La sua maglia n°23 rubata durante l'ultima di sei trasferte consecutive dei suoi Bulls. MJ senza il 23 come Superman senza il mantello? Tutt'altro: il 14 febbraio 1990 Jordan infligge 49 punti ai Magic, anche se Chicago perde. E quella maglia n°12 rimane soltanto un cimelio da collezionisti
Il magazziniere dei Bulls se ne accorse solo una volta arrivato all’arena: a pochi minuti dalla sfida tra Chicago e Orlando, non c’era traccia della maglia rossa n°23 dei Bulls. Non una maglia come le altre, ma quella di Michael Jordan. Era il 14 febbraio 1990 e “His Airness” sarebbe dovuto scendere sul parquet della O-rena nel giro di pochi minuti. MJ senza il 23? Un po’ come Superman senza il mantello. Anche perché i Bulls in Florida erano alla sesta di sei trasferte lontano da Chicago, già contrassegnata da sconfitte in doppia cifra contro Houston, Los Angeles e Denver. Ora dover affrontare i Magic, in back-to-back, dovendo anche preoccuparsi del furto della n°23 rosso-nera sembra il presagio peggiore per concludere la lunga trasferta. I Bulls fanno di tutto per ritrovarla, ottenendo che qualsiasi persona presente all’arena con la possibilità di accesso a spogliatoi e altre aree dedicate alla squadra ospite venisse perquisito e interrogato in merito. Nessuna fortuna. La 23 di Jordan non si trova e anche il tentativo del magazziniere di Chicago di chiedere a un tifoso sugli spalti di cedere la sua maglia n°23 perché MJ potesse indossarla si rivela vana, per una (evidente) differenza di taglia. Così non resta altro che recuperare una maglia di fortuna, l’unica disponibile – senza nome sulle spalle, il n°12 sul petto – e convincere Michael Jordan a indossarla. Detto, fatto. Il fuoriclasse dei Bulls non sembra risentirne, perché in 47 minuti segna 49 punti, prendendosi 43 tiri. Ci aggiunge anche 7 rimbalzi, 2 assist, ma nessun “furto” – perché un furto l’aveva già subito, ed era abbastanza. I Bulls perdono ai tempi supplementari, il punteggio finale dice Orlando-Chicago 135-129 e chiude il bilancio del road trip di MJ e compagni con una sola vittoria a fronte di cinque sconfitte (da cui scaturirà però una striscia di 9 successi consecutivi). L’incredibile prestazione – 49 punti – non è poi così incredibile in sé, visto che Jordan durante quella stagione toccò per 22 volte quota 40 punti o più, compreso – un mese e mezzo dopo – la famosa gara da 69 punti contro Cleveland, capace di restare come il suo massimo in carriera. Ma se non incredibile, sicuramente irripetibile: l’unica volta di MJ con il n°12 sulle spalle.