Il lungo senegalese uscito da Central Florida e ignorato al Draft si è ritrovato a essere l'attrazione n°1 della Summer League di Las Vegas. E i tifosi scoprono che c'è molto di più oltre a un'altezza record (231 centimetri)
Un’ovazione incredibile ogni volta che si alza dalla panchina per entrare in campo e i fischi immancabili a coach Scott Morrison quando decide di farlo riposare togliendolo dal parquet. Tacko Fall, il lungo arrivato ai Celtics da undrafted, è la principale attrazione della Summer League di Las Vegas, adesso che i Pelicans hanno scelto di tenere a riposo Zion Williamson. Il centro di Boston, alto 231 centimetri, è finito fuori dai 60 all’ultimo Draft, ma è stato subito selezionato dai biancoverdi che non hanno esitato nel dare un’opportunità a un corpo di quelle dimensioni: “È una situazione pazzesca per me, qualcosa di diverso dal resto”, racconta lui. “Mi sento onorato di poter essere in questa situazione, fortunato del fatto che le persone continuano a dimostrarmi il loro affetto. Ma il mio obiettivo è quello di conquistare fiducia e restare concentrato”. Il pubblico infatti continua ad avere occhi soltanto per lui, esultando e impazzendo di gioia ogni volta che segna un canestro, raccoglie un rimbalzo o piazza una stoppata. Il suo possesso difensivo che ha regalato nel finale la vittoria per 82-79 ai Celtics contro Cleveland ha fatto il paio con il coro partito dagli spalti a metà terzo quarto: “We want Tacko”, rivolto allo staff di Boston che lo aveva tenuto a lungo in panchina. “Ogni volta che siamo in pubblico, sembra sempre esserci qualcuno che lo riconosce e che vuole una foto o un autografo”, racconta coach Morrison. “Ero curioso di sapere quanto fosse particolare per lui questa condizione, ma in realtà mi ha detto che ormai da anni a causa della dimensione la gente continua a chiedere di lui. Chiunque sarebbe infastidito da un continuo di attenzioni di quel tipo, io sarei il primo a non sopportarlo. Tacko invece dimostra sempre grande disponibilità con chiunque”. Il suo obiettivo è quello di conquistare sul parquet un contratto, qualcosa di ben più rilevante dell’affetto dei tifosi che in lui al momento vedono una mascotte in campo e poco altro. In fondo con i Celtics alla Summer League partecipano due scelte al primo e due al secondo giro, ma le attenzioni sono solo per lui. Contro Cleveland sono arrivati 12 punti con un perfetto 5/5 dal campo, ma anche prestazioni del genere potrebbero non bastare, perché i Celtics potrebbero già aver impegnato tutte le caselle del loro roster.
“LeBron James? Preferirei essere Steve Jobs”
Tutti ovviamente di lui notano i centimetri (“Non si possono insegnare, se riceve palla sotto canestro o gli fai fallo o lo lasci segnare”, dice il suo compagno di summer league Tremont Waters) ma sono altri gli aspetti del gioco che decideranno se troverà o meno un posto in NBA. Su tutti la sua mobilità di piedi, allenata giocando a calcio (il suo primo amore) per le strade di Dakar, ma anche una serie di doti tecniche che è pensabile possano ancora migliorare visto che prima dei 4 anni a Central Florida (1° di sempre per stoppate, 3° per rimbalzi, il 74% dal campo in maglia Knights, un record NCAA) Fall ha giocato a pallacanestro soltanto altri due anni, lasciandogli così ampi margini di miglioramento futuri. Non dovesse coronarsi con successo una carriera NBA – o comunque sui parquet da professionista – il senegalese che oggi insegue la chance di affrontare da avversario (magari in un Celtics vs. Lakers) LeBron James ha però le idee chiare: “Se dovessi scegliere tra essere il prossimo LeBron James o il prossimo Steve Jobs, sceglierei Jobs. Perché prima o poi il tuo talento atletico ti abbandona, ma la tua conoscenza resta con te per sempre”. E per un appassionato di tecnologia, biochimica e ingegneria laureatosi però con un doppio indirizzo in psicologia e business il mercato del lavoro potrebbe facilmente offrire diverse opportunità.