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The Last Dance, Stan Van Gundy: "JJ Redick era competitivo quanto Michael Jordan"

PAROLE
©Getty

L’ex allenatore degli Orlando Magic ha parlato della competitività di Michael Jordan: "Era un grande agonista, ma Udonis Haslem o J.J. Redick erano allo stesso livello. La differenza la fa il talento: Jordan vinceva per la sua qualità, non per lo spirito competitivo"

Negli ultimi episodi di “The Last Dance” — disponibile su Netflix e a un prezzo vantaggioso per gli abbonati Sky che sottoscrivono l’offerta Intrattenimento Plus su Sky Q — si è parlato molto dello spirito competitivo di Michael Jordan, della sua voglia di primeggiare in qualsiasi campo. Secondo l’ex allenatore NBA Stan Van Gundy, però, la narrativa è andata oltre quello che era la realtà: “Jordan era un grande agonista, ma vi dico che Udonis Haslem è allo stesso livello e anche J.J. Redick [entrambi giocatori che SVG ha allenato in carriera a Miami e Orlando, ndr] era fatto nella stessa maniera. La differenza tra loro non è la competitività, ma il talento. Immagino che la capacità di giocare a pallacanestro non sia una storia abbastanza interessante. All’improvviso sembra che Michael vincesse non perché era fenomenale, ma perché utilizzava tutti questi trucchetti per motivarsi e perché era un agonista migliore rispetto ai suoi avversari. Ma per me non è così che stanno le cose”. La verità, come tutte le cose, sta nel mezzo: Jordan era sia incredibilmente talentuoso che incredibilmente competitivo, e forse senza la spinta motivazionale non sarebbe diventato forte come è stato. Certamente non è stato l’unico giocatore competitivo nella storia della NBA, e anzi la voglia di primeggiare è una caratteristica comune a buona parte dei giocatori che arrivano al più alto livello al mondo. Ma non si può raccontare pienamente la storia di MJ senza parlare della sua mentalità, come si fa ampiamente in “The Last Dance”.