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NBA, Golden State perde in casa contro Phoenix e Kevin Durant per infortunio

NBA

Gli Warriors sprecano 16 lunghezze di svantaggio sui Suns e perdono contro un decisivo Devin Booker da 37 punti e 11 assist. A preoccupare i campioni in carica è il problema alla caviglia che ha costretto il n°35 di Golden State a lasciare il campo a metà quarto periodo

VIDEO. TUTTI GLI HIGHLIGHTS

16 PUNTI DI BELINELLI, GLI SPURS BATTONO I BUCKS

LA SCHIACCIATA SPETTACOLARE DI DERRICK JONES

Golden State Warriors-Phoenix Suns 111-115

Gli Warriors ogni tanto tendono ad alzare troppo presto le mani dal manubrio, a smettere di giocare quando la gara va ancora conquistata. Ma vista la lunghezza della regular season e il numero di vittorie raccolte negli ultimi anni, difficile dare torto o andare contro i bi-campioni in carica, nonostante il primo posto a Ovest adesso appaia un minimo in pericolo (Denver ha perso un match in più). Golden State infatti incassa contro Phoenix in casa la sesta sconfitta nelle ultime dieci sfide, facendosi rimontare la bellezza di 16 lunghezze di vantaggio in casa dalla peggior squadra NBA – in ripresa in questi ultimi dieci giorni e in forze nonostante il back-to-back da Portland dai tempi stringenti (negli Stati Uniti ieri è cambiato l'orario, lasciando 60 minuti in meno alla giornata di recupero dei Suns). Devin Booker mette a segno 13 punti consecutivi nel parziale decisivo dell’ultimo quarto - in una partita da 37 in totale, con 13/23 al tiro, otto rimbalzi, 11 assist e una maturità realizzativa da All-Star - prima protagonista del 40-28 di parziale del secondo quarto che rimette in corsa i Suns e poi decisivo quando il pallone ha iniziato a pesare di più. Oltre ai suoi canestri, Phoenix raccoglie anche i 22 punti di Kelly Oubre Jr. e i 18 di Deandre Ayton, mentre dall’altra parte il miglior realizzatore è Klay Thompson; autore di 28 punti nonostante la mano freddina dalla lunga distanza (4/15 dall’arco, come Steph Curry). Una vittoria a suo modo storica per i Suns, conquistata nonostante gli sfavori – ampiamente giustificati – del pronostico: la squadra dell’Arizona veniva mediamente considerata perdente con 17 punti di scarto; un margine enorme che solitamente è sinonimo di sconfitta per chiunque. Phoenix invece è stata la seconda squadra che nelle ultime 20 stagioni è riuscita a ribaltare un pronostico così schiacciate, assieme ai Los Angeles Lakers che il 6 marzo 2016 riuscirono nell’upset sempre contro gli Warriors. Il modo più rocambolesco per concludere l'astinenza di vittorie contro Golden State da parte di Phoenix, che torna a sorridere dopo 18 sconfitte in fila contro la squadra della Baia - interrompendo la striscia di sconfitte più lunga dell'intera NBA contro una singola franchigia. Un segnale in più per non preoccuparsi troppo: in casa Golden State prendersi delle pause (o dei passaggi a vuoto) in vista dei playoff è normale amministrazione.

Infortunio alla caviglia per Durant: “Speriamo non sia nulla di grave”

A preoccupare coach Kerr e tutto lo staff tecnico degli Warriors però è la prematura uscita dal campo di Kevin Durant, che a metà quarto periodo ha preso direttamente la via degli spogliatoi dopo una complicata lotta per recuperare il pallone su un raddoppio e a seguito di un passaggio intercettato. KD salta per cercare di riconquistare il possesso e ricade male sul piede destro che ruota in maniera innaturale: a quel punto, nonostante la partita in equilibrio (91-91 a sei minuti dalla sirena), nessuno ha pensato di trattenere sul parquet Durant, indicandogli immediatamente la via dello spogliatoio: “Credo che andrà tutto bene – commenta l’allenatore degli Warriors a fine partita – è una contusione alla caviglia, ma non penso ci sia qualcosa di particolarmente grave. Ho parlato con lui e mi ha confermato le sensazioni positive”. E a chi parla di possibile radiografia, Kerr risponde con una smorfia sottolineando che potrebbe non essercene bisogno. Un Durant in più invece nel finale avrebbe fatto comodo, autore di 25 punti in 30 minuti con 9/17 al tiro e un eloquente +10 di plus/minus in una partita persa in rimonta con i titolari sul parquet. Meglio una sconfitta in più, pur di correre un rischio in meno, nonostante queste siano le ultime partite di regular season alla Oracle Arena. Un palazzetto storico, spesso il motore dei successi degli Warriors, a cui Klay Thompson ha chiesto maggiore partecipazione: "Mi aspetterei un coinvolgimento maggiore o almeno che quando si vede una bella giocata sul parquet, ci si alzi in piedi ad applaudire". Parole stizzite per chi spera che il proprio pubblico non inizi a dare per scontati dei risultati unici nel loro genere.