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NBA, Kendrick Nunn non ha dubbi: “Sono io il rookie dell’anno”

NBA

Sorprendente con gli Heat tanto da diventare titolare inamovibile nella squadra di coach Spoelstra, il n°25 di Miami non ha dubbi su chi sia il miglior giocatore al primo anno nella lega: “Se continuo così, il premio lo vinco io”

In attesa dell’atteso esordio di Zion Williamson, è un altro il rookie che sta facendo molto parlare di sé: Kendrick Nunn, sconosciuto a molti fino a qualche settimana fa e pescato da Miami tra i giocatori che non sono passati dal Draft. Un altro grande colpo di Pat Riley e del suo staff di osservatori, che a basso costo si sono garantiti un titolare chiave nella stagione degli Heat. In una lunga e interessante intervista rilasciata a Shams Charania di The Athletic, Nunn non ha nascosto le sue ambizioni - sottolineando come per lui sia finalmente arrivato il momento di far capire all’intera NBA di che pasta è fatto: “Sì, onestamente mi sento il favorito nella corsa al premio di rookie dell’anno al momento. È molto presto per stilare una classifica definitiva, ma le mie prestazioni di certo al momento mi fanno partire avvantaggiato sugli altri. La speranza è soltanto quella di mantenere questo standard di rendimento, a quel punto il premio sarà inevitabilmente mio”. Una sicurezza mostrata anche sul parquet da un giocatore scartato al Draft ed entrato nella lega soltanto dalla porta sul retro. Dopo la stagione agli Warriors (trascorsa quasi totalmente in G-League), Nunn ha finalmente trovato spazio e fiducia a Miami - ripagata nel migliore dei modi già durante la preseason. I suoi 40 punti in amichevole erano soltanto il primo segnalo di quello che è in grado di fare: 17 partite con 30 minuti di media trascorsi sul parquet (il migliore dei segnali per un giocatore a caccia di conferme), in cui sta segnando con invidiabile frequenza. Ben 16.5 punti di media, con il 40.4% dall’arco su quasi sei tentativi a partita, a cui aggiunge oltre tre assist ogni volta che scende sul parquet. Massimo in stagione i 28 punti contro Atlanta - ben sette volte oltre quota 20 - ma se chiedete a lui vi dirà che la miglior partita che ha giocato in NBA è la prossima. Adesso che può guarda solo avanti Nunn, a 24 anni sa di non avere più tempo da perdere.

Chicago nel cuore: gli incontri (emozionanti) con Wade e Rose

Per lui, nato a Chicago e cresciuto immerso nel mondo della pallacanestro cittadina, è impossibile nascondere l’emozione di fronte ad alcuni traguardi e incontri a lungo sognati da ragazzo. “L’abbraccio con Wade mi ha dato i brividi: per noi di Chicago è un’icona, a prescindere dal fatto che io adesso giochi con Miami. Mi ha detto di lavorare duro, di essere una spugna nell’imparare tutto, di ascoltare prima di dire la mia”. Quattro giorni dopo quell’appuntamento particolare, ne è arrivato un altro: l’incrocio sul parquet con i Detroit Pistons di Derrick Rose - leggenda della Simeon High School, frequentato dallo stesso Nunn. “Mi ha fatto i complimenti per i risultati che sto ottenendo in campo e mi ha dato un sacco di consigli. Significa tantissimo per me, lui è il modello al quale mi sono ispirato in ogni fase della mia crescita. Sono stato ai suoi camp a Chicago, mi ha aiutato già tanto nel mio percorso”. Un trittico di emozioni in questo primo mese di regular season concluso con la prima partita da titolare allo United Center. Ben 13 punti nel primo quarto, 21 totali davanti a più di 300 tra familiari e amici presenti all’arena per vederlo. “Una giornata che non dimenticherò mai, il compimento di un lungo percorso”. Un’emozione unica, vissuta sempre con il n°25 sulle spalle; lo stesso indossato da Benji Wilson, il più grande giocatore di high school a Chicago, ucciso 25 anni fa prima che potesse spiccare il volo in NBA.