di gran lunga la miglior vittoria dell’anno”, sottolinea coach Brett Brown, felice di godersi sul parquet un Jimmy Butler da 38 punti, sei rimbalzi, sei assist e tre recuperi. Philadelphia è già diventata anche la sua squadra, oltre a un Ben Simmons da 18 punti (gli stessi realizzati da Muscala e Redick), 14 rimbalzi e sei assist. Per i Pistons, volati sul +15 a inizio terzo quarto, è una beffa: Blake Griffin ne mette 31 con 12 rimbalzi, ma cala inevitabilmente nel finale, mentre Drummond chiude con 21+10; felice per una volta di non doversela vedere con il lungo camerunense. Per Embiid è la prima gara saltata in una stagione in cui sta avanzando prepotentemente la candidatura a un possibile titolo da MVP ed era molto importante per i Sixers dimostrare di poter fare all’occorrenza anche a meno di lui. La difesa forte nel secondo tempo, il 22-5 nella terza frazione, così come il 16-2 nel quarto periodo in favore di Philadelphia sono lì a dimostrarlo.
Chicago Bulls-Oklahoma City Thunder 114-112
Quanto è mancato Lauri Markkanen a questi Bulls. Una squadra che resta (in parte volutamente) perdente e non competitiva, ma che con il talento finlandese sul parquet riesce a garantirsi quel guizzo di imprevedibilità in più. Quello che ti fa segnare un canestro dal palleggio dopo una virata e sulla testa di due avversari a meno di cinque secondi dalla sirena; un bersaglio che, considerato il successivo errore di Paul George dall’arco, vale una vittoria su cui in pochi avrebbero scommesso a fine terzo quarto. Dopo il parziale da 29-17 dei Thunder infatti, tutto sembrava avviato verso un tranquillo successo di OKC, che invece non riesce a superare Chicago nonostante un Russell Westbrook alla tripla doppia n°109 da 24 punti, 17 rimbalzi, 13 assist e quattro recuperi. Cifre mostruose (così come le 10 palle perse, per dirla tutta), che non riescono a far sì che la striscia di successi degli ospiti si allunghi, fermata a quattro contro una squadra che invece veniva da sette sconfitte consecutive. “C’è voluto un cambio in panchina per tornare a sorridere”, diranno i maligni. In realtà bastava aspettare Markkanen (24 punti con 8/12 dal campo - uno dei tre oltre quota 20 assieme a Justin Holiday e Zach LaVine) per sperare di migliorare un po’ la situazione.
Charlotte Hornets-Denver Nuggets 113-107
I Nuggets vedono interrompersi la loro striscia di sette vittorie consecutive, e non è neanche la peggior notizia della serata. Il segreto della loro difesa, Paul Millsap, si è infortunato all’alluce del piede sinistro e potrebbe rimanere fuori per diverso tempo, lasciando un buco enorme nel quintetto di coach Malone. A far male alla squadra nella trasferta di Charlotte è stato invece un Tony Parker in versione vintage: il quattro volte campione NBA ha chiuso con 19 punti, 13 dei quali sono arrivati nel primo tempo e gli ultimi nel finale di gara, ricacciando indietro il tentativo di rimonta degli ospiti. Insieme a lui ci sono i 21 punti di Kemba Walker e i 16 di Malik Monk, con gli Hornets che sono riusciti a interrompere una striscia di tre sconfitte in fila vincendo la prima partita dell’anno contro un’avversaria della Western Conference. Per i Nuggets sono invece sei i giocatori in doppia cifra con 20 punti di Jamal Murray e 16 con 11 rimbalzi e 6 assist di Nikola Jokic, tenuto però a 6/18 e 0/6 da tre dalla difesa degli Hornets, puntellata da una stoppata di Michael Kidd-Gilchrist a 24 secondi dalla fine su Juancho Hernangomez per chiudere definitivamente i conti.
