Il n°1 dell'associazione giocatore assicura che "il sentimento all'interno degli spogliatoi è di voler assolutamente tornare in campo", ma avverte la lega: "Vogliamo il maggior numero possibile di informazioni, per poter prendere le decisioni migliori"
Prende sempre più intensità l’onda di consensi attorno al ritorno in campo in NBA, probabilmente verso fine luglio nel complesso di Disney World, in Florida. L’ultima, importante voce arrivata ad appoggiare tale ipotesi è quella del capo dell’associazione giocatori (NBPA, National Basketball Players Association) Michele Roberts: “È ora, è ora”, ha detto Roberts. “Sono stati due mesi e mezzo segnati da tanta incertezza ma ora la volontà dei giocatori è senza dubbio quella di voler tornare in campo e giocare”. Da rappresentante dei giocatori, però, Roberts mette in guardia da un eccessivo trasporto: “Ci vogliono certezze: le vogliono i miei giocatori, le vogliamo tutti”, afferma. Per questo Roberts e i suoi colleghi stanno contattando, una a una, tutte 30 le squadre NBA per parlare individualmente con ogni giocatore e raccogliere le loro indicazioni sull’eventuale ritorno in campo e anche possibili preoccupazioni, in modo da far presente tali esigenza al prossimo Board of Governors NBA, previsto per venerdì 29 maggio. “Vogliamo che la lega — a differenza di quanto fatto nel baseball, dove c’è stata troppa indecisione — condivida con noi più informazioni possibili: “I miei giocatori vogliono sapere, essere informati, per poter poi prendere la miglior decisione possibile. Ma non c’è dubbio che la loro volontà sia quella di tornare in campo”, ribadisce Roberts.