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NBA: Dwyane Wade-Dirk Nowitzki, l'ultima sfida a Dallas tra i grandi nemici

NBA

Dalle finali NBA del 2006 in poi, non hanno mai nascosto la reciproca avversione: in campo c'è sempre stato da divertirsi con loro durante, anche durante l'ultimo episodio andato in scena sul parquet texano. "Non ci siamo mai amati, ma tra avversari e agonisti è normale"

MIAMI VINCE A DALLAS GRAZIE A WADE

Non appena Dwyane Wade si è alzato dalla panchina durante il primo quarto, diretto verso il centro del campo per fare la sua ultima apparizione sul parquet che gli ha regalato il primo titolo NBA della sua carriera, il pubblico di Dallas ha iniziato a rumoreggiare. I fischi di chi non ha mai dimenticato quella finale maledetta per i texani si univano al vociare allegro di quelli che volevano rendere omaggio a una leggenda. Coach Carlisle invece non ha perso tempo, chiamando in fretta e furia anche Dirk Nowitzki: l’ultimo incrocio sul parquet dell'American Airlines Arena tra due All-Star già certi di diventare Hall of Famer. Di certo non due amici, spesso raccontati come gelidi nelle relazioni interpersonali degli ultimi 15 anni. Fare lo stesso mestiere ad altissimo livello non sempre porta in automatico a diventare amici. Prima dell’ingresso in campo però non sono mancati i sorrisi e i convenevoli tra i due, per l’ultima volta fianco a fianco indossando una maglia NBA. A fine partita il primo a scherzare è stato Nowitzki, raccontando quanto successo durante il riscaldamento concluso da Wade raccogliendo il rimbalzo e lanciando in un solo movimento il pallone in aria. Proprio come accaduto sull’ultimo possesso di gara-6 del 2006, l’atto conclusivo della prima finale vinta dagli Heat. “Quando l’ho visto ho subito pensato: ‘Questa scena mi riporta alla mente dei pessimi ricordi’. Quelle partite furono il palcoscenico su cui Wade si fece conoscere al mondo e da lì non si è più voltato indietro. La sua è stata una carriera favolosa”. Una lunga cavalcata a cui Wade ha aggiunto anche la prestazione da 22 punti in 22 minuti di questa notte, nonostante la febbre ne avesse messo in dubbio la partecipazione al match fino all’ultimo. L’ultimo capitolo della gara è il più significativo: lo scambio della maglia tra lui e Nowitzki. “Apprezzo tantissimo questo gesto, è un onore per me. Un grande riconoscimento. Grazie per tutto quello che hai fatto per la mia carriera”. Avere un avversario di primissimo livello è molto più stimolante dell’aiuto che i compagni possono darti in spogliatoio.

Quanti screzi: la tensione del 2006 e la "finta tosse" del 2011

Un gesto tutt'altro che scontato. “Di gran lunga uno degli scambi di maglia più significativi della mia stagione. È un Hall of Famer, un giocatore che si è fatto da solo e verso cui ho sviluppato sempre maggiore stima e rispetto. Per questo sono felice che non mi abbia voltato le spalle e detto no, ho apprezzato tantissimo il suo gesto”. Le parole di Wade sono meno di circostanza del previsto, dato che per anni i rapporti tra i due sono stati tutt’altro che idilliaci. Il successo del 2006 portò lo scontro ai massimi livelli, tanto da spingere il n°3 degli Heat a dire una volta a mesi di distanza che il titolo avrebbero potuto vincerlo i Mavericks, se solo Nowitzki avesse giocato da All-Star. Nulla a confronto rispetto a quando durante le finale 2011, seduto in panchina al fianco di LeBron James, mimò dei colpi di tosse per prendere in giro il tedesco sceso in campo nonostante la febbre. “Acqua passata”, lasciano intendere entrambi, con la leggenda di Dallas che ha raccontato di essersi sentito nudo in mezzo al campo durante "il primo scambio di maglia della sua carriera" (un'esagerazione che rende bene la rarità del gesto per il tedesco). Per la prima volta rimasto senza la canotta in mezzo al campo, un vero onore riservato a uno dei suoi peggiori nemici. “Conserverò con cura la maglia di Wade, un grande agonista e una delle migliori guardie della storia NBA. Come ho già raccontato, ci sono stati dei momenti difficili tra di noi dopo il 2006. Tensione da entrambe le parti, ci siamo detti delle cose che non sono state gradite dall’altro. Siamo due avversari che vogliono vincere, e se ci tieni non ami poi così tanto il tuo rivale. Ma siamo sempre stati parte di un’unica grande famiglia e sono molto felice per lui. Ha avuto una carriera meravigliosa”. Tutto è bene quel che finisce bene.