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NBA, Chris Paul fissa la timeline per tornare a giocare: "Due settimane non bastano"

CORONAVIRUS
©Getty

In una conference call coi giornalisti, la point guard dei Thunder e presidente dell’associazione giocatori ha parlato della situazione legata al coronavirus dal punto di vista dei protagonisti in campo: "Due settimane non ci bastano, siamo noi giocatori a scendere in campo perciò dobbiamo essere noi a decidere"

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È ormai passato un mese e mezzo dall’ultima volta che un pallone ha rimbalzato su un campo della NBA, e in tutto questo periodo neanche uno come Chris Paul ha potuto fare un tiro a canestro in una palestra. Per questo, secondo il presidente dell’associazione giocatori NBA il periodo di allenamenti necessario per ritrovare una forma accettabile non può essere di due settimane: “Ve lo dico subito, anche se non credo che la NBA ci stia pensando. Ma se ci dicono: ‘Ehi, avete due settimane e poi cominciamo’, la nostra risposta è no. Non può succedere. Qualunque sia il tempo necessario per rimetterci informa, saremo noi a dare un input alla lega, perché siamo noi quelli che giochiamo. Quello viene al primo posto. Non possiamo mettere a rischio di infortuni i nostri giocatori, perché con pochi allenamenti il rischio sarebbe ancora più alto di prima”. Secondo CP3 una tempistica adatta sarebbe non meno di 3-4 settimane, ma anche lui — nonostante la posizione privilegiata e il filo diretto con Adam Silver — non sa quando si potrà tornare a giocare. “Siamo veramente in una situazione in cui nessuno sa cosa succederà. Molte volte i miei colleghi mi chiedono ‘Ehi, cosa sta pensando di fare la lega? Cosa succederà con i playoff? Cosa succede all’All-Star Game’ e per dare una risposta basta andare al vertice, da Adam, per ottenerla. Ma questa volta non è così semplice: non è che ho le risposte e sto cercando di nasconderle, è che davvero non le ho”. L’unica cosa certa, almeno dal punto di vista di CP3, è la voglia di tornare in campo: “Vogliamo giocare, questo è sicuro. Ma stiamo cercando di capire come farlo succedere. E ci sono tanti passaggi da affrontare perché accada. Ci sono molte ipotesi, è bello che tutti stiano cercando di dare la loro idea e che tutti vogliano tornare a giocare, ma la sicurezza di giocatori, famiglie, tifosi e tutti viene al primo posto”.