Nella sfida tra Rising Stars, i giocatori cercano spesso canestri spettacolari e a volte impossibili: nascono così alcune delle giocate più incredibili del duello tra Team USA e Team World, ma non manca anche qualche figuraccia imbarazzante...
RISING STARS, TEAM USA TORNA ALLA VITTORIA: KYLE KUZMA MVP
Il Rising Stars non è una partita come le altre, ed è quindi inutile trattarla come tale. Si può registrare giustamente il punteggio finale (161-144 per Team USA) ma a poco senso soffermarsi su particolari più o meno tecnici, come il 41.2% da tre punti sfoggiato dalla squadra vincitrice, che per soli 2 punti (si è fermata a 38 nell’ultima frazione di gioco) non è riuscita a mandare a segno quattro quarti con almeno 40 punti. Curioso anche il fatto che dei 20 giocatori a referto solo tre non siano andati in doppia cifra (per Team World solo Cedi Osman si è fermato a 2 punti in 15 minuti, mentre nella rappresentativa statunitense lo stesso magro bottino lo hanno collezionato De’Aaron Fox – più impegnato a passare il pallone, 16 assist per lui – e Jarrett Allen). E proprio partendo dal lungo dei Brooklyn Nets iniziamo un racconto chiamiamolo “alternativo” al primo evento della tre giorni di basket e spettacolo in scena a Charlotte. Che insieme agli impegni sul campo presenta - soprattutto, direbbero i giocatori – un sacco di obblighi fuori dal campo, a partire dagli incontri con la stampa, che soprattutto in occasione dell’All-Star Weekend attira giornalisti da tutto il mondo, che finiscono per essere quasi in maggioranza rispetto a quelli domestici. Se giocatori al primo e secondo anno nella NBA sono dovuti scendere in campo per primi, per primi hanno anche dovuto rispondere alle domande dei cronisti, ma Jarrett Allen ha trovato una sorpresa non proprio gradita quando si è avvicinato al banco delle interviste a lui riservato a Charlotte. E non ha mancato di farlo notare su Twitter: “Non ho idea di chi sia questo Jarett… Il mio nome ha due R”, ha fatto notare più divertito che piccato, un errore che solitamente durante l’All-Star Friday era più usuale se riferito a qualche giocatore di provenienza internazionale dallo spelling magari complicatissimo.
Qualche blooper, alla ricerca della giocata impossibile
Di errori divertenti, poi, se ne sono visti anche sul campo, i cosiddetti bloopers: il più divertente di tutti ha sicuramente riguardato Donovan Mitchell, il giocatore al secondo anno alla corte degli Utah Jazz che l’anno scorso a Los Angeles si è messo in tasca il titolo di Slam Dunk champion. Quest’anno, sul parquet di Charlotte, ha pensato di ricordare a tutti le sue doti volanti, ma l’idea di lanciare la palla contro il tabellone per poi andare a riprenderla e schiacciare è… abortita sul nascere, con la superstar dei Jazz che sbaglia decisamente mira al momento di confezionarsi un assist non proprio su misura.
Peggio di lui fanno nei momenti finali della partita, prima De’Aaron Fox e Marvin Bagley III da una parte, poi OG Anunoby dall’altra, tutti alla ricerca nel giro di una manciata di secondi di una schiacciata davvero complicata, fatta precedere dal passaggio sotto le gambe del pallone. Il primo a provare l’evoluzione è la point guard dei Kings, che però vede la sua conclusione respinta violentemente dal ferro; il rimbalzo cade nelle mani del suo compagno a Sacramento Marvin Bagley III che allora sceglie di imitare il proprio compagno, finendo però per farlo in tutto e per tutto – errore compreso. Team World recupera il pallone sulla mancata schiacciata e allora a provarci dall’altra parte è OG Anunoby, ma anche il giovane talento dei Raptors si “schianta” in maniera quasi tragicomica contro il ferro: non c’è due senza tre.
Si sa, gli errori fanno parte del gioco, tanto in attacco quanto in difesa. Oddio, non è che proprio si difenda tantissimo, nella sfida del venerdì all’All-Star Weekend. Se n’è accorto anche Jayson Tatum, che sognerebbe di avere tutto questo spazio e tempo per poter prendere la mira da tre punti quando gioca con i suoi Boston Celtics. Ricevuta la palla in angolo a circa 40 secondi dalla fine della partita, Tatum ha avuto tutto il tempo di palleggiare due volte, asciugarsi il sudore della mano sui pantaloncini, prendere la mira e scoccare il tiro da tre punti, senza che un avversario venisse minimamente a infastidirlo. I punti 157, 158 e 159 di Team USA arrivano così.
Acrobazie sopra il ferro e giochi di prestigio: le azioni più belle
Non sono ovviamente mancate le azioni spettacolari nella sfida tra Team USA e Team World. Se abbiamo visto la coppia dei Kings Fox/Bagley III rimediare una (doppia) figuraccia nel loro tentativo di schiacciate dopo essersi fatti passare il pallone in mezzo alle gambe, i due hanno però confezionato anche una delle azioni più belle del venerdì di Charlotte, con la point guard ex Kentucky a sprintare in campo aperto per recuperare un pallone destinato a uscire sul fondo e contemporaneamente riuscire a indirizzarlo – battuto a terra – verso il compagno accorrente in rimorchio. Un salvataggio che si tramuta in alley oop, sfruttato al meglio dalle grandi doti atletiche del n°35 dei Kings.
Il nome di John Collins è tra i quattro in lizza per uno degli eventi più attesi del sabato di Charlotte, ovvero la gara delle schiacciate. Lì dovrà vedersela contro l'eroe di casa, il rookie degli Hornets Miles Bridges, Dennis Smith Jr. dei Knicks e Hamadou Diallo dei Thunder. L'ala degli Hawks, però, ha avuto un vantaggio: quello di potersi preparere allo Slam Dunk Contest durante la sfida tra Team USA e Team Word. E approfittando dell'alley oop del suo compagno ad Atlanta Trae Young, Collins ha fatto vedere un numero di tutto rispetto, concludendo con la schiacciata al volo dopo una torsione aerea a 360°.
Passatore ma anche realizzatore: la prima metà stagione del rookie di Atlanta Trae Young ha confermato che il fenomeno ex Oklahoma sa mettersi in mostra tanto regalando grandi assist ai compagni che trovando il canestro da solo. La sfida delle Rising Stars ha confermato tutto questo: all’alley oop al suo compagno Collins, infatti, Young ha fatto seguire il numero più bello della serata, un tunnel ai danni della prima scelta assoluta all’ultimo Draft DeAndre Ayton concluso poi con il sottomano da “cameriere” (the waiter, una specialità di un giocatore sopraffino come Toni Kukoc negli anni ’90…) che ha fatto impazzire lo Spectrum Center di Charlotte.