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NBA, Deandre Ayton: "Luka Doncic è una bestia, ma perché non guardate anche me?"

NBA

La prima scelta assoluta ha avuto parole di elogio per il rookie sloveno dei Dallas Mavericks, suo compagno di agenzia. Ma si è anche lamentato delle poche attenzioni che sta ricevendo: "Tutti sanno che giocatore sono, ma immagino che non vogliano darmene il merito"

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I giocatori dello stesso Draft condividono un legame speciale, che spesso diventa sempre più forte con l’andare del tempo. Quello tra Deandre Ayton e Luka Doncic, però, sembra essere già particolarmente stretto, e si è rinforzato ancora di più dopo il terzo incontro tra le loro squadre di questa notte. Ad avere la meglio è stato lo sloveno, autore di 30 punti e vincente anche perché l’avversario – tanto in campo quanto nella corsa per il premio di Rookie dell’Anno, che però sembra già chiusa da tempo – ha chiuso con 6 punti e 5 rimbalzi in una gara contrassegnata dai problemi di falli, alcuni proprio contro la matricola dei Mavericks. Prima della gara, però, Ayton aveva avuto parole di grande elogio per l’avversario, con cui condivide lo stesso agente Bill Duffy: "Guardo tutte le sue partite, è una bestia" ha detto a The Undefeated. "Rimango lì e a volte mi ritrovo a dire: ‘Non è possibile che sia un rookie’. Essendo un professionista da anni, ha già affrontato situazioni come quelle che sta vivendo ora". I due si sono conosciuti nei giorni precedenti al Draft e sono rimasti in contatto scambiandosi i numeri di telefono, anche se il rapporto non è proprio di amicizia: "Non ci parliamo tutti i giorni, ma ci rispettiamo. Siamo i due più giovani dell’agenzia [la BDA, ndr] e mi manda sempre i suoi auguri prima di ogni partita attraverso il responsabile delle comunicazioni. Ho visto che mi ha lasciato un po’ di like e commenti su Instagram, ci intendiamo bene. Io auguro a tutti quelli del mio Draft di fare bene: voglio che il nostro sia il migliore di sempre".

Ayton: "La gente non mi guarda, ma io voglio solo vincere"

Per quello che si è visto finora, appare improbabile che questa classe di rookie possa essere migliore di quelle storiche del 1984, del 1996 e del 2003. Però di sicuro a Ayton piacerebbe ricevere un po’ più di considerazione, perché a suo modo di vedere il suo nome sta passando un po’ sotto traccia rispetto al livello di gioco che sta mostrando in campo. "Un po’ mi fa strano, ho familiari e amici che ogni volta si lamentano, ma a me non interessa troppo. Non sono mai stato particolarmente notato: tutti sanno che giocatore sono, ma immagino che non vogliano darmene il merito. Ho lavorato molto per raggiungere tutto quello che ho ora, ma devo continuare a farlo". Di sicuro aiuterebbe avere qualche vittoria di squadra in più rispetto alle sole dieci raccolte finora contro le 33 sconfitte, occupando sin da inizio stagione l’ultimo posto nella Western Conference e con zero chance di scalare posizioni. E Doncic, pur essendo solo un posto più su in classifica, ha quasi il doppio dei suoi successi di squadra con 19 (a fronte di 22 sconfitte). E questo ovviamente deve essere l’obiettivo principale per Ayton da qui in poi: "Non mi interessa se non ricevo attenzioni: voglio solo vincere. Una volta che inizi a vincere, allora la gente si accorge di te: è solo attraverso i successi della squadra che si possono conquistare premi individuali. Voglio solo andare in campo e portare a casa vittorie". Nonostante cifre tutto sommato ottime – 16.5 punti e 10.6 rimbalzi di media con il 60% dal campo: mai nessun rookie ci è riuscito nella storia NBA –, serviranno i successi di squadra affinché il mondo si accorga del rendimento costante della prima scelta assoluta all’ultimo Draft.