È successo il 3 marzo 2002, ma soltanto per pochi secondi, il tempo dell'esecuzione dell'inno nazionale USA prima della gara tra i Lakers e gli Houston Rockets. Una gara a cui Kobe Bryant non aveva potuto partecipare
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“Mi ha quasi commosso vedere Shaq in campo con la mia maglia n°8. Ne ero felice, anche perché avete presente le regole NBA che ci costringono a scendere in campo con delle maglia super strette che sembrano quelle dei tempi di John Stockton? Ecco, ho sperato che mi allargasse un po’ la mia canotta. E speravo potesse indossare anche i calzoncini”. Kobe Bryant reagisce così — il giorno dopo — alla sorprendente vista di un Shaquille O’Neal sceso in campo contro gli Houston Rockets con la maglia n°8 di Bryant, abbandonando per un attimo il suo consueto n°34. È il 3 marzo 2002, e l’apparizione di Shaq con la n°8 dura solo pochi minuti, il tempo dell’esecuzione dell’inno nazionale USA prima della palla a due. Poi il centro gialloviola deve cambiarsi — la NBA non ammette modifiche non autorizzate al proprio numero di maglia — e così si presenta per la palla a due di nuovo col suo n°34. Due in più — 36 — sono i punti con cui guida i suoi Lakers alla vittoria contro i Rockets quella sera, con anche 14 rimbalzi e 7 assist. Una vittoria ottenuta senza Kobe Bryant in campo, costretto a scontare una delle due giornate di squalifica assegnategli dalla lega per una rissa, due giorni prima, con Reggie Miller durante il successo dei Lakers contro gli Indiana Pacers.
La rissa Bryant-Miller alla base di tutto
“Kobe non deve scusarsi con me. Un uomo a volte deve fare quello che sente di dover fare. Ci penso io a difendere il nostro fortino, per le prossime due gare”, le parole di un O’Neal schierato al 100% dalla parte del suo compagno di squadra, con cui pur ha avuto negli anni tanti dissidi. Un tiro da tre punti di Bryant nei secondi finali di una partita già vinta deve aver infastidito un Reggie Miller già indiavolato per la sconfitta ma soprattutto per una pessima prestazione individuale (solo 5 punti con 2/10 al tiro in 40 minuti). A qualche parolina di troppo di Miller segue l’immediato pugno di Bryant all’indirizzo del n°31 dei Pacers, e la successiva rissa, per cui Kobe riceve una multa di 12.500 dollari e Miller di 10.000. “Non c’entrano niente né la partita di venerdì né una nostra rivalità: Kobe ha altri problemi, che deve risolvere”, le dichiarazioni sibilline della guardia di Indiana nel post-partita. “Reggie non mi conosce — la replica di Bryant — non mi conosce proprio per nulla, e io non mi metto mai a discutere con chi è pazzo, è solo un inutile spreco di tempo. Il trash talking è qualcosa che fa parte del gioco, ma c’è un confine sottile tra le cose che si possono dire in campo e quando invece si toccano temi fuori dal campo”.