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Mercato NBA, Kemba Walker pensa al rinnovo: "Charlotte è la mia priorità"

NBA

Il n°15 degli Hornets rassicura i tifosi del North Carolina, parlando del suo futuro e di un rinnovo che segnerà in maniera definitiva la sua carriera: "Charlotte è casa mia, nessuna franchigia è in grado di garantirti il successo"

I PRINCIPALI OBIETTIVI DEL MERCATO NBA

Visto da Tokyo il mondo NBA assume una prospettiva completamente diversa. Kemba Walker, in viaggio in Giappone come ambasciatore della Lega, tra un bagno di folla e l’altro non ha ancora trovato la calma e la tranquillità necessaria per ragionare sulla decisione più importante della sua carriera: restare a Charlotte e passare all’incasso oppure mettersi in discussione e cambiare aria? La notizia che gli ha ridato morale dopo il mancato accesso ai playoff è stata la selezione per l’All-NBA arrivata al termine della sua miglior stagione in NBA, la più importante, coronata con la partenza in quintetto nella sua Charlotte durante l’All-Star Game: “Mi sono commosso quando ho saputo la notizia, le lacrime hanno iniziato a scorrere dai miei occhi. Ero soltanto un ragazzino del Bronx, è pazzesco essere arrivato fino a qui. Non posso crederci. Non immaginavo fino all’ultimo di essere dentro uno dei tre quintetti, anche perché non siamo riusciti a conquistare i playoff”. Una gioia dovuta non solo dall’onore dato dal ricevere un riconoscimento del genere, ma dettato dalle possibilità economiche che possono conseguirne. Grazie alla selezione in uno dei tre quintetti All-NBA nell’anno del rinnovo, il massimo salariale che gli Hornets possono offrirgli passa dai 189.7 milioni di dollari a 221.3 per cinque anni. Un bel salto in avanti, che allarga ancora di più il gap rispetto ai 140.6 milioni in quattro anni che tutte le altre squadre possono mettere sul piatto per convincerlo a cambiare aria. “Non c’è discussione: Charlotte è la mia prima scelta, la mia priorità – commenta Walker in un’intervista a The Athletic - È la squadra nella quale sono cresciuto in questi otto anni. Non sono tanti i giocatori che hanno la fortuna di giocare per la stessa squadra per tutta la loro carriera. Quando apro il mio profilo Instagram leggo gente che scrive “Kemba va via! Kemba non sarà più a Charlotte!”. Le persone però non capiscono che fare un discorso del tipo: ‘Devi andare in questa squadra per vincere’, non ha senso. Nessuna franchigia è in grado di garantirti il successo a prescindere”.

Kemba (sembra) promettere amore eterno: “Charlotte è casa mia”

Molte squadre però inevitabilmente sono certamente più avanti degli Hornets; la ragione che aveva portato molti a ipotizzare che il n°15 della squadra del North Carolina fosse pronto a fare i bagagli. Ottanta milioni di buoni motivi però sembrano aver spazzato molti dubbi: “Charlotte è casa mia, sono stato qui per otto anni e sono state di gran lunga le stagioni più incredibili della mia vita. La mia famiglia adora questo posto, i tifosi sono sempre stati al mio fianco. Tutta l’organizzazione è sempre stata fantastica e mi ha dato un sacco di opportunità”. Un amore non scontato e imprevedibile fino alla notte del Draft di otto anni fa: “Non avevo idea di quale sarebbe stata la mia destinazione: avevo sentito un bel po’ di indiscrezioni, tanti dicevano di voler puntare su di me. Alla fine però è stata Charlotte ha volermi, a rendermi il giocatore che sono e devo essere riconoscente a questa franchigia per la decisione che presero”. Le parole insomma lasciano davvero pochi dubbi, così come i nove milioni di dollari di media in più che incasserebbe grazie al super massimo elargito dagli Hornets. E poi a pesare è anche il fatidico quinto anno di contratto: “Penso che alla mia età un accordo così lungo sia fondamentale. Non so, non voglio sbilanciarmi [anche se difficilmente avrebbe potuto essere più chiaro di così, ndr], vedremo come andranno le cose. Io farò di tutto per giungere a un accordo”. Serve solo un po’ tempo e di calma per chiarirsi bene le idee: “Non ho ancora avuto modo di fermarmi a pensare da quando è finita la stagione: finito questo viaggio in Giappone, tornerò a casa e potrò discutere con la mia famiglia. Sceglieremo assieme cosa fare del nostro futuro. Ma certo, non voglio mentire. Il quinto anno di contratto è importante: quanto avrò a quel punto, 33 anni? È davvero fondamentale”. Talmente convinto che anche le particolari tecniche di convincimento di Cody Zeller e dei suoi sosia potrebbero funzionare.