Il numero 30 di Golden State segna 40 punti nel successo contro Cleveland. Denver supera Portland in casa e difende il secondo posto dall’assalto di Houston, che passeggia contro New York. Utah approfitta del passo falso dei Clippers, San Antonio vince a Washington (senza Belinelli). Vincono Memphis e Phoenix al supplementare
ORLANDO VINCE, MIAMI NO: I RISULTATI A EST
Golden State Warriors-Cleveland Cavaliers 120-114
Solamente un anno fa la sfida tra Warriors e Cavs era attesa come una partita di cartello, complici le quattro finali consecutive in cui si sono affrontate le due squadre. Oggi ovviamente il 23 di Cleveland è rimasto vacante e tutto è cambiato, ma se non altro i Cavs hanno dato battaglia fino all’ultimo mantenendo lo scarto finale sotto la doppia cifra. Viene da chiedersi però come sarebbero finite le quattro Finali se Steph Curry avesse cominciato già da allora a indossare le lenti a contatto che gli hanno sistemato la vista: dopo una serata da 1/9 dall’arco con i Lakers, il due volte MVP si è rifatto con gli interessi sui malcapitati Cavs, realizzando 9 delle 12 triple tentate e chiudendo con 40 punti a referto. In un colpo solo Curry è salito così al terzo posto nella classifica marcatori della storia della franchigia, portandosi alle spalle di Wilt Chamberlain (distante 1.500 punti) e Rick Barry (avanti di 164 punti). I californiani, alla penultima partita di regular season alla Oracle Arena, hanno avuto anche 20 punti da Draymond Green e 15 da Kevin Durant, portandosi così a una sola vittoria dall’assicurarsi il fattore campo per tutti i playoff a Ovest. Ai Cavs non sono serviti i 27 punti del rookie Collin Sexton e il parziale di 12-4 guidato da Larry Nance che li aveva riportati a -3, venendo ricacciati indietro da Curry che ha fatto anche le veci di DeMarcus Cousins e Andre Iguodala, tenuti a riposo in vista dei playoff.
Denver Nuggets-Portland Trail Blazers 119-110
Il primo posto ormai è andato, ma se non altro i Denver Nuggets sono sicuri di non poter scivolare oltre la terza posizione. Il successo casalingo ai danni dei Portland Trail Blazers – quarti nella Western Conference – porta la firma di Nikola Jokic, autore di 10 dei suoi 22 punti nel solo ultimo quarto nel quale si è decisa una partita molto combattuta. Il fenomeno serbo ci ha aggiunto anche 13 rimbalzi e 9 assist per portare Denver al suo primo titolo di division da sei anni a questa parte, grazie anche ai 25 punti di Paul Millsap e i 23 di Jamal Murray. Ai Nuggets ora servono altre due vittorie nelle ultime tre gare – che li vedranno impegnati a Portland, a Salt Lake City e infine contro Minnesota – per assicurarsi il secondo posto, ovverosia il fattore campo nell’eventuale serie di secondo turno contro Houston, distante una gara e mezzo. I Blazers hanno pagato la serata storta di Damian Lillard (solo 14 punti, di cui 12 dopo l’intervallo) e non sono serviti i 24 di Enes Kanter e i 17 di Rodney Hood, senza riuscire a difendere il vantaggio di tre lunghezze con cui avevano cominciato l’ultima frazione di gioco.
Houston Rockets-New York Knicks 120-96
Se Giannis Antetokounmpo ha dovuto fare gli straordinari per vincere a Philadelphia, James Harden ha potuto vivere una serata di totale relax in casa contro i New York Knicks. Il candidato MVP ha chiuso con 26 punti, 8 rimbalzi e 8 assist in appena 29 minuti di gioco, tutt’altro impegno rispetto ai 61 realizzati al Madison Square Garden nel suo ultimo incontro con i Knicks. D’altronde, dopo un primo quarto chiuso sul 32-16 e un primo tempo sul 72-43, non c’era davvero bisogno di mettere le marce alte. Con le doppie doppie di Chris Paul (11+10 assist) e Clint Capela (12+15 rimbalzi) insieme ad altri quattro giocatori in doppia cifra, i texani hanno veleggiato verso una facile vittoria, la settima nelle ultime otto gare, dando anche una serata di riposo a coach Mike D’Antoni fermato da un virus intestinale. Per New York invece si tratta dell’ottava sconfitta nelle ultime nove, anche se Mario Hezonja ha approfittato dell’importanza relativa del risultato per togliersi la soddisfazione di realizzare una tripla doppia: 16 punti, 16 rimbalzi e 11 assist per il croato, miglior marcatore dei suoi insieme a Henry Ellenson anche lui a quota 16.
