Coronavirus in NBA, Silver ai giocatori: "È la sfida più grande delle nostre vite"
Il commissioner Adam Silver ha parlato per circa un’ora in conference call ai giocatori NBA descrivendo nel dettaglio cosa attende la lega nei prossimi mesi in termini di salute e di condizioni per tornare in campo. "Questa potrebbe diventare la più grande sfida delle nostre vite" ha detto Silver
Con la riapertura di alcuni campi di allenamento, il commissioner Adam Silver ha voluto organizzare una conference call con l’associazione giocatori rappresentata da Michele Roberts e Chris Paul, oltre a diversi altri protagonisti della lega. Il tono è stato rispettoso, come raccontato da ESPN, ma ci sono state delle domande difficili a cui Silver ha dovuto rispondere
TAMPONI | La base per poter tornare a giocare è che ci siano abbastanza tamponi a disposizione nel paese per poter testare frequentemente giocatori e staff, ma senza toglierli a persone che ne hanno più bisogno. La stima della lega è di circa 15.000 tamponi necessari per completare la stagione 2019-20 e Silver si è detto ottimista per averli disponibili
COSA SUCCEDE SE UN GIOCATORE È POSITIVO? | Uno dei temi più spinosi è quello dell’eventuale positività di un giocatore dopo che si è tornati a giocare. Silver spera di non dover fermare tutto per ogni nuovo positivo: il giocatore quindi deve essere isolato e trattato individualmente, mentre il resto della squadra e chi è entrato in contatto con lui viene testato. Ma un nuovo positivo viene definito come “inevitabile” indipendentemente da quanto siano isolate le squadre
UNO O DUE LUOGHI PER GIOCARE | Silver ha confermato che il piano è di far giocare le eventuali partite in uno o due luoghi, come le ipotesi Disney World a Orlando e Las Vegas che stanno già circolando. “Non c’è motivo di farvi viaggiare di città in città se non ci sono tifosi: una o due location sono più sicure, ma l’obiettivo non è chiudervi in una stanza per due mesi”
PLAYOFF COMPLETI A 7 PARTITE | Il desiderio del commissioner è quello di disputare dei playoff completi da sette partite per ogni turno, ma ha lasciato aperta la possibilità di un torneo per entrare negli ultimi posti dei playoff. Dipende tutto da quando si potrà tornare a giocare e quanto tempo si avrà a disposizione
TRE SETTIMANE DI TRAINING CAMP | Per quanto riguarda il ritorno in campo, Silver ha detto che ogni scenario prevede almeno tre settimane di allenamenti per i giocatori, così da permettere loro di ritrovare la forma necessaria e prevenire infortuni
PRESSIONE DELLE SQUADRE | Chris Paul ha riportato a Silver che diverse squadre hanno fatto pressione ai giocatori per tornare ad allenarsi, anche se i workout sono definiti su base volontaria. Il commissioner ha definito “demoralizzante” il fatto che potrebbe essere successo e che ricorderà alle squadre come comportarsi
RIPARTENZA A DICEMBRE 2020 | In ogni caso, la prossima stagione NBA 2020-21 dovrebbe cominciare a dicembre — probabilmente il giorno di Natale, come già successo nel 2011 per il lockout — indipendentemente che si finisca la stagione 2019-20 oppure no
NIENTE TIFOSI PER UNA STAGIONE | Il motivo è che la lega si sta preparando a uno scenario tetro in cui i tifosi non possano tornare completamente sugli spalti per tutta la prossima stagione. Un colpo economico gigantesco, visto che le entrate delle arene rappresentano il 40% degli introiti della NBA
L’IMPATTO ECONOMICO | Silver è stato estremamente chiaro nel dire che gli introiti della lega e il salary cap (quindi di conseguenza anche i guadagni dei giocatori) verranno fortemente colpiti dal coronavirus e che sarà necessario discutere tutto nel contratto collettivo: “Il CBA non è stato costruito per lunghe pandemie” ha detto il commissioner
QUANDO VERRÀ PRESA UNA DECISIONE? | La situazione della pandemia negli Stati Uniti non permette ancora di avere una data anche solo ipotetica per tornare a giocare: Silver ha detto che nessuna decisione verrà presa a maggio e neanche probabilmente all’inizio di giugno, prendendosi di fatto un altro mese di tempo
PRENDERSI UN RISCHIO | In ogni caso, la lega si sta inevitabilmente preparando a convivere con il virus: “Fino a quando non c’è un vaccino o una cura che impedisca la morte delle persone, dobbiamo fare i conti con questa situazione tutti assieme. La questione fondamentale è quanto rischio siamo disposti a prenderci. Potrebbe essere la più grande sfida delle nostre vite”