Uno dei migliori tiratori della storia della NBA ha deciso dopo dieci anni di carriera di indossare le lenti a contatto. Il motivo? Curry non riesce a mettere bene a fuoco da lontano e a vedere il canestro. Una storia incredibile, venuta fuori dopo che le sue percentuali sono schizzate verso l'alto nelle ultime nove gare
Steph Curry è riconosciuto in maniera unanime come uno dei miglior tiratori della storia NBA (e i dati sono lì a dimostrarlo). Per molti il più efficace e decisivo di tutti i tempi. A 31 anni ha frantumato ogni tipo di record nel convertire conclusioni dalla lunga distanza e anche in questa stagione ha già raccolto 340 triple a segno (e il lavoro non è terminato) – seconda miglior prestazione in carriera, dietro soltanto alle 402 del 2015/16. A questa storia già nota però manca un pezzo importante: il n°30 degli Warriors è riuscito a fare tutto questo alla cieca. O quantomeno senza riuscire a mettere a fuoco il canestro. Colpa del cheracotono, una malattia della cornea che, normalmente circolare, tende a deformarsi e ad assumere le sembianze di un cono. Una deformazione in sostanza che porta a un abbassamento della vista, una riduzione della qualità della resa visiva e nel caso diventi degenerativa anche a seri problemi di messa a fuoco. Una “scoperta” fatta quasi per caso da Marcus Thompson di The Athletic, a margine di una sessione di tiro di Curry, che chiedendo conto dell’ultima striscia di canestri messa assieme nelle ultime nove gare, ha ricevuto una risposta inattesa: “Ho iniziato a usare le lenti a contatto”, prima di fare una delle sue solite smorfie. “No, sono serio. È per quello”. Cioè? Cosa vuol dire, che il miglior tiratore di sempre ha giocato per anni senza preoccuparsi della cattiva distribuzione della luce nella sua retina? Alla cieca? “Sì, è come avere dei nuovi occhi: è come se l’intero mondo si fosse rivelato davanti a me”. Un giocatore da 2.400 triple in carriera – già terzo all-time nonostante sia al nono posto per tentativi totali, senza tenere conto di tutte le skills dal palleggio, il lavoro con i sensori luminosi e la capacità di migliorarsi di anno in anno dopo essersi già consacrato come MVP. “Mi sono abituato a sgranare gli occhi per così tanto tempo provando a mettere a fuoco, per me era la normalità”. Adesso dunque le cose potrebbero cambiare, in peggio per qualsiasi tipo di avversario.
Con le lenti le sue percentuali dall’arco sono salite al 51.4%
Per Curry in fondo è stata a lunga una condizione normale con cui convivere per oltre 30 anni. Il problema alla cornea infatti ti costringe a sforzi superiori al normale per mettere a fuoco, provando ad adattare anche la palpebra in funzione di una resa migliore dell’occhio. Una malattia che spesso tende a peggiorare con il tempo e che anche per questo ha costretto il n°30 degli Warriors a prendere dei provvedimenti. Più volte gli era stato consigliato di mettere gli occhiali da vista, ma Curry ha sempre glissato di fronte alle indicazioni degli oculisti. Una volta, durante uno degli eventi annuali organizzati per Natale, il giocatore degli Warriors aveva offerto delle visite oculistiche gratuite ai bambini e l’acquisto di occhiali nel caso ci fosse necessità. In quell’occasione scherzò sul fatto che anche lui avesse bisogno di un controllo: un suggerimento, che nessuno prese sul serio. Difficile credere che un cecchino del genere giochi nonostante l’astigmatismo. E se la cura con il laser è esclusa perché dannosa per il suo tipo di malattia, abituarsi a giocare con le lenti a contatto potrebbe essere l’ennesimo passo avanti per un tiratore letale. Nelle ultime nove partite Curry ha segnato sempre almeno cinque triple, raccogliendo un complessivo 56/109 con i piedi oltre l’arco. Vuol dire 51.4%, una percentuale irreale anche per un tiratore come lui. Il modo migliore per risalire la china dopo aver tirato male nel post All-Star Game (periodo da sempre felice per il due volte MVP): prima di queste nove gare, Curry viaggiava al 36.6% da lontano da metà febbraio in poi – molto lontano dal 46.5% a cui era abituato in carriera in questo periodo dell’anno. Errori provvidenziali con il senno di poi, visto che grazie a quelli si è convinto a mettere le lenti. Dunque, per concludere: guardate a tutti i record raccolti da Steph in carriera, alle percentuali e alla sua mira infallibile. E aggiungete il fatto che adesso riesce a vedere. La conclusione sembra essere già scritta, con buona pace di chi dovrà difendere contro di lui.