Utah Jazz-Sacramento Kings 119-98
Approfittando di un calendario favorevole, gli Utah Jazz si stanno presentando ai playoff nelle migliori condizioni possibili. La settima vittoria consecutiva — nonché dodicesima nelle ultime 13 — porta la firma di Donovan Mitchell e Grayson Allen, migliori marcatori di squadra con 23 punti a testa. Per il secondo, in particolare, si tratta del primo ventello in carriera, mentre i 9 assist di Mitchell hanno propiziato la doppia doppia di Rudy Gobert (17+12) e i 17 di Joe Ingles. Che per i Kings fosse una serata storta lo si è capito da subito, con gli ospiti che hanno sbagliato i primi nove tiri tentati vedendo gli avversari volare sul 18-3 per cominciare la gara. Dopo l’inevitabile ritorno degli ospiti, è stato Allen a tenerli a bada segnando 19 punti nel solo primo tempo (8/8 al tiro in 10 minuti) e poi veleggiando sul +30 già sul finire del secondo quarto. L’unica cattiva notizia per i Jazz è l’infortunio di Ricky Rubio: lo spagnolo è uscito nel primo quarto per una contusione al quadricipite sinistro e non è più rientrato in campo.
Washington Wizards-San Antonio Spurs 112-129
Con Marco Belinelli tenuto a riposo per un dolore all’anca sinistra, i San Antonio Spurs tornano a vincere in trasferta, dove quest’anno sono usciti vittoriosi dal campo solo in 15 occasioni di 40. Merito dei 24 punti di LaMarcus Aldridge (che aveva firmato l’ultimo successo nero-argento lontano da casa segnandone 48 a Boston) e i 18 di Rudy Gay, oltre ai 17 a testa di Bryn Forbes e Patty Mills e i 16 di DeMar DeRozan. “Avevamo bisogno di questo successo, quest’anno siamo andati sotto media in trasferta” ha commentato Gay, anche se questo successo non permette a San Antonio di salire dall’ottavo posto in cui si trovano ora. La vittoria dei Thunder con Detroit infatti permette a OKC di mantenere il settimo posto, che significa evitare Golden State al primo turno. “Mi piacerebbe dire che non importa, ma ovviamente con certe squadre ci accoppiamo meglio” ha detto Gay, con gli Spurs che negli ultimi due playoff sono sempre stati eliminati dai campioni in carica. Per Washington ormai è solo una questione di attendere la fine della regular season: Bradley Beal ha chiuso con 25 punti e Thomas Bryant con 19, ma non sono serviti a evitare l’ottava sconfitta nelle ultime dieci.
Dallas Mavericks-Memphis Grizzlies 112-122
Quando una squadra che ha interesse a perdere per tenersi la scelta al Draft incontra una che ha interesse a vincere per cederla subito e non pensarci più, il risultato è quasi automatico. Se a questo si aggiunge anche un free agent che in estate dovrà guadagnarsi un nuovo contratto, ecco spiegato l’andamento della sfida tra Dallas e Memphis. A deciderla è stata la prima tripla doppia in carriera di Delon Wright, che con 26 punti, 10 rimbalzi e 14 assist ha sopperito all’assenza di Mike Conley per mettere un bel pallino a curriculum quando dovrà rinegoziare il proprio accordo (da restricted free agent). Con Luka Doncic ancora a riposo insieme ai vari Jalen Brunson e Dwight Powell, in casa Mavs c’è soprattutto da segnalare la clamorosa schiacciata realizzata nel primo quarto da Dirk Nowitzki. Il 40enne è “salito” sopra il ferro ricevendo un passaggio di Courtney Lee ed è rimasto aggrappato al canestro per godersi l’esplosione del pubblico sugli spalti e dei suoi compagni in panchina, tra i quali Kristaps Porzingis che si è portato le mani tra i capelli. È stato comunque l’unico sussulto dei Mavs, che hanno già la testa a martedì notte — quando è prevista una grande celebrazione per l’ultima partita in casa della leggenda tedesca.
Phoenix Suns-New Orleans Pelicans 133-126 OT
Essendosi ormai assicurati uno dei tre peggiori record della lega (quindi il 14% di possibilità di scegliere alla 1 nel prossimo Draft), i Phoenix Suns possono ora giocare senza più nessuna costrizione. Con Devin Booker che ha già chiuso la sua annata e Deandre Ayton fuori per una caviglia malconcia, c’è spazio per gli altri giocatori di mettersi in luce: contro New Orleans ne ha approfittato soprattutto Josh Jackson, che ha realizzato 8 dei suoi 35 punti (massimo stagionale) nel supplementare che ha suggellato la rimonta di Phoenix partita da -15. Insieme a lui si sono tolti soddisfazioni anche il vecchio Jamal Crawford (massimo in stagione da 28 punti) e Ray Spalding (massimo in carriera 21 punti e 12 rimbalzi), mentre Dragan Bender ha realizzato tre delle sue sette stoppate nell’overtime. Agli ospiti, che hanno perso sei delle ultime sette gare, non sono serviti i 31 con 14 rimbalzi di Julius Randle e i 24 di Ian Clark (massimo stagionale), nonché l’errore di coach Igor Kokoskov che, con i suoi sopra di uno, si è preso un fallo tecnico che ha permesso agli ospiti di pareggiare. Solomon Hill (per i Pelicans) e Jamal Crawford (per i Suns) hanno poi sbagliato nei secondi finali dei regolamentari, quando poi Jackson è salito in cattedra per chiudere i conti.