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NBA, super Danilo Gallinari: perché è lui l’arma in più degli L.A. Clippers

NBA

Il n°8 azzurro sta giocando la sua miglior stagione in NBA, determinante in attacco e duttile in difesa: caratteristiche che lo rendono il punto di riferimento dei Clippers

GALLINARI DA FAVOLA: MASSIMO IN CARRIERA CON I CLIPPERS

NBA SATURDAYS: GALLINARI SFIDA IL SUO PASSATO, I CLIPPERS OSPITANO I NUGGETS

A Los Angeles le cose stanno andando meglio del previsto, non soltanto in casa Lakers. I Clippers sono nel pieno della zona playoff, con il record identico a quello dei cugini, nonostante Steve Ballmer e la sua dirigenza non abbiano messo mano a nessun LeBron James durante la free-agency. Con Blake Griffin partito lo scorso febbraio e DeAndre Jordan ritornato nel suo Texas in estate, l’acquisto migliore dei Clippers è italiano, veste la maglia n°8 e sta giocando la miglior pallacanestro della sua carriera: Danilo Gallinari. Lo scorso anno il n°8 azzurro, al primo anno del suo milionario triennale con i Clippers, era sceso in campo soltanto in 21 occasioni, raccogliendo la peggior percentuale dal campo della sua carriera (39.8%) in una regular season costellata di infortuni (e con soli 15 punti di media). No, a Los Angeles sapevano che l’impatto dell’ex giocatore dei Denver Nuggets poteva (e doveva) essere ben diverso, soprattutto in un contesto in cui spazi e responsabilità vengono distribuiti a pioggia in un roster che non ha stelle di riferimento. In realtà queste prime 30 partite di regular season ci stanno raccontando una storia diversa: il giocatore di riferimento a Los Angeles c’è e si chiama proprio Gallinari. Tobias Harris segna mediamente un paio di punti in più di lui, tira meglio dal campo e resta sul parquet una manciata di minuti in più, ma a livello tecnico, tattico ed emotivo la presa di coscienza da parte del n°8 dei Clippers appare evidente. Assieme a Lou Williams è spesso coinvolto nei finali di partita combattuti, dimostrando di saper essere decisivo a cronometro fermo (vedi i tre tiri liberi che hanno mandato la partita all’overtime poi vinto contro Memphis) e anche con i piedi oltre l’arco. Dalla lunga distanza infatti sta mantenendo un rendimento invidiabile: il suo 45.3% da tre punti lo pone all’11° posto tra i giocatori che hanno realizzato almeno 20 triple in stagione. È 18° per canestri totali da lontano, un grattacapo enorme per le difese avversarie. Doc Rivers infatti ha scelto di schierarlo all’occorrenza da cinque (al posto di un centro di ruolo), diventando un cliente scomodo per tanti avversari. Contro un attaccante del genere, bisogna fare molta attenzione.

Gallinari da 5 mette in grossa difficoltà gli avversari

Come raccontato nel dettaglio da “The Athletic”, il quintetto piccolo ronzava nella testa dell’allenatore dei Clippers già dal training camp alle Hawaii. Un’arma da maneggiare con cura lanciando assieme in campo Patrick Beverley, Lou Williams, Avery Bradley, Tobias Harris e Danilo Gallinari. “Una situazione particolare da poter tirare fuori all’occorrenza”, aveva raccontato il diretto interessato al tempo, che nei 70 minuti in cui è stata utilizzata in questa prima parte di regular season ha portato i suoi frutti. Il problema infatti sta tutto nel rendere bilanciata una difesa sottoposta a tanti potenziali miss-match: “La versatilità è quello che può fare la differenza – racconta Harris – la capacità di cambiare in difesa su tutti: Rivers ci chiede questo e noi è dalla pre-stagione che ci stiamo provando”. Un quintetto del genere infatti è garanzia di spazio e opportunità in attacco: escludendo dal parquet Harrell, Gortat e Marjanovic la congestione di corpi in area è meno pressante, sfruttando cinque giocatori che potenzialmente possono far male dal perimetro. Un mal di testa non da poco per i lunghi avversari, a spasso nella propria metà campo sulle tracce di un Gallinari che spesso sfrutta al meglio le uscite dai blocchi contro avversari che non sono abituati a fare quel lavoro. Il risultato coincide spesso un tiro aperto e, a guardare il tabellino, anche con tre punti a referto. “Un giocatore con quel corpo, abituato a stare sotto il canestro, non ha alcuna voglia di correre dietro Danilo – racconta Rivers – penserà sempre di dover passare dietro un blocco. E quello spesso condanna la difesa”.

In difesa contro ogni tipo di avversario: “Al momento sta funzionando”

Un quintetto schierato quando i Clippers si ritrovano sotto e devono recuperare un po’ di margine in attacco, un'opportunità più che una costante. La preoccupazione che Gallinari genera nelle difese avversarie infatti determina libertà e opportunità per i suoi compagni, a partire dal rookie Shai Gilgeous-Alexander, che spesso è quello su cui gli avversari allentano la marcatura per abbozzare un raddoppio o un cambio per contenere l’azzurro. Tanti aspetti positivi, ma bisogna tener conto anche dall’altro lato della medaglia. Ossia del fatto che a Gallinari poi tocca prendersi cura di giganti che sanno fare un ottimo uso del corpo nei pressi del ferro: “È molto diverso dal solito – spiega – non è una cosa a cui sono abituato. Mi sto adattando, trovando un modo che più o meno mi permetta di limitare il loro impatto. A essere onesti, sta funzionando meglio del previsto”. Avversari che cambiano più volte durante lo stesso possesso, visto che coach Rivers continua a predicare il continuo passaggio di consegne a protezione del ferro: “Nel modo in cui sto giocando al momento, non sento di avere problemi a passare dalla point guard al centro – sottolinea Gallinari a The Athletic – alcune sere c’è bisogno di contenere un super attaccante molto rapido, altre il lungo con grandi qualità”. I dati però anche in questo caso sorridono all’azzurro: Gallinari sta concedendo il 38.9% agli avversari quando è lui il difensore primario. Numeri per intenderci paragonabili a quelli di Robert Covington, Ben Simmons o PJ Tucker; specialisti della materia a differenza sua. “È uno dei nostri migliori difensori in questa stagione – sottolinea Rivers – lo abbiamo messo in marcatura su Antetokounmpo, così come su Lillard: può farlo perché è molto intelligente”. Gallinari insomma non è solo un talento offensivo a caccia del massimo in carriera con i Clippers, ma è diventato un giocatore molto più efficace a 360°. Il punto di riferimento di una squadra da playoff.