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NBA, assolo stonato di "air guitar": Lance Stephenson si prende un tecnico

NBA

L'ultima bravata del newyorchese dei Lakers gli vale un fallo tecnico: segna una tripla in faccia a Miles Bridges e poi si esibisce in un provocatorio assolo immaginario di chitarra. Ma LeBron James e Luke Walton lo difendono

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La gara contro Charlotte regala a Lance Stephenson un highlight da top 10, la schiacciata a 5 minuti dalla fine della gara che suggella la comoda vittoria dei Lakers. “Born Ready” però fa parlare di sé anche per quanto succede prima, con poco più di tre minuti da giocare nel terzo quarto: il newyorchese – che chiude con 11 punti, 5 rimbalzi, 4 assist e 2 recuperi in soli 23 minuti – piazza l’unica tripla a bersaglio della sua serata in faccia al rookie di Charlotte Miles Bridges, e la fa seguire dalla sua ormai classica esultanza: un riff di air guitar da autentico professionista. Esibizione da star consumata che non piace però agli arbitri della partita, che fermano la gara e assegnano un tecnico al n°6 gialloviola. “Io e Miles siamo amici, ci siamo allenati insieme anche quest’estate [i due sono rappresentati dallo stesso agente, che è anche quello di LeBron James, Rich Paul, ndr]: era fatta in modo scherzoso”, ha provato a giustificarsi Stephenson. Che però è sembrato tutt’altro che pentito per il gesto: “Se finirò per rifarlo? Se sento ancora voglia di farlo, senza dubbi”. Non sarà certo il suo allenatore a vietarglielo: “Non si può dire di smettergli di fare cose del genere, fa parte del suo personaggio”, le parole di Luke Walton nel post-partita. “Ci ho provato, sia chiaro: gliel’ho detto a inizio stagione, ma lui continua a farlo. Questo tipo di gesto, che a suo modo esprime la sua voglia di competere, fa parte di ciò che lo rende un ottimo giocatore”. “Non so neppure perché gli hanno fischiato il tecnico”, ha aggiunto LeBron James. “Fa parte del suo repertorio, Lance ci ha abituato a cose come queste”. Forse l’arrivo estivo dei Lakers paga un po’ la sua reputazione, da testa calda: i suoi comportamenti sopra le righe in campo nella stagione 2014-15 con Indiana gli avevano causato la bellezza di 14 tecnici. “Ma sono cambiato”, assicura il diretto interessato a sua difesa. “Una volta urlavo molto di più in faccia agli arbitri, ma oggi non più: forse però loro pensano che io sia ancora quel tipo di giocatore”. Le origini del gesto – la schitarrata immaginaria -  non ha un significato particolare, aveva già spiegato Stephenson a inizio stagione: “Mi è venuta una volta in allenamento, e da allora mi è rimasta la tendenza a farla. Non ci associo nessuna canzone particolare, è solo un gesto che mi viene naturale, per divertirmi”. Un divertimento condiviso meno dalla terna arbitrale di scena a Charlotte.