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NBA, Brandon Ingram e la sua stagione da All-Star a New Orleans

NBA

Dopo le tre annate in altalena ai Lakers e i gravi problemi fisici dello scorso anno, il n°14 dei Pelicans sta giocando la pallacanestro migliore della sua carriera: cifre e percentuali da All-Star, in attesa del debutto al suo fianco di Zion WIlliamson

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A New Orleans aspettano la prima partita NBA di Zion Williamson, ma nel frattempo si godono un Brandon Ingram versione All-Star - la miglior aggiunta a un roster rinnovato in estate e con enormi margini di crescita. La seconda scelta assoluta al Draft 2016 - reduce da un triennio complicato a Los Angeles e un’estate passata a risolvere la grave infezione al sangue che aveva fatto temere il peggio - è tornato sul parquet giocando il miglior basket della sua carriera. Dodici partite da protagonista assoluto su entrambi i lati del campo, in cui Ingram ha sempre segnato almeno 21 punti (tranne contro Oklahoma City, quando è rimasto sul parquet soltanto 13 minuti causa infortunio): sono 26.3 punti di media, conditi con oltre 7 rimbalzi e 4 assist. A impressionare però sono soprattutto le percentuali dal campo, che lo rendono uno degli attaccanti più efficienti della lega: 51.6% complessivo, costruendosi spesso il tiro dal palleggio e sfruttando un fondamentale 46.3% dall’arco - a dimostrazione di quanto lavoro abbia fatto in estate sul suo gioco. Le conclusioni dalla lunga distanza infatti sono una delle chiavi: i tentativi sono triplicati rispetto al passato (da 1.8 a 5.6 di media), con una percentuale di conversione mai così alta. Un mix letale, che a molti ricorda l’arsenale tecnico offensivo di Kevin Durant: “Pensavano fossero caz***e, invece adesso si sono ricreduti in molti”, ha sottolineato il diretto interessato a margine della sfida persa contro i Nets di KD (presente in panchina al Barclays Center), chiusa con 40 punti a referto - il suo nuovo massimo in carriera.

Il (triste) passato ai Lakers e l'infortunio sono ormai alle spalle

È lungo Ingram, lunghissimo: le sue braccia sembrano non finire mai, così come le gambe a cui lentamente sta aggiungendo massa e muscoli attorno a ossa chilometriche. Una stazza che gli permette di esplorare a proprio piacimento le debolezze dell’avversario diretto di turno, un mix di velocità e centimetri con pochi eguali nell’intera lega. Un talento cristallino, schiacciato dalle pressioni in maglia Lakers: prima la voglia di tornare al successo dei gialloviola e poi l’ingombrante convivenza con LeBron James sul parquet. La stagione 2018/19 doveva essere quella della rinascita per Ingram e invece si è rivelata un fallimento, chiusa nel peggiore dei modi: 17 partite fuori a causa di un problema al sangue, grumi che non lasciavano presagire nulla di buono. Settimane di terapia e controlli, l'operazione alle costole e decine di giorni di riposo assoluto però hanno scongiurato pericoli ben più gravi - all’inizio si era parlato anche di un possibile ritiro dalla pallacanestro - e permesso al n°14 dei Pelicans di prepararsi al meglio a questa nuova avventura.

Il rinnovo di contratto e il futuro in maglia Pelicans

E nonostante sia passato soltanto un mese dall’inizio della regular season, c’è già chi pensa alla prossima estate, al suo contratto e a un rinnovo che sarà inevitabilmente molto costoso per i Pelicans: un talento del genere infatti va tenuto stretto, anche a costo di pagarlo a caro prezzo. Ingram infatti, oltre a essere il giocatore di maggior talento ottenuto dalla trade che ha coinvolto Anthony Davis, è anche quello più complicato da gestire a livello contrattuale, A New Orleans però sanno di dover gettare le basi per andare a caccia di un futuro fatto di successi. “Continuo a ripetergli che ogni volta che ne abbiamo bisogno, lui è riuscito a darci una mano enorme - sottolinea coach Gentry, che continua a coccolarlo e già sogna di metterlo in campo di fianco a Zion - In passato magari non era sempre così, ma quest’anno è sempre stato decisivo”. Nell’ultima vittoria raccolta contro Phoenix infatti, Ingram ha giocato una partita da superstar: dopo aver sbagliato sei dei primi sette tentativi dal campo, commesso quattro falli e guardato buona parte del terzo quarto dalla panchina, l’ex Lakers è riuscito nell’ultima frazione a segnare 15 dei suoi 28 punti, aggiungendo poi 8 rimbalzi, 5 assist e un paio di canestri decisivi in volata per regalare ai Pelicans la sesta vittoria stagionale. Proprio come le grandi star della lega. Ancora troppo poco per sognare in grande nell’immediato, abbastanza per assaporare i successi che potranno arrivare in futuro.