Fuori anche contro Minnesota, il n°23 dei Lakers non gioca da un mese, nonostante lo staff medico continui a dire che la sua condizione viene valutata giorno dopo giorno: gli scommettitori insorgono, così come i tifosi che pagano con la speranza di vederlo in campo
La notizia è che LeBron James non giocherà la partita casalinga contro Minnesota, allungando a 15 la striscia di gare consecutive saltate dopo l’infortunio all’inguine subito durante la sfida di Natale contro Golden State. Il n°23 dei Lakers ha partecipato alla sessione di tiro in vista del match con i T’wolves, ma non ha ancora sperimentato un allenamento completo e con contatto con i compagni. Un mese di stop, una novità assoluta in oltre 15 anni di carriera nella Lega. Lo staff tecnico ha più volte ribadito che resta una questione precauzionale: meglio essere certi del completo recupero, che non rischiare una ricaduta che potrebbe porre fine alla sua stagione. Fossero stati playoff in sostanza sarebbe già in campo, ma potendo ancora permettersi il lusso di aspettare conviene stringere i denti ancora un po’ senza di lui. I gialloviola riabbracceranno Rajon Rondo, che potrebbe essere della partita a un mese di distanza dall’operazione all’anulare della mano destra. Per la gara contro Phoenix di domenica invece, c’è ancora tempo per decidere: “Non abbiamo ancora valutato se tornerà contro i Suns – racconta coach Walton – dipende da come reagirà nei prossimi giorni. Quando capirà di essere pronto, tornerà sul parquet”. Anche per Rondo potrebbe essere un rischio il rientro contro Minnesota, visto che in allenamento ha testato poco la sua condizione: “È come se in palestra avessi addosso una maglietta rossa, o quella del quaterback. Non ho subito praticamente alcun tipo di contatto, ma so che in partita sarà molto diverso. L’unico che mi ha aggredito un paio di volte durante l’allenamento è stato Stephenson”, commenta sorridente, mentre scioglie la protezione che tiene assieme l’indice e il medio; garantendo così maggiore stabilità al dito: “L’unico momento in cui sento dolore è al mattino. Poi, dopo il lavoro con il fisioterapista, tutto passa e le cose vanno decisamente meglio”. Un ritorno necessario anche in vista della corsa ai playoff: “Abbiamo LeBron in squadra – chiosa Rondo – non ricordo neanche l’ultima volta che non è riuscito a giocare in post-season…”. Tredici anni, una striscia molto lunga che di certo non vuole interrompere appena arrivato a Los Angeles.
Le notizie riservate e il dilemma della valutazione dell'infortunio
Puntare su un mancato accesso ai playoff dei Lakers e indovinare il pronostico sarebbe davvero un bel colpo. Per farlo però bisognerebbe conoscere nel dettaglio la situazione fisica di James, da sempre restio a diffondere dati sensibili sulle sue condizioni. Basta pensare a quanto successo durante le finali NBA dello scorso giugno: LeBron che con un pugno in spogliatoio si frattura la mano, nessuno ne viene a conoscenza (oppure resta in silenzio) e lui continua a giocare altre tre strepitose gare – tutte perse – prima di presentarsi in conferenza stampa dopo l’ultimo match con un tutore protettivo. Quell’episodio ha generato un bel po’ di polemiche nell’anno in cui la NBA ha deciso di aprirsi al mondo delle scommesse (un mercato che vale 1.2 miliardi soltanto nei primi sei mesi del 2018 e soltanto in New Jersey, per rendere l’idea); materia in cui la trasparenza delle informazioni è determinante per decidere su quale risultato puntare. Un conflitto chiaro con quello che resta invece l’interesse del singolo giocatore e della franchigia, che invece preferisce tenere parzialmente a riparo le proprie informazioni, nascondendole ad esempio dietro un poco credibile “day-to-day”. La formula infatti è stata usata da un mese a questa parte per valutare l’infortunio di LeBron, che nel frattempo ha già saltato 15 gare. L’interesse dei Lakers inoltre sta anche nel fatto che il n°23 gialloviola è quello che fa vendere il maggior numero di biglietti: dichiarare in anticipo una sua assenza di cinque settimane, avrebbe portato a una fuga dal botteghino dello Staples Center che invece è rimasto costantemente gremito in attesa di un suo possibile ritorno. Interessi contrastanti che non trovano una soluzione neanche di fronte al fatto che le squadre sono “costrette” a dichiarare lo stato dei giocatori a poche ore dalla palla a due. Nessuno può vietare ai gialloviola di considerare in dubbio la presenza di James, quando in realtà l’intenzione è quella di tenerlo ancora a lungo a riposo. Con buona pace degli scommettitori e dei tifosi, che dovranno fare i conti anche con questo tipo di espedienti.