Spuntati a bordocampo a Brooklyn pochi istanti prima della palla a due, gli storici amici del n°3 di Miami non volevano perdersi l'ultima partita in NBA del capitano degli Heat. Una serata speciale - l'ultima - chiusa in tripla doppia e con l'omaggio di tuttta New York
MASSIMO MARIANELLA: "IL MIO WADE"
Sono arrivati di nascosto, con un SUV dai vetri oscurati che li ha portati a bordocampo passando praticamente inosservati durante l’inno nazionale prima della palla a due. I posti in prima fila riservati, prospettiva privilegiata per godersi il video tributo che i Brooklyn Nets hanno deciso di dedicare a un ospite speciale come Dwyane Wade. Poi, una volta tornata la luce durante la prima delle tante ovazioni per il n°3 degli Heat, l’apparizione a bordocampo: LeBron James, Chris Paul e Carmelo Anthony – gli amici del Banana Boat, nome derivante da una foto che ha segnato un’epoca, scattata durante le vacanze estive del 2015 in cui i quattro erano al mare insieme su un galleggiante a forma di banana – non si sarebbero persi per nulla al mondo l’ultima gara di Wade in NBA. Amici che si divertono in prima fila, sempre in piedi a celebrare le prodezze di un vecchietto che chiude (almeno a livello personale) nel migliore dei modi: 25 punti, 11 rimbalzi e dieci assist per lui; quinta tripla doppia in carriera raccolta in soli tre quarti – nonostante poi il pubblico di Brooklyn ne abbia invocato il ritorno sul parquet anche nell’ultima frazione. E pensare che aveva rischiato di non giocare la gara del Barclays Center dopo la rovinosa caduta durante la celebrazione a margine dell’ultima sfida casalinga contro Philadelphia. “Un segnale in più che mi fa capire che è il momento di ritirarmi”, aveva scherzato sui social nelle ore precedenti alla partita. “Ho giocato 71 gare in questa stagione, ma non mi ero mai sentito così a pezzi come dopo quella caduta”. Lui ha stretto i denti, mentre sua moglie Gabrielle Union è rimasta in silenzio, raccontando poi via Twitter che Wade non sapeva nulla della sorpresa che lo aspettava: gli amici non ti lasciano mai nel momento del bisogno.
L'ovazione del pubblico, la tripla doppia, gli amici: "È tutto perfetto"
A fine partita il pubblico di New York è tutto in piedi per lui, osannato mentre il cronometro volge lentamente verso la fine. Come la sua carriera, che resterà nel cuore e nella memoria di molti – conclusa in tripla doppia, come solo altri quattro giocatori prima di lui sono stati in grado di fare nella loro ultima gara in carriera. “Non sono stato un giocatore che amava tirare molto spesso, anzi. Non è il modo in cui ho approcciato al campo nella mia carriera. Ero abbastanza a disagio questa sera a prendere tutti questi tiri – 28, per la cronaca – con i miei compagni che continuavano a non attendere altro che io prendessi delle conclusioni. Adoro la competizione e prendermi delle responsabilità, ma non è questo il tipo di gioco al quale ho puntato nella mia carriera”. Il passato prossimo a inizio intervista mette i brividi; il sintomo di come con quella sirena si sia voltata definitivamente pagina. E a chi chiede a LeBron le ragioni di una “pazzia” – soprattutto per Chris Paul in realtà, che tra due giorni sarà di nuovo in campo contro gli Utah Jazz, a differenza degli altri tre – risponde serio: “Abbiamo iniziato questo viaggio tutti insieme. CP3 è arrivato un paio d’anni dopo, ma è diventato da subito come un fratello per noi. Qualcosa che è sempre andato ben oltre la pallacanestro. Chris ha giocato ieri a Oklahoma City ed è scappato qui prima di tornare a Houston, io ero impegnato al seguito della squadra, mentre Carmelo era già in città. È stato naturale pensare a una scelta del genere”. L'ultimo canestro in carriera di Wade arriva a 150 secondi dalla sirena: una tripla - uno degli aspetti più discussi del suo gioco - che lo porta al 29° posto tra i realizzatori all-time. L'ennesimo tassello di una carriera da record, l'ultimo anche quello.
L’assist all’amico Haslem e l’invito di Pat Riley: “Resta un altro anno”
Una tripla doppia immaginata nel pre-partita e voluta a tutti i costi, per chiudere in bellezza una carriera da giocatore a tutto tondo. Diventata un’ossessione quando sul finire del terzo quarto il conto totale diceva: 17 punti, nove rimbalzi e otto assist. Prima la tripla, dopo aver catturato il rimbalzo in difesa. Poi un passaggio vincente che lo porta un solo passo dal traguardo. A quel punto, il bersaglio da premiare e da scegliere sul parquet era scontato: Udonis Haslem, a cui lasciare un tiro comodo che il suo amico fraterno non poteva sbagliare. Le braccia di Wade sono già al cielo prima che la conclusione parta, convinto che il suo compagno – anche lui all’ultima gara in carriera, partito eccezionalmente titolare ad anni di distanza dall’ultima volta in un match chiuso in doppia doppia – gli avrebbe regalato l’ultima gioia. A fine partita Pat Riley lo abbraccia commosso e risponde alle sue parole d’amore con un “One more”. Concedici un altro anno, ma la decisione ormai è quella definitiva: “È tutto perfetto. Non pensavo potesse essere così. La gente che mi conosce sa quanto ci ho messo, quanto sono stato vero il percorso e le emozioni di questa stagione. Per questo non voglio voltarmi, né pensare di tornare indietro”. Le ultime frasi, prima di prendere il tunnel verso gli spogliatoi e lasciarsi alle spalle una straordinaria carriera.