La quinta sconfitta su sei partite giocate in assenza di LeBron James gettano la luce su tutte le lacune di un roster che non sembra progredire secondo le attese. E la responsabilità maggiore cade sulle spalle dei due ventunenni alla corte di coach Walton: "Devono giocare con più passione, con più voglia di lottare"
CHE FIGURACCIA IN MINNESOTA: UN ALTRO KO PER I LAKERS
SLITTA IL RIENTRO DI LEBRON JAMES: FUORI ALMENO UN'ALTRA SETTIMANA
Il quinto ko nelle ultime sei gare, la figuraccia incassata contro Minnesota (pronti-via, sotto 15-1, poi mai con meno di 12 punti di scarto nel resto della gara) sembrano essere la proverbiale goccia che può far traboccare il vaso. Ed è un vaso di quelli prestigiosi, perché si chiama Los Angeles Lakers, la squadra di LeBron James, la cui assenza per infortunio ha probabilmente molto a che fare col momentaccio dei gialloviola. “Bisogna mettere in campo sforzo e impegno sia che LeBron sia in campo sia che non ci sia – e lo stesso vale per Rondo. Dobbiamo migliorare, non possiamo giocare così: se questo è il nostro livello di impegno in campo, le vittorie continueranno a non arrivare”, la parole di coach Luke Walton dopo il ko contro i Timberwolves. Parole che hanno accompagnato anche un commento non proprio tenero da parte del capo-allenatore dei Lakers verso le proprie due (presunte) stelline, Brandon Ingram e Lonzo Ball, ancora una volta protagonisti di prestazioni insufficienti (13 punti con 5/16 al tiro per il primo, con anche 5 rimbalzi, 2 stoppate ma 3 palle perse, addirittura zero punti con 0/4 al tiro, con 6 rimbalzi e 4 assist, per l’ex UCLA): “Stanno facendo del loro meglio, ci stanno provando, sono giovani. Ma a un certo punto è necessario che giochino con più passione, con più voglia di lottare. Non sto parlando di segnare di più, ma di tuffarsi per un pallone vagante, di comunicare di più in campo, di lottare per i rimbalzi. Non è solo colpa loro, sia chiaro, ma finché non torneranno sani i nostri giocatori oggi infortunati dobbiamo mettere in campo più fuoco, più passione”. Chiamati direttamente in causa, i due ventunenni di belle speranze dei Lakers non si sono fatti negare nel dopo partita, dicendo le cose giuste, da manuale: “Sento sempre di poter dare di più per cui se questa è frustrazione allora sono frustrato, sì. Ma mi metterò davanti al video, studierò le immagini della partita e cercherò di prepararmi al meglio per la prossima gara”, la dichiarazione dell’ala ex Duke. Che fa il paio con le parole di Ball, d’accordo con le critiche espresse dal suo allenatore: “Non siamo stati abbastanza fisici. Minnesota è una squadra tosta, dura: oggi non abbiamo messo in campo la fisicità necessaria. Ci mancano molti realizzatori – ammette la point guard dei gialloviola, riferendosi alle assenza di James, Rondo ma anche a quella di Kyle Kuzma – per cui sta anche a me farmi avanti e assumermi certe responsabilità. Ovviamente oggi non ci sono riuscito. Spero che domani vada meglio”. Parole diverse da quelle, spavalde e cariche di grande fiducia, utilizzate appena dopo la diagnosi dell’infortunio a “King” James: il classico “next man up” per Ball (convinto che fuori un giocatore gli altri sarebbero stati capaci sostituirsi a lui senza troppi problemi), accompagnato dalla dichiarazione di Ingram: “L’assenza di LeBron per me è un’opportunità di far vedere maggiormente il mio talento”. Appunto.
