La NBA ha comunicato alle proprie franchigie che le stime sul salary cap per la prossima stagione è scesa di un milione di dollari, dopo le sponsorizzazioni perse dalla Cina a ottobre per il tweet di Daryl Morey a supporto di Hong Kong. Ecco cosa cambia nella prossima stagione con il cap fissato a 115 milioni di dollari
Quando si parla di soldi e di NBA, le parole chiave sono solamente tre: Basketball Related Income, cioè l’insieme di tutti i ricavi della lega in una stagione dall’1 luglio al 30 giugno. Da quel numero complessivo deriva il salary cap e tutte le regole che le squadre devono rispettare per costruire il proprio roster, ed è notizia di ESPN che le cose sono leggermente diverse rispetto a quanto ci si aspettava. La NBA ha infatti reso noto alle sue 30 franchigie che la stima per la stagione 2020-21 è di 115 milioni, in crescita rispetto ai 109 della stagione attuale ma comunque inferiore a quanto ci si aspettava (tra i 116 e i 117 milioni). Il motivo è presto detto: le mancate sponsorizzazioni dalla Cina a seguito del tweet di Daryl Morey a supporto delle proteste di Hong Kong sono costate tra i 150 e i 200 milioni di dollari alla lega, con una diretta ripercussione quindi sui paletti che le squadre dovranno rispettare. La conseguenza più importante riguarda le squadre che pagheranno la luxury tax, il cui limite è ora fissato a quota 139 milioni invece dei 141 inizialmente previsti: questo significa che alcune squadre pagheranno tra i 6 e gli 8 milioni in più rispetto alla stima precedente, e tra queste potrebbero ricadere Boston, Brooklyn, Golden State, Houston e Philadelphia, oltre a Denver, Milwaukee e L.A. Clippers.
Perché la NBA ha anticipato la stima?
Solitamente la NBA fa circolare comunicazioni di questo tipo molto più avanti nell’anno, ma ha deciso di anticiparla in vista della deadline del mercato prevista per giovedì 6 febbraio alle 21 italiane così da dare alle sue squadre tutte le informazioni possibili per muoversi al meglio. Secondo quanto scritto da ESPN, comunque, non dovrebbe avere un grosso impatto sulle scelte delle squadre, anche perché in pochi avranno spazio salariale nella prossima estate – e i free agent non sono di altissimo livello come nel 2019. Per alcuni giocatori, questa stima al ribasso potrebbe avere un impatto sui guadagni: le estensioni di Ben Simmons, Jamal Murray e Pascal Siakam, infatti, potrebbero essere riviste di 1-1.5 milioni al ribasso lungo la durata dei loro accordi, visto che erano legate direttamente al 25% del salary cap invece di avere un numero fisso.