"Crisi come opportunità": è quello che iniziano a pensare alcuni proprietari NBA e alcuni dirigenti dei principali network televisivi. E così si fa strada l'idea di una NBA in campo regolarmente a luglio e ad agosto: quella che sarebbe una rivoluzione epocale potrebbe dire grazie a... Floyd Mayweather, Conor McGregor e Zion Williamson. Ecco perché
Lo stop imposto dall’epidemia di Covid-19 sta mettendo in dubbio il regolare svolgimento del calendario NBA — che regolare, almeno per un dettaglio, non lo sarà: le date in cui si porterà a termine la stagione. È nell’interesse di tutti — tenuto ovviamente in conto come principio guida la salute di tutte le persone coinvolte — riprendere a giocare e completare la stagione, uno scenario che al momento potrebbe anche voler dire ritorno in campo a metà/fine giugno e finali NBA a fine agosto se non addirittura a settembre. Una soluzione d’emergenza, certo, ma come viene ripetuto (fin troppo) spesso “crisi può anche significare opportunità” e sono già più di una le voci che vedono una soluzione del genere un interessante test per modificare il futuro del calendario NBA. Intervenendo recentemente all’MIT Sloan Sports Analytics Conference, il proprietario degli Atlanta Hawks Steve Koonin ad esempio ha presentato la propria idea: iniziare e finire il campionato due mesi più tardi rispetto alle date attuali. Consapevole del calo dei rating nazionali fatti registrare dalla NBA in questa stagione, Koonin ha aggiunto: “Non è necessario reinventare la ruota per dare una nuova spinta ai rating: a volte è sufficiente evitare la competizione degli altri grandi eventi sportivi”. Che nel caso della NBA vuol dire soprattutto la stagione NFL, che al momento coincide per più di tre mesi con quella NBA. Far sì che le squadre scendano sul parquet solo da metà dicembre in poi, ridurrebbe tale periodo di sovrapposizione tra i due eventi sportivi a poco più di un mese e mezzo (con i primi giorni di febbraio termina anche la stagione del college football).
L’estate fa bene ai rating
Un avvio posticipato di un paio di mesi porterebbe a delle finali da disputarsi ad agosto e a un settembre da dedicare al mercato dei free agent. Fino a oggi, aveva fatto notare qualche giorno fa Mark Cuban, il grande avversario di una presenza NBA nei mesi estivi è sempre stata la televisione, convinta che — con giornate più lunghe, temperature più miti e la gente meno portata a restare in casa — i rating estivi avrebbero subito un drastico ridimensionamento. “Ma le finali NBA sono le finali NBA: la gente le guarderebbe comunque, anche se fossero in estate”, osserva però il presidente di ESPN John Skipper. E in più in estate, fanno notare in molti, la competizione è molto più debole, il football è fermo e gli eventi sportivi scarseggiano. Tanto che nel recente passato, la scelta di programmare un incontro epico come la sfida sul ring tra Floyd Mayweather e Conor McGregor — andata in onda il 26 agosto 2017 — si è rivelata essere un’ottima decisione, diventando il secondo evento di boxe più visto di sempre in pay-per-view e generando oltre 4.3 milioni di dollari: “Da inizio agosto non si parlava d’altro”, osserva il CEO di Showtime, il network che ha trasmesso l’evento. E la NBA ha già avuto una prima riprova di un alto interesse — anche estivo — tra i propri tifosi, quando lo scorso luglio il match di esordio di Zion Williamson con i Pelicans in summer league ha fatto registrare ascolti record per un evento sportivo, con un forte segno positivo (+35%) sui rating di tutta la summer league. Ancora Espinoza, n°1 di Showtime: “Non si può abbandonare a se stesso il palinsesto estivo e poi lamentarsi dei rating: programmiamo qualcosa di forte e gli ascolti arriveranno”. È quello che è sempre più tentata di scoprire la NBA e che oggi — spinta dalla necessità di uno stop imprevisto — potrebbe esplorare con ancora più convinzione. Ovvio, cambiamenti epocali non potrebbero avvenire nell’immediato: il contratto collettivo scade nell’estate del 2024, mentre l’estate successiva andrà e esaurirsi l’attuale contratto televisivo firmato nel 2014 per 24 miliardi di dollari. E non è detto che tra 2024 e 2025 qualcosa di grosso non sia destinato a cambiare.