Dubbi e nuvole nere sul futuro dei Lakers
Un domani che in casa Lakers porta con sé parecchi dubbi, a questo punto della stagione. Dopo essere stati 6 gare sopra il 50% di record subito dopo l’entusiasmante vittoria natalizia contro Golden State (quella dell’infortunio a LeBron James), oggi il record è 21-19 e la partecipazione dei gialloviola ai playoff – obiettivo minimo stagionale – non è così sicura, vista l’ottava posizione ricoperta al momento e la vicinanza degli Utah Jazz (e non solo) tra le squadre inseguitrici. Così come qualche dubbio forse rimane anche sulla gestione tecnica di coach Luke Walton, e soprattutto sul suo rapporto con il presidente dei Lakers Magic Johnson. A provare a portare calma in un ambiente in agitazione ci ha provato allora via social network Kobe Bryant, che al suo account Twitter ha affidato un messaggio chiarissimo: “Rilassiamoci. Abbiamo praticamente tutta la squadra fuori. Stavamo giocando abbastanza bene prima degli infortuni”, seguito dagli hashtag #gethealthy (tornare sani) e #lakersfam (la famiglia Lakers, di cui il Black Mamba si sente legittimamente parte pur non ricoprendo nessun ruolo ufficiale). Il pompiere Bryant prova a spegnere il pericoloso principio di incendio, ma le 5 sconfitte nelle ultime 6 gare sono gravi innanzitutto per la competizione affrontata (contro Timberwolves, Kings e Knicks era lecito attendersi delle vittorie) e perché il calendario dei gialloviola è destinato a farsi molto più difficile nelle prossime settimane. A Dallas, in casa contro Detroit e poi ancora in trasferta nello Utah LeBron James non dovrebbe fare ritorno in campo, evento che invece si può ragionevolmente prevedere per la gara interna contro la sua Cleveland del 14 gennaio. Da lì in poi, però, prima della sosta per l’All-Star Weekend, i Lakers saranno chiamati ad affrontare due volte Golden State e Philadelphia, una volta i Clippers e saranno impegnati sul campo di Oklahoma City, Houston, Indiana e Boston. Calendario durissimo, e se il ritorno di James non dovesse invertire la marcia per Los Angeles a metà febbraio la situazione potrebbe essere anche peggiore.
Brandon Ingram e Lonzo Ball sotto esame
“Con LeBron fuori – aveva detto coach Walton all’indomani del suo infortunio – saranno Brandon e Lonzo quelli chiamati a gestire il pallone”. I risultati non sono incoraggianti, con i due che nelle sei gare fin qui disputate in contumacia James hanno fatto registrare 38 palle perse cumulate, oltre 6 a sera – con Ingram che ha mandato a referto più palle perse (21) che assist (20). Se le cifre di Lonzo Ball – pur includendo l’ultima, brutta prestazione contro Minnesota – in effetti riflettono l’auspicato “passo avanti” (12 punti a sera con oltre il 43% sia dal campo che da tre punti, con anche più di 5 rimbalzi e 6 assist a sera, contro i 9.4 punti della sua media stagionale, con il 40.3% dal campo e sotto il 33% dall’arco), l’insieme delle prestazioni di Ingram da leader dei Lakers lasciano molto a desiderare. Se è salita (di due punti e mezzo) la sua media punti, a quota 18.5 nelle ultime sei gare, sono invece in netto calo le sue percentuali tanto dal campo (dal 45.8% al 42.2%) che da tre punti (dal 29.1 al 23.1, sei punti percentuali in meno, 3/13) anche se gli indici statistici relativi alle ultime sei gare mettono in mostra come – quando Ingram si prende una pausa in panchina – la situazione in casa Lakers precipita ulteriormente (-17.5 di net rating, il peggiore di squadra). Delle tredici coppie di giocatori che restano in campo più di 500 minuti assieme, quella Ingram-Ball è al nono posto, con un net rating a malapena positivo (+0.2), ma penultimo per efficienza offensiva. Eppure le ultime parole di coach Walton vogliono comunque essere ottimistiche: “Ho tutta la fiducia del mondo in loro due, sono convinto che troveranno il modo di venire a capo di questa situazione e inizieranno a giocare meglio. Sanno benissimo che abbiamo bisogno del loro contributo: sono certo che non ce lo faranno mancare”. Una speranza, senz’altro condivisa da tutti i tifosi gialloviola. Magic Johnson in testa, che almeno ufficialmente rinnova la fiducia in questo gruppo e nel suo allenatore. “A meno che non succeda qualcosa di drastico”, dice. Come una sesta mancata qualificazione ai playoff in fila, con LeBron James in squadra.