I Raptors allungano la rotazione con l'innesto del n°7 degli Hawks, chiamato a sostituire Fred VanVleet infortunato al pollice sinistro. Serata di esordi in NBA, mentre sono ancora molti i giocatori a caccia di una nuova squadra con cui firmare nelle prossime settimane
Dopo i colpi di mercato della scorsa settimana, ancora molti giocatori sono in cerca di un contratto o di un’offerta che gli permetta di cambiare aria e di giocare gli ultimi mesi di stagione in un contesto competitivo. Dall’altra parte invece le squadre da playoff vanno a caccia del giocatore e soprattutto delle caratteristiche giuste da inserire all’interno del loro sistema. Jeremy Lin e i Raptors, per ragioni differenti, erano fatti l’uno per l’altra e l’arrivo in Canada del n°7 di Atlanta è ormai imminente. Secondo quanto riportato da ESPN infatti, l’ex giocatore dei Knicks (e di molte altre squadre in seguito), si accorderà nelle prossime ore con gli Hawks riguardo il suo buyout - contratto da 13.8 milioni di dollari - per poi partire subito direzione Toronto. Un innesto necessario per rinforzare una panchina ritrovatasi in pochi giorni più corta del previsto: oltre a Delon Wright e CJ Miles scambiati con Memphis nell’affare Marc Gasol infatti, la squadra canadese sarà costretta a rinunciare per almeno tre settimane a Fred VanVleet a causa di un infortunio al pollice sinistro. Per questo Lin verrà impiegato da subito per far rifiatare Kyle Lowry, al momento senza un sostituto naturale (contro Brooklyn in uscita dalla panchina sono entrati Norman Powell, Patrick McCaw e OG Anunoby; nessuno con quel tipo di caratteristiche insomma). Per Toronto è l’ennesimo tassello da aggiungere a un roster sempre più rivoluzionato in questa regular season, a caccia dell’assetto ideale per reggere l’urto playoff. Lin scenderà in campo con la second-unit al fianco di Marc Gasol, che nel suo esordio casalingo con i Raptors ha dato prova di quello che può essere il suo impatto. In campo nei primi otto minuti di quarto periodo, il lungo spagnolo ha chiuso quella fase cruciale del match tirando 5/5 dal campo (in una gara da 7/9 complessivo), raccogliendo 11 dei suoi 16 punti e distribuendo un paio di palloni illuminanti risultati poi decisivi in una sfida vinta in volata. Proprio quello che serviva a Toronto, che spera di poter dire lo stesso nelle prossime settimane di Jeremy Lin.
Gli esordi di Matthews, Ellington e Stauskas, tutti nel segno del 7
Discorso simile per gli Indiana Pacers, ancora costretti a leccarsi le ferite dopo il grave infortunio di Victor Oladipo e convinti di poter ripartire (almeno in parte) con Wesley Matthews; anche lui arrivato via buyout dopo la chiusura degli scambi. L’ex giocatore dei Mavericks è rimasto meno di una settimana a New York, finito ai Knicks all’interno della trade Porzingis e poi subito lasciato libero di andare. L’offerta dei Pacers a quel punto è stata ideale: tre mesi a Indianapolis per dimostrare di meritare un contratto NBA anche la prossima stagione, con i Pacers che lo hanno lanciato da subito in quintetto contro gli Hornets. Non un debutto da sogno il suo: otto punti con 2/10 al tiro in 30 minuti, frutto soprattutto di una sensazione di spaesamento naturale dopo gli ultimi dieci giorni vissuti in altalena. C’è chi però ha fatto peggio, visto che Matthews in due delle sette occasioni in cui ha tirato da lontano è riuscito a trovare il fondo della retina. Il numero di tentativi resta lo stesso, quello di bersagli invece è dimezzato nel caso di Nik Stauskas, felice di aver trovato pace e soprattutto una squadra dopo averne cambiate quattro in quattro giorni a ridosso della deadline di mercato. Alla fine sono arrivati i Cavaliers che gli hanno garantito due mesi di contratto: per lui 20 minuti sul parquet in uscita dalla panchina e 1/7 dall’arco con tre punti totali a referto. Il peggiore in questa serata di esordi? No perché altri, leggi Wayne Ellington, hanno sparato completamente a salve dall’arco nei 19 minuti giocati nella sfida vinta da Detroit contro Washington. Per l’ex Miami 0/7 dalla lunga distanza e due punti totali raccolti. In tutti e tre i casi però sono arrivati dei successi: l’importante adesso sarà ritrovare la mira il prima possibile.
Chi resta a disposizione: Anthony e Gortat al palo, Morris tra Lakers e Rockets
Alcuni giocatori però devono ancora trovare la loro nuova dimensione (e squadra), restando in attesa di offerte che a questo punto potrebbero tardare ad arrivare. Nomi eccellenti come nel caso di Carmelo Anthony e di gregari che spesso hanno saputo ricoprire il ruolo di titolari con affidabilità sul parquet negli ultimi anni. È il caso dell’ex coppia di lunghi degli Wizards, Marcin Gortat e Marcus Morris, fino a un paio di anni fa componente fondamentale di uno dei migliori quintetti della Eastern Conference e caduti adesso in disgrazia. Il lungo polacco dopo quattro mesi pessimi ai Clippers è stato liberato dai losangelini e si è già proposto agli Warriors (che un anello NBA non lo negano davvero a nessuno), senza ricevere risposta. Discorso diverso invece per Morris, che fa gola a molti e che nelle scorse ore si è sottoposto a una visita medica specialistica al collo che ne ha confermato il pieno recupero: dopo il taglio dei Pelicans dunque, il fratello di Marcus è diventato uno dei giocatori più ambiti, con Rockets e Lakers pronte a fare un’offerta per lui. Il suo agente è Rich Paul - lo stesso di LeBron James - e i gialloviola al momento hanno un solo posto a disposizione nel roster: prendere lui vorrebbe dire quindi rinunciare all’ipotesi Anthony. Un bel grattacapo insomma, per un gruppo che avrebbe bisogno di una bella scossa per ritrovare continuità e risultati.