Una free agency che dopo l'arrivo di LeBron James ha fatto soltanto buchi nell'acqua, con scelte che mancano di lungimiranza e quasi sempre sbagliate. Il risultato è una stagione sprecata, una delusione che ha portato benefici soltanto alle avversarie
WALKER, MALEDIZIONE LEBRON: 28 SCONFITTE SU 28 CONTRO IL N°23
Gli infortuni, la chimica di squadra messa a dura prova dalle tante defezioni, una rotazione da adattare di continuo. Sono tante le attenuanti che i Lakers possono avanzare nel momento di fare il bilancio della stagione, ma nella sostanza questa regular season resta un fallimento sonoro e complicato da digerire. Figlio di una lunga lista di errori da parte della dirigenza (e non solo) che osservati qualche mese dopo lasciano più di un’ombra nel giudizio della gestione da parte di Magic Johnson. Aver portato LeBron James in città resta il colpo più importante messo a segno dai Lakers sul mercato negli ultimi 20 anni, ma non essere riusciti a dare il giusto seguito – e a costruire un roster all’altezza attorno a lui – resta una pecca complicata da giustificare. A cavallo del 1 luglio 2018, quando LeBron ha scelto di passare in gialloviola, i Lakers ad esempio hanno deciso nel giro di otto giorni di liberarsi di due giocatori che col senno di poi sarebbero tornati molto comodi. Il 30 giugno i losangelini hanno tagliato Thomas Bryant, arrivato nella notte del Draft 2017 dai Jazz, perché i Lakers non volevano garantire il contratto da 1.4 milioni di dollari (briciole all’interno del salary cap di una franchigia NBA). Nove mesi dopo, il lungo degli Wizards è una delle pochissime notizie positive nella stagione di Washington: dieci punti e sei rimbalzi tondi di media, conquistando spazio e minuti dopo l’infortunio di Dwight Howard e raggiungendo il culmine contro Phoenix in una partita da 31 punti, 13 rimbalzi e 14/14 dal campo. Una serata perfetta, che non si vedeva dai tempi di Wilt Chamberlain e che ben racconta il suo potenziale. I Lakers invece a fine novembre si sono ritrovati a schierare Johnathan Williams come riserva di JaVale McGee, perché nel frattempo avevano lasciato per strada anche Brook Lopez. Una delle armi più efficaci dei Bucks miglior squadra NBA, lasciato libero sul mercato e finito a Milwaukee per soli 3.3 milioni. “Avrei voluto giocare ancora a Los Angeles”, raccontava ai tempi il diretto interessato. Adesso Lopez probabilmente avrà cambiato idea.
La cessione di Zubac ai Clippers e le risate di Jerry West
Lo stiramento all’inguine di James ha cambiato le sorti di una stagione che a febbraio Magic Johnson ha provato a scuotere: l’idea era quella di ingaggiare Anthony Davis, separato in casa a New Orleans da fine gennaio. Pur di riuscirci, la dirigenza dei Lakers ha messo sul mercato praticamente tutto il roster- LeBron escluso – spaccando ancora di più un gruppo messo a dura prova dalle sconfitte. Fallito l’assalto al n°23 dei Pelicans, la ritirata è stata confusa e disordinata, portando così a delle scelte complicate da giustificare. L’emblema della gestione poco accorta delle risorse a disposizione è rappresentato dalla scelta di rinunciare a Ivica Zubac; una delle pochissime note liete della prima parte di stagione gialloviola. L’idea era quella di liberare un posto a roster, da poter poi sfruttare per aggiungere un free agent al gruppo in vista della corsa playoff (ogni riferimento a Carmelo Anthony non è puramente casuale). Per farlo i Lakers avevano bisogno di fare un 2x1, cercando di aggiungere un tiratore dalla lunga distanza – uno dei talloni d’Achille di questa complicata regular season. Secondo quanto raccontato da Dave McMenamin di ESPN, Jerry West, attuale dirigente dei Clippers e per 40 anni legato ai Lakers come giocatore, allenatore e dirigente, stenta ancora a credere di essere riuscito a piazzare un colpo del genere. “Non mi sarei mai sognato di chiedere Zubac”, racconta secondo indiscrezioni, “sono stati loro a metterlo sul piatto e noi abbiamo ringraziato e portato a casa”. Una trade che ha portato Mike Muscala ai Lakers, in cambio di Michael Beasley – in rotta con lo spogliatoio Lakers – e il già citato Zubac, diventato in poche settimane già titolare di una squadra da playoff. Un regalo di cui ridere a cena alle spalle dei cugini, sempre secondo i racconti delle fonti. Mentre ai Lakers è rimasto soltanto un posto libero nel roster non utilizzato. Via il talento per far spazio al nulla. Difficile rappresentare meglio le scelte sconsiderate che i gialloviola hanno pagato a caro prezzo.