I 37 punti di Irving uniti ai 26 di Tatum (massimo raccolto dai due come somma in stagione) lasciano ben sperare i Celtics: trovare la giusta chimica di talento è la chiave per provare a fare più strada possibile ai playoff
“Stavo provando a segnare più punti possibile nel terzo quarto per restare a galla, mentre loro continuavano a segnare. Non siamo partita al meglio dopo l’intervallo lungo, non come immaginavamo. Ma succede alle volte. Ai playoff bisogna saper limitare i danni nei momenti complicati e anche per questo abbiamo fatto un grande lavoro in gara-2. Tutti, nessuno escluso. La pallacanestro non è soltanto una questione relativa al numero di canestri segnati, ma una somma di piccole cose. È stata una vittoria conquistata con la grinta. Abbiamo capito che stavamo affrontando un gruppo di veterani, che c’era bisogno del gruppo e penso che questa volta si è visto quello che siamo in grado di fare”. Dopo mesi di polemiche, di provocazioni e critiche, Kyrie Irving veste i panni del leader distensivo e conciliante. Facile, direte voi, dopo aver giocato la prima grande partita della sua carriera ai playoff in maglia Celtics. Lo scorso anno era rimasto a osservare da bordocampo i giovani terribili della sua squadra andare oltre le aspettative, ma in sei mesi di regular season la somma con il suo talento era diventata sottrazione. La pallacanestro non è aritmetica, almeno fino a quando non si trova la giusta alchimia di talento: a quel punto spesso si passa alle moltiplicazioni e la speranza in casa Celtics è che questa gara-2 serva a indicare la via. “È stata una sensazione unica recitare da protagonista su un palcoscenico del genere. Ho fatto tantissima strada per arrivare a questo punto, dai playoff passati a guardare gli altri a causa di un doppio intervento alle ginocchia”. Irving è ciò che manca ai Pacers, che nel momento di massima necessità non hanno saputo a chi affidarsi in attacco – ogni riferimento a Victor Oladipo non è puramente casuale. Trentasei punti dopo, Boston sente di aver fatto un primo deciso passo in avanti in questa post-season (e non solo per il 2-0 nella serie, che nel 93% dei casi garantisce il passaggio del turno). Si parte da Irving e spesso si terminerà con la palla nelle sue mani, gli avversari sono avvisati.
Tatum mai così bene al fianco di Irving: così le cose funzionano per i Celtics
Il suo però non è stato un assolo, un acuto nel deserto, ma il sapiente risultato di un’alternanza vincente con Jayson Tatum – che chiude con 26 punti, dieci dei quali realizzati nel quarto periodo. Il n°0 di Boston non segnava così tanto dallo scorso 14 gennaio, quando ne mise 34 a referto in una gara persa contro Brooklyn: in quell’occasione Irving non era sul parquet e i suoi canestri vennero interpretati come una provocazione. “È un giocatore speciale, lo ha dimostrato per l’ennesima volta – sottolinea Tatum – per noi è una fortuna averlo come leader del gruppo, qualcuno in grado di fare cose di questo tipo e con la sua esperienza pregressa”. Tutto risolto – sembra – a parole e soprattutto sul parquet, visto che nel finale è stato Tatum a prendere e segnare la tripla del definitivo sorpasso a 51 secondi dalla sirena (su scarico di Jaylen Brown, altro giocatore spesso accusato da Irving). Una somma di talenti che per una volta ha portato Boston a fare un passo avanti e non due indietro. “Sono felice di essere diventato uno dei pochi giocatori a mettere a referto queste cifre in un'arena storica come il TD Garden. Questa maglia porta con sé sensazioni particolari, diverse dalle altre". Sugli spalti però qualcuno ha continuato a mugugnare, convinti del fatto che Irving a fine stagione deciderà lo stesso di fare le valigie e cambiare aria. La vera soddisfazione al momento per il n°11 dei Celtics però è quella di aver fatto ricredere i sostenitori del partito "giocavamo meglio senza di lui". No, d'ora in avanti questa Boston non può fare a meno del suo leader.