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NBA Finals 1998, Utah Jazz-Chicago Bulls: perché guardare gara-6 su Sky Sport

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©Getty

Ci si gioca tutto in gara-6: il mondo intero vuole vedere la possibile ultima partita insieme dei Chicago Bulls di Michael Jordan, Scottie Pippen, Dennis Rodman e Phil Jackson. Una partita dai contorni epici entrata direttamente nella storia e da rivivere su Sky Sport NBA con il commento di Flavio Tranquillo e Federico Buffa

Più che una partita di pallacanestro, gara-6 delle NBA Finals 1998 è stata un romanzo. O meglio: il degno epilogo di una delle più incredibili storie di sport che si siano mai viste, l’atto conclusivo di un giocatore e di una squadra che sono usciti dalla storia per entrare direttamente nella leggenda. Tanto da meritarsi, anche a 20 anni di distanza, una serie come “The Last Dance” - serie dedicata a Michael Jordan, disponibile su Netflix e a un prezzo vantaggioso per gli abbonati Sky che sottoscrivono l’offerta Intrattenimento Plus su Sky Q. Dopo la sconfitta in gara-5 quando tutto sembrava pronto per i festeggiamenti del sesto titolo, i Chicago Bulls furono costretti a salire sull’aereo per tornare nell’odiato Delta Center di Salt Lake City, davanti ai 20.000 indemoniati tifosi degli Utah Jazz. Che la gara fosse a dir poco attesa lo testimoniano gli ascolti televisivi, i più alti di sempre (ancora oggi) per una partita di pallacanestro NBA: la stima è che 72 milioni di americani avessero visto almeno una parte di quella gara in televisione, perché nessuno voleva perdersi la possibile ultima partita di Michael Jordan. Solo che non necessariamente tutti pensavano che potesse essere davvero l’ultima: la sensazione infatti era che i Jazz potessero davvero riaprire i giochi e forzare una gara-7 dai contorni epici, nella quale i Bulls sarebbero stati per forza di cose sfavoriti. E ad aggiungere ulteriore drammaticità alla partita, il primo colpo di scena alla primissima azione: Scottie Pippen salta per andare a schiacciare i primi due punti e quando scende sente qualcosa di strano alla schiena, con una smorfia di dolore che non lascia presagire niente di buono.

L’infortunio di Pippen e i due episodi più controversi

Di fatto, i Bulls si ritrovano costretti a fare a meno di Pippen per tutto il primo tempo, e ad averlo a mezzo servizio solo nella ripresa. Michael Jordan — che l’anno prima a Salt Lake City aveva già realizzato una prestazione leggendaria, passata alla storia come “The Flu Game” — allora deve caricarsi davvero tutta la squadra sulle spalle, finendo per prendersi 35 dei 67 tiri tentati dai Bulls con uno sforzo sovrumano (anche tre triple nel primo tempo, dopo che nei primi cinque episodi della serie aveva tirato 1/6). I Jazz rimangono avanti praticamente per tutta la partita, ma non riescono mai davvero a scrollarsi di dosso i Bulls (solo sei punti il massimo vantaggio accumulato), e nel corso della gara non mancano i colpi di scena. Nel primo tempo Howard Eisley dei Jazz lanciò una preghiera da 10 metri che incredibilmente trovò il fondo della retina allo scadere dei 24 secondi, ma l’arbitro Dick Bavetta annullò il canestro sostenendo che fosse partito dopo la sirena; in realtà, come confermato dal replay immediatamente successivo, il tiro era buonissimo (c’era ancora un secondo pieno sul cronometro al momento del tiro), ma non esisteva l’instant replay per confermarlo. Più tardi, a Ron Harper venne dato per buono un canestro per pareggiare a quota 79, ma i 24 secondi erano scaduti prima del rilascio: cinque punti che, in retrospettiva, avrebbero cambiato la storia della gara e della serie.

I 41.9 secondi che hanno sconvolto il mondo

Se gara-6 è entrata nella storia non è solo per il suo risultato finale, ma per come quel risultato è maturato. E l’epilogo della storia non poteva che essere di livello leggendario. Con il punteggio in parità, John Stockton segnò una tripla dal peso specifico gigantesco a 41.9 secondi dalla fine, dando ai suoi un possesso pieno di vantaggio. Fermare i Bulls una volta o segnare un canestro avrebbe significato vittoria per i Jazz e gara-7 da giocare in casa. Michael Jordan, già autore di 41 degli 83 punti dei Bulls fino a lì, aveva altri piani: subito un canestro difficilissimo in sottomano alzando la parabola del tiro; poi una palla rubata ai danni di Karl Malone, sbucandogli da dietro le spalle per sporcare la ricezione; infine “The Shot”, il canestro più memorabile della sua carriera (per peso specifico e momento storico) e l’immagine di pallacanestro più famosa di tutti i tempi. L’ultimo tiro di John Stockton non andò a buon fine per pochissimo, ma questo lo sapete già: gara-6 rimane una perla di rara bellezza e la degna conclusione di una squadra irripetibile, da rivivere domenica 10 maggio alle 21.30 su Sky Sport NBA con il commento indimenticabile di Flavio Tranquillo e Federico Buffa presenti al Delta Center di Salt Lake City.