Philadelphia ospita Toronto con le spalle al muro: una sconfitta vuol dire fine della stagione e (forse) anche ultima apparizione in maglia Sixers di Butler e Harris. Anche se sotto accusa c'è soprattutto Ben Simmons | LIVE stanotte su Sky Sport NBA a partire dalle 2.00
Jimmy Butler è arrivato a Philadelphia a metà novembre. Tobias Harris lo ha raggiunto a febbraio, alla trade deadline. Due movimenti non da poco, fortemente voluti dalla proprietà (Josh Harris) e dal general manager (Elton Brand) con un obiettivo in testa: giocarsi il titolo già a giugno 2019. Perché dopo anni di “Processo” prima o poi deve arrivare il momento di capitalizzare, e a Philadelphia hanno scelto: meglio prima che poi. Quel prima è diventato ora; quel prima è diventato gara-6 contro i Toronto Raptors. Non perché vincerla vuol dire aver raggiunto i propri obiettivi, ma perché perderla significa averli falliti. In questo senso la sfida del Wells Fargo Center – in onda live su Sky Sport NBA a partire dalla 2 di notte – è una sfida senza domani. Per i Sixers 2018-19 ma anche per i Sixers come li conosciamo oggi, ovvero con i cosiddetti Fab Four, i quattro All-Star in quintetto (Joel Embiid, Ben Simmons, Jimmy Butler e Tobias Harris). Perché i primi due sono sotto contratto anche per il futuro, mentre Harris sarà unrestricted free agent e Butler ha in mano una player option da quasi 20 milioni a cui probabilmente rinuncerà, per sondare l’interesse sul mercato. E non finisce qui: se Philadelphia dovesse uscire per il secondo anno consecutivo in semifinale di conference (la scorsa stagione 1-4 contro Boston) anche la posizione di Brett Brown – da sei anni sulla panchina dei Sixers – potrebbe non essere più così sicura. Il perché è semplice: la coppia Harris (Josh)-Brand ha più volte ribadito che l’obiettivo (minimo) è di far meglio dello scorso anno. A questo servivano gli acquisti – costosi e rischiosi – di Butler e Harris. Una sconfitta in gara-6 (o 7) contro Toronto vorrebbe dire non aver fatto meglio. Vorrebbe dire aver fallito. E quindi, forse, dover cambiare (anche J.J. Redick vede il suo contratto – annuale – scadere a fine stagione). “Nessuno di noi è preoccupato di quello che può succedere in estate – assicura Jimmy Butler – perché ora la nostra concentrazione è tutta sul presente, sul cercare di vincere più partite possibili. Quando arriverà l’estate, ci preoccuperemo anche del resto”.
Come stanno andando Butler e Harris
Le parole sono quelle giuste, e arrivano dal giocatore che in questi playoff, e ancora di più in questa serie contro i Raptors, ha sicuramente la coscienza più tranquilla. Jimmy Butler sta giocando da Jimmy Butler, duro, tosto, affidabile, capace di rispondere presente quando le partite contano di più. Con Joel Embiid a mezzo servizio per i vari problemi fisici, è Butler il top scorer dei Sixers con quasi 23 punti a sera ma anche quello che ha visto aumentare di più il suo usage rate dalla stagione regolare (21.5% contro il 32.3% del centro camerunense) alle cinque sfide fin qui disputate contro Toronto (24.7% contro 26.6%). Se Embiid continua ad avere i rating offensivi e difensivi più determinanti, Butler è secondo offensivamente e terzo difensivamente e con la palla in mano più spesso rispetto a prima il n°23 dei Sixers ha aumentato anche notevolmente la sua percentuale di assist (dal 17.5% a quasi il 29%, miglior dato di squadra). L’ex giocatore dei Minnesota Timberwolves crea gioca e finalizza, e la sua capacità – anche a fronte dei problemi fisici di Embiid – di proporsi come leader di Philadelphia depone tutta a suo favore. Non così roseo invece il quadro che riguarda Tobias Harris: contro Toronto segna 5 punti in meno rispetto alla media dal suo arrivo ai Sixers e tira sotto il 38% dal campo rispetto al 47% (6/17 e 3/11 al tiro nelle prime due gare contro Toronto, poi ancora 2/13 da tre punti in gara-4). Giocatore intelligente, l’ex Clippers ha aumentato la sua produzione e il suo apporto in altre aree di gioco (più rimbalzi – due volte in doppia cifra – più assist) ma servono anche i suoi punti se si vuole rimandare l’eliminazione già in gara-6.
Missing in action: Ben Simmons
Probabile però che a influire forse più di tutti sui destini dei Sixers presenti e quindi futuri sia Ben Simmons, sicuramente il giocatore che contro i Raptors finora ha dimostrato le difficoltà più grandi. Impegnato difensivamente contro Kawhi Leonard – e nonostante le cifre da fenomeno dell’ex Spurs, titolare di prestazioni più che oneste – è offensivamente che la sua presenza sembra aver finora portato più danni che benefici a Philadelphia. “Sono molto concentrato sul mio compito difensivo, forse è vero che ho perso un po’ di vista quello che devo fare in attacco, rallentando troppo senza avvantaggiarmi come dovrei”, dice il n°25 di Brett Brown. Impietoso il dato dello usage rate: se in stagione regolare passavano dalla sue mani più del 21% delle azioni di attacco dei Sixers, contro Toronto sono solo il 13.5%, un calo evidente nel fotografare l’estraneità di Simmons alla manovra d’attacco della sua squadra. Ma c’è un dato ancora più clamoroso nell’evidenziare tutte le difficoltà dell’ex LSU: playmaker neppure troppo occulto quando è in campo, la sua percentuale di assist è scesa dal 34.1% della stagione regolare (miglior dato di squadra) al 21.3% delle cinque sfide contro Toronto. Nelle cinque giocate al primo turno contro Brooklyn, poi, Simmons si era guadagnato 24 viaggi in lunetta, simbolo della sua pericolosità quando gioca in maniera aggressiva nei primi secondi dell’azione, spesso in transizione. I liberi tentati fin qui contro i Raptors sono stati invece 4 in 5 partite (e solo uno realizzato!): “È vero, è un problema”, ammette coach Brown. “Ben deve essere più aggressivo”. Gara-6 per lui e per i Sixers è una partita senza futuro, dentro-o-fuori. Appuntamento da non perdere a partire dalle 2 di stanotte su Sky Sport NBA.