I Clippers sono arrivati in ritardo allo United Center, hanno posticipato l'inizio della sfida, ma si sono fatti trovare pronti. Soprattutto il n°23, che dopo 903 gare in NBA è riuscito a mettere a referto la sua prima tripla doppia in carriera
I Clippers questa volta hanno fatto davvero tardi, soprattutto i giocatori e lo staff saliti sul terzo e ultimo autobus per trasferirsi dall’hotel allo United Center di Chicago. L’arrivo previsto all’arena infatti è stato ritardato di almeno un’ora a causa del traffico generato dalla nevicata che ha imbiancato la città dell’Illinois. Un’ora e mezza per percorrere meno di tre chilometri: un ingorgo che ha fatto saltare la conferenza stampa pre-partita di Doc Rivers, tenuta in via eccezionale dall’assistente allenatore Rex Kalamian (salito sul primo autobus e arrivato con largo anticipo). “Siamo una squadra che sa abituarsi molto bene alle complicazioni, che riesce a fronteggiarle e a trovare il modo di superarle: la speranza è che questa condizione non pesi sul parquet sulle spalle dei giocatori”. Per fortuna tutto è andato liscio (meno se siete tifosi di Chicago), soprattutto per Lou Williams, protagonista del match in uscita dalla panchina nel successo che ha condannato i Bulls al 12° ko nelle ultime 13 partite. Il n°23 dei Clippers ha dominato la sfida, chiudendo per la prima volta in carriera in tripla doppia (gli assist in effetti non sono mai stati la specialità della casa): 31 punti, dieci rimbalzi e dieci assist; arrivata dopo 14 stagioni in NBA e ben 903 partite giocate – secondo soltanto a Zach Randolph, che ha disputato ben 973 gare prima di riuscirci. Una tripla doppia da record anche perché Williams è il primo giocatore dalla stagione 1992/93 a oggi a metterne a referto una da 30 punti uscendo dalla panchina (ultimo a riuscirci è stato Detlef Schrempf, unici due a riuscire nell’impresa da quando la NBA tiene conto nei tabellini di titolari e riserve). L’attesa dunque è stata molto lunga, ma ben ripagata: “Il viaggio più lungo mai fatto in autobus della mia vita”, racconta Avery Bradley, mentre Tobias Harris ha trovato il giusto rimedio: “Avevo le mie cuffie nelle orecchie, non mi sono guardato intorno e mi sono isolato da tutto il resto”. Una disavventura da cui trarre una lezione chiara: “Conviene sempre prendere il primo autobus per evitare problemi”. Williams magari per scaramanzia continuerà a viaggiare sull’ultimo.