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NBA, rabbia Golden State: "Non si può arbitrare così, una gara persa per colpa loro"

NBA

Il finale polemico della sfida tra Warriors e T'wolves lascia strascichi anche nelle dichiarazioni post-partita. Kerr, Durant e Curry non ci stanno: "Facciamo degli sforzi enormi in campo, non si può perdere così: hanno preso delle decisioni senza alcun senso"

WARRIORS, FINALE INFUOCATO CONTRO I T'WOLVES

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“Devo pensare che quel fallo sia arrivato prima del tiro?”, si domanda Steve Kerr a fine partita, arrabbiato nero dopo la sconfitta in volata incassata contro Minnesota. “Ho guardato il replay, è evidente che Durant prenda il pallone e tenti il tiro – era chiaramente un gioco da quattro punti. Onestamente, non so cosa aggiungere. Una decisione senza una logica. Ricevi e salti per cercare la tripla: nel momento in cui vieni toccato in qualsiasi lega di pallacanestro ti viene convalidato il canestro, con tanto di libero supplementare. In qualunque campionato, tranne che in NBA”. Una chiamata arbitrale controversa a cui gli Warriors hanno risposto sul parquet, con Curry che dall’angolo ha trovato l’ennesimo canestro improbabile di una partita particolarmente ispirata (37 punti e 11 triple). Un bersaglio che ha scatenato la reazione di tutto il roster dei bi-campioni in carica, che ha puntato il dito contro Marat Kogut (letteralmente, rischiando anche il tecnico); il responsabile dell’annullamento del potenziale gioco da quattro punti di KD. Le cose però, almeno dalla prospettiva ospite, sono andate di male in peggio, dopo che la decisione di fischiare fallo su Towns lontano dal pallone ha sostanzialmente deciso la sfida in favore dei T’wolves. “Nessuno si è reso conto che quel pallone è finito a quattro metri di distanza da lui?”, sottolinea Kerr, a cui fanno eco le parole di Durant, contro cui quel fallo è stato fischiato: “Tutti hanno visto cosa è successo. Voglio tenermi stretto i miei soldi e non aggiungere nulla. Mi conviene stare zitto e non parlare di arbitri, quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti”. I cronisti chiedono a Curry se la decisione di fischiare fallo da parte di Leon Wood non sia stata dettata (anche) dalla sua reazione provocatoria dopo la tripla del pareggio a mezzo secondo dalla sirena dell’overtime: “Se così fosse sarebbe sintomatico di come è stata gestita l’intera partita. Vorrebbe dire non essere in grado di lasciare le emozioni in secondo piano, concentrandosi solo su quello che è il tuo lavoro. In fondo questa è soltanto una delle 82 partite di regular season, non staremo lì ad arrabbiarci più di tanto. Avremmo dovuto essere in vantaggio in maniera molto più larga nel secondo tempo, se soltanto avessimo giocato meglio. Ma ripeto, alla fine decide il Gioco come andranno le cose. E questa volta siamo stati sfortunati”.

L’attacco diretto a Marat Kogut: “È lui l’MVP del match”

E a chi chiede a Curry quale fosse stata la chiamata peggiore tra le due che hanno indirizzato il match, il n°30 risponde piccato: “Non dovete chiederlo a me, ma all’MVP della serata: Marat Kogut”. La stessa conclusione a cui è giunto Durant: “Il suo nome è Marat? È stato di gran lunga il miglior giocatore in campo. Ha fatto in modo che, essendo così bravo con il fischietto, già sapeva che avrebbero commesso fallo su di me e lo ha chiamato ben prima che io tentassi la conclusione. È chiaramente uno dei migliori arbitri di sempre”. Ironia che potrebbe costare cara, ma la tensione è palpabile pochi minuti dopo la sirena finale. “È dura quando il tuo sforzo viene sabotato – prosegue Curry – mi sono fermato a guardare i replay più volte e non riesco a capire il senso di quei due fischi. Il gioco da quattro punti di KD ci avrebbe riportato in vantaggio. E alla fine di una battaglia simile, nessuno avrebbe voluto vedere la gara finire in quel modo. Un passaggio assurdo, fuori misura, senza che nessuno potesse pensare di intercettarlo e l’arbitro invece decide di sanzionare un contatto talmente leggero che è difficile anche da vedere. C’è gente in campo che lotta fino all’ultimo per provare a vincere una partita e poi si ritrova a uscire sconfitta dal parquet a causa di scelte del genere”. Una frustrazione manifestata anche sui social dal n°30 degli Warriors, che ha commentato il video della tripla del -3, in cui si vede Josh Okogie colpirlo con un calcio da dietro, senza che nessuno abbia sanzionato quel fallo: “Dov’era l’MVP in questo caso?”, commenta piccato. La rabbia passerà, magari, ma al momento la polemica non sembra voler rientrare.