Orlando Magic-Indiana Pacers 90-112
Victor Oladipo continua a mancare, ma gli Indiana Pacers continuano a vincere — anche facendo i conti con un’intossicazione alimentare che ha tenuto fuori dalla sfida Domantas Sabonis e ha seriamente compromesso la serata di coach McMillan, che è comunque riuscito a rimanere in panchina per tutta la gara. In campo ci ha pensato la solita cooperativa di giocatori, con sei membri dei Pacers in doppia cifra guidati dai 26 di Bojan Bogdanovic (21 solamente in un primo tempo da 9/13 al tiro) e dai 15 dalla panchina di Cory Joseph. Un parziale di 15-3 a metà terzo quarto ha permesso ai Pacers di prendere definitivamente il controllo della gara, rispondendo ogni volta ai tentativi di rimonta dei padroni di casa organizzati dalle doppie doppie di Aaron Gordon (20+14) e Nikola Vucevic (22+10). Per i Pacers si tratta dell’ottava vittoria sulle 14 partite disputate in trasferta, unica squadra della Eastern Conference con record vincente lontano da casa insieme ai Toronto Raptors.
New Orleans Pelicans-Memphis Grizzlies 103-107
Parlare di sorpresa ormai non ha più senso: dopo 30 partite in stagione, i Grizzlies sono una certezza, una squadra con cui dover fare i conti nella corsa ai playoff. Un gruppo che sta ritrovando via via convinzione e uomini, come dimostra la prova di JaMychal Green, autore di 24 punti e di canestri decisivi nel parziale che ha deciso la sfida nel finale. Memphis, sotto di otto lunghezze a meno di cinque minuti dalla sirena, si ritrova così avanti di quattro in volata grazie ai 19 punti di Kyle Anderson, ai 15 di Marc Gasol e più in generale godendosi il contributo di una panchina sempre più ricca. Punto di forza dei Grizzlies e al tempo stesso tallone d’Achille dei Pelicans (il parziale dei punti realizzati da giocatori entrati a gara in corso dice 53-11 Memphis), che confermano Julius Randle in quintetto nonostante il ritorno di Nikola Mirotic e a cui non bastano i soliti titolari super-produttivi. Alla sirena sono 25 punti con 11 rimbalzi e quattro stoppate per Anthony Davis, 26 con 13 rimbalzi per il già citato Randle e 20 con 11 assist per Jrue Holiday. Fanno tutto loro in sostanza, ma nessuno riesce a garantire il minimo sindacale che basterebbe per evitare la quarta sconfitta casalinga in questa regular season.
Cleveland Cavaliers-Sacramento Kings 110-129
I Sacramento Kings hanno trovato una stella, o quantomeno sperano di potersi godere qualche successo grazie a De’Aaron Fox. A Cleveland invece continua a essere notte fonda, in una stagione che ha perso ormai da tempo un senso. Il giocatore dei Kings chiude con 30 punti e 12 assist la sfida dominata nel secondo tempo dagli ospiti, abili a salire anche sul +25 dopo aver chiuso in parità la prima metà di gara. Buddy Hield chiude con 25 punti a cui si aggiungono i 17 punti con 8/9 al tiro di Marvin Bagley III, tornato sul parquet dopo due partite d’assenza. Sacramento si era ritrovata sotto anche di 15 nel primo quarto, prima di andare a prendersi un successo che lascia i Kings in zona playoff. Ai Cavaliers non bastano i 23 punti di Sexton, i 26 di Clarkson e i 22 di Burks per invertire la tendenza: difficile immaginare che si possa fare di più.
Phoenix Suns-Miami Heat 98-115
Bam Adebayo chiude con 22 punti (20 dei quali arrivano nel primo tempo), suo massimo in carriera, nel comodo successo degli Heat contro i disastrosi Suns. Phoenix infatti, dopo aver toccato il fondo, riesce sempre a rinnovarsi scavando sempre più giù. I padroni di casa reggono un quarto più del solito, affondando nella seconda frazione dopo aver segnato soltanto 14 punti. Uno svantaggio diventato via via sempre più corposo, con Miami che alla sirena chiude con ben sei giocatori in doppia cifra. Dall’altra parte 16 punti e 11 rimbalzi per Deandre Ayton e poco altro, in una squadra senza Devin Booker e TJ Warren. A fine partita Jamal Crawford e Dwyane Wade si scambiano la maglia: due leggende che rischiano di non incrociarsi più sul parquet. La foto più bella della serata è certamente la loro.