Secondo quanto scritto da ESPN, la NBA avrebbe rimandato la riforma del calendario di cui si parla da mesi: non ci sarà quindi il voto dei proprietari il prossimo aprile che avrebbe reso realtà il torneo di metà stagione, un mini-torneo per entrare ai playoff e il reseeding delle finaliste di conference. L’idea comunque non è tramontata: si continuerà a studiare una riforma epocale
Contrariamente a quanto si pensava, la riforma del calendario della NBA non è imminente. Pare essere messa in pausa infatti l’idea di sottoporre la nuova strutturazione della stagione – con un torneo di metà stagione, un mini torneo per entrare ai playoff e il reseeding delle finaliste di conference – ai proprietari il prossimo aprile. Se le proposte fossero state accettate dai due terzi delle 30 franchigie, infatti, sarebbero entrate in vigore dalla stagione 2021-22, la 75^ nella storia della NBA, ma al momento la lega ha preferito rimandare questa votazione a data da destinarsi. Questo non significa che la NBA abbia rinunciato al progetto fortemente voluto dal commissioner Adam Silver: come riportato da ESPN, la speranza è ancora quella di renderle realtà il prima possibile, ma nel frattempo continuerà a studiare il modo migliore per implementarle, specialmente il torneo di metà stagione. Ci sono discussioni in corso con le squadre, l’associazione giocatori e i partner televisivi su quando disputare il torneo in stile calcio europeo, con il periodo inizialmente previsto tra il Giorno del Ringraziamento e metà dicembre che potrebbe slittare a Natale-metà gennaio. Il reseeding delle finaliste di conference, invece, continua a ricevere poco supporto dalle squadre, preoccupate soprattutto dal fatto che i viaggi potrebbero incrementare di ben il 60% rispetto a quelli attuali (ad esempio con una semifinale tra Portland e Miami, due tra le città più distanti della lega). Per quanto riguarda la diminuzione delle gare di regular season da 82 a 78 per accomodare il torneo di metà stagione e quello per entrare ai playoff, invece, il dubbio è che il “buco” economico creato da due gare interne in meno non riesca a essere colmato dai due tornei, anche se la speranza della NBA è quella di creare abbastanza ricavi per sopperire a quelle perdite.