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NBA, 'Melo Anthony in chat con Wade: "Il giorno in cui LeBron James mi ha salvato la vita"

NBA

L'ala dei Blazers e la leggenda degli Heat tornano sulla famosa vacanza alle Bahamas (quella con Chris Paul e LeBron James dove è nato il "Banana Boat Team") e svelano il salvataggio in acqua di "King" James nei confronti di 'Melo: "Sembrava MacGyver!". Non manca neppure un divertente aneddoto di Kobe Bryant

Della loro amicizia, del loro essere una vera e propria squadra — il celebre Banana Boat Team, composto da LeBron James, Dwyane Wade, Carmelo Anthony e Chris Paul — si è detto e scritto tanto ma ora in un Instagram live tra l’ex leggenda dei Miami Heat e il giocatore dei Portland Trail Blazers Wade e Anthony si sono divertiti a rivelare episodi mai prima emersi. Come quella volta — racconta Anthony — “in cui LeBron James mi ha salvato la vita”. Si tratta proprio della mini-vacanza trascorsa assieme dalle quattro superstar NBA, in barca alle Bahamas. I quattro decidono di tuffarsi in acqua per farsi una nuotata, ma le condizioni del mare non sono le migliori: “C’era tanta corrente, molto vento”, racconta Anthony. Che si attarda un po’ in acqua “per godermi le meraviglie della barriera corallina — è colpa mia, lo ammetto”, ma quando riemerge dallo snorkeling si accorge che la corrente lo sta portando via, lontano dalla barca. “Ehi, prima di tutto: perché tu non hai fatto niente per venire a salvarmi?”, la domanda che ‘Melo Anthony rivolge scherzosamente a Wade (“Non riuscivamo a vederti!”), prima di rivelare: “Metto fuori la testa dall’acqua, vedo in lontananza la barca e vedo LeBron buttarsi in acqua: sembrava MacGyver!”, racconta l’ala dei Blazers. “Mi raggiunge, con un braccio mi prende e mi trascina con sé, con l’altro continua a nuotare portandomi in salvo: mi ha salvato la vita, mi ha letteralmente salvato la vita!”. Concorda Wade, che ride divertito: “Lo racconto sempre a tutti: ho visto LeBron fare un sacco di cose incredibili in campo, ma fuori dal campo mai come quella volta che ha salvato la vita a ‘Melo”.

“Darko chi? A Detroit avremmo vinto 2-3 titoli”

Carmelo Anthony poi ritorna sul famoso Draft 2003, quello che ha visto LeBron James andare a Cleveland, Dwayne Wade a Miami e Anthony a Denver: “Se oggi guardiamo a come sono andate le cose nelle nostre carriere, mi viene da dire che tutto è andato per il meglio, perché ognuno di noi ha in qualche modo realizzato il suo destino. Non so cosa sarebbe successo se fossi finito a Detroit: certo, avrei probabilmente due o tre anelli di campione NBA, ma non so cosa sarebbe accaduto alla mia carriera in generale”.

Il ricordo di Kobe (“Il Padrino”) Bryant

Il giocatore ai Blazers sceglie anche di condividere un ricordo personale di Kobe Bryant e per farlo torna alla sua prima sfida NBA contro la superstar dei Lakers: “Non lo conoscevo, per cui non sapevo come comportarsi con lui: non sai mai se un giocatore ti stringerà o meno la mano, non sai mai se ti parlerà nel corso della partita oppure no… Kobe iniziò col fare un po’ di trash talking: ‘Ti facciamo divertire un po’ ora, ma poi nel quarto quarto le cose cambiano: nel quarto quarto ti marco io’. ‘Cosa stai dicendo? Perché non mi marchi adesso, allora?’, ricordo di avergli risposto. Comunque: la partita va avanti, arriva il quarto quarto. Gli arbitri iniziano a fischiare solo in suo favore, ogni contatto un fallo, mentre lui mi trattiene, mi colpisce, fa di tutto — e nulla, mai un fischio. Da quel momento abbiamo iniziato un duello super intenso, e lui comincia a toccarmi con la mano sul collo, dietro la testa — una delle cose più irrispettose verso un altro giocatore. ‘Calmati ragazzino’, continuava a ripetermi. Io ho pensato: ‘Ora lo ammazzo’”, racconta Anthony divertito. “Siamo andati avanti così fino alla fine delle partita, quando è venuto da me e mi fa: ‘Ti sei guadagnato il mio rispetto’. ‘Cosa?!? Dobbiamo giocare per il tuo rispetto?!? Questo si crede di essere 'Il Padrino'... Pensa che dobbiamo baciargli l’anello?’, mi dicevo… Ma Kobe era così: ‘Non ti sei tirato indietro, hai accettato la sfida, lo apprezzo’. Da quel momento ci siamo avvicinati molto, all’inizio parlavamo solo di pallacanestro, poi è diventata una bella amicizia, poi anche le nostre famiglie si sono conosciute e parlavamo davvero di tutto, della vita in generale”.