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NBA, Dwyane Wade dice addio alla sua Chicago: "Una città diversa da tutto il resto"

NBA

La standing ovation, il video tributo e i cori da MVP: il n°3 degli Heat saluta lo United Center con un successo davanti ai parenti, agli amici e a tutta la sua gente

MIAMI PASSA A CHICAGO: BULL AL 10° KO IN FILA

Se si pensa al campo e alle imprese sul parquet nell’unica complicata stagione in carriera con la maglia dei Bulls, Dwyane Wade sarebbe passato quasi inosservato nell’ultima partita giocata alla United Center. Il n°3 degli Heat però è un figlio di Chicago e il pubblico di casa ha deciso di tributargli una standing ovation non appena ha messo piede sul parquet, con tanto di video tributo proiettato a margine del successo in trasferta di Miami. Un saluto caloroso, uno dei tanti ricevuti in questa lunga regular season da parte di Wade che ha già detto addio a 11 città, ma che ben sapeva che il calore della sua gente sarebbe stato particolare rispetto al resto: “Mi sono sentito in maniera diversa rispetto alle altre serata, è stata un’emozione unica. Ho tantissimi amici a Chicago, più che in ogni altra parte degli USA. Qui sono nato, da questi posti è partita la mia idea e la mia ambizione di diventare un giorno un giocatore NBA”. Molti tifosi sono rimasti a lungo assiepati a cavallo delle ringhiere a bordo campo, mettendo in bella mostra la maglia n°3 di Wade dei Bulls (e alcuni anche quella dei Cleveland Cavaliers), in attesa di un gesto e magari di un autografo da parte dell’uomo del giorno. Lo stesso Wade ha raccontato che sugli spalti ci fossero almeno 70 persone tra parenti e amici, a partire da Gabrielle Union – la moglie seduta in prima fila a godersi lo spettacolo. Sul parquet il n°3 degli Heat ha fatto il suo: 14 punti, dieci rimbalzi e sette assist decisivi nella vittoria di Miami. “La sensazione è quella di un sogno che diventa realtà, il ragazzo di Chicago che torna a casa e riceve l'omaggio alla sua gente – sottolinea Jabari Parker, un altro che conosce bene la città e la legacy lasciata da Wade – tutti lo adorano sin dai tempi della high school. Il suo mito è nato qui”.

Gli autografi e il “particolare” scambio di maglia

Alla sirena finale il coro di tutto lo United Center è per lui – anche perché, visti i risultati raccolti dai Bulls, non c’è molto altro su cui porre attenzione. “MVP, MVP, MVP!”, ripetono a lungo in coro, mentre Wade non riesce come vorrebbe a fermarsi un attimo e godersi il momento. “Il nostro obiettivo era che tutto filasse liscio e per fortuna ci siamo riusciti – racconta coach Spoelstra – volevamo che la sfida fosse già chiusa in anticipo, così da lasciare spazio soltanto a lui negli ultimi minuti e garantirgli la standing ovation che meritava. Eravamo curiosi di vedere come la folla avrebbe scelto di dirgli addio per l’ultima volta. Sì è meritato il rispetto e l’onore di una serata del genere”. Poi, come gli è successo al termine di ogni sfida quest’anno, lo scambio di maglia con uno dei giocatori più rappresentativi della squadra avversaria. E visto che il roster di Chicago offriva una scelta limitata, ci ha pensato Benny the Bull – la mascotte dei Bulls – a risolvere il problema: “È una delle attrazioni principali, uno dei simboli della franchigia”, commenta Wade stringendo la n°1 fatta preparare per lui. Un siparietto seguito poi dal lungo rituale degli autografi, per una volta senza lasciare scontento nessuno e firmando qualsiasi cosa gli capitasse nelle vicinanze. “Dannazione, mi fa male la mano a furia di scrivere”, racconta sorridente mentre alza la testa per l’ultima volta verso gli spalti e poi si incammina verso lo spogliatoio, lasciandosi definitivamente lo United Center alle spalle.