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NBA, Steph Curry: "Voglio esserci a Tokyo 2020 e punto al terzo titolo di MVP"

NBA

Dopo il settimo posto di Team USA ai Mondiali cinesi, il tiratore di Golden State è il primo a candidarsi a un posto in squadra per la spedizione giapponese del 2020: "Dopo due ori mondiali voglio le mie prime Olimpiadi". Poi torna sull'addio di Durant agli Warriors

DURANT: "A VOLTE ODIO IL CIRCO ATTORNO ALLA NBA"

Dopo il deludente settimo posto cinese, Jerry Colangelo ha alzato la voce: “In vista di Tokyo 2020 USA Basketball si ricorderà di quelli che hanno detto no ai Mondiali”. Una lunga lista di giocatori, in cui trova posto anche il nome di Steph Curry, che però – quasi a sfidare le parole del n°1 della federazione USA – ai microfoni di ESPN lancia la sua candidatura per la prossima spedizione, quella olimpica: “Il piano è quello di esserci, non ci sono dubbi, sperando che infortuni o altro non si mettano di mezzo: tocco ferro. Di certo mi piacerebbe esserci, perché non sono mai stato alle Olimpiadi, un’esperienza che vorrei davvero vivere. Ho vinto due ori ai Mondiali ma le Olimpiadi sono diverse, l’anno prossimo vorrei esserci”. Anche per ristabilire una certa gerarchia nel basket mondiale: “Siamo ancora noi i migliori, soprattutto se scendiamo in campo con i giocatori giusti e con l’impegno giusto: l’anno prossimo sarà così”, assicura il n°30 di Golden State, per cui la stagione che va a iniziare è importante anche perché a lui – senza più Durant e Thompson al suo fianco (almeno all’inizio) – gli Warriors guardano più che mai come leader incontrastato: “Io gioco sempre allo stesso modo: ogni volta che scendo in campo sono convinto di essere il miglior giocatore al mondo. La mia mentalità è questa, che non vuol dire che voglio prendermi ogni tiro ma che fiducia nel mio gioco e aggressività sono sempre al massimo. Alla fine vincere un terzo titolo di MVP sarebbe davvero speciale: ho già vissuto l’esperienza e mi piacerebbe ripeterla, per cui magari cercherò di spingere un po’ più del solito perché possa accadere. Tutto quello che faremo, però, avrà un solo obiettivo: quello di provare ad alzare un altro banner di campioni NBA”.

Curry risponde a Durant

In attesa del ritorno di Thompson, con il solito Draymond Green al fianco e la novità D’Angelo Russell da inserire, l’assenza di Kevin Durant sarà ovviamente la differenza maggiore tra gli Warriors del passato e quelli del futuro. “Mi piacerebbe potessimo ancora giocare assieme, perché K[evin] è un talento e una persona incredibile. Assieme abbiamo vinto tanto, ma ora lui ha preso una decisione personale e come ogni decisione personale non può essere contestata”. A Curry però viene chiesto di rendere conto delle ultime, sibilline parole del suo ex compagno, che è tornato sul suo periodo in maglia Warriors in una recente intervista con il Wall Street Journal. “Ha detto di non essersi mai sentito completamente accettato? Non lo so, credo che nel processo di addio da Golden State – e di contemporanea accettazione a Brooklyn – senta una certa necessità di distaccarsi dal suo passato. Ma noi sappiamo il legame che c’è stato tra noi, come compagni e come amici, così come nessuno può toglierci quello che abbiamo vinto assieme. Ha sentito il bisogno di prendere una certa decisione, l’ha presa, e ora forse deve spiegarla in qualche modo: ma va tutto bene”. Idem per una velata critica mossa da KD allo stile offensivo degli Warriors, “una motion offense che funziona solo fino a un certo punto”: “Mi interessa il giusto discutere sullo stile di gioco”, taglia corto Curry. “Abbiamo vinto due titoli, abbiamo trovato il modo di raggiungere un certo equilibrio. Certo, ognuno di noi ogni tanto ha voglia di giocare in isolamento, in un modo o nell’altro: ma alla fine io preferisco vincere dei titoli NBA”. E l’obiettivo di Curry non cambia, anche senza Durant.