La super prestazione della point guard di Utah (27 punti e 7/8 da tre punti al suo ritorno in campo dopo la nascita del figlio Elijah) ha riportato alla memoria l'incredibile trasformazione di Fred VanVleet dopo la sua paternità nel mezzo degli scorsi playoff: da 4 a 16 punti di media, dal 20% dal 52.6% da tre punti. E poi arrivò anche il titolo NBA...
Fred Jr. è nato il 20 maggio 2019, nel pieno della corsa dei playoff dei Toronto Raptors e del suo papà, la point guard di riserva, Fred VanVleet. Elijah Michael è nato invece il 16 agosto 2020, interrompendo in maniera analoga l’avventura playoff di papà Mike Conley Jr, un’altra point guard, stavolta degli Utah Jazz. Ma più che la paternità in sé (o il ruolo in campo), ad accomunare le storie di VanVleet e Conley è l’incredibile effetto che il diventare padri ha avuto su entrambi i giocatori. L’anno scorso Jeff Van Gundy, commentando su ESPN le prestazioni di VanVleet dopo la nascita di Jr., scherzosamente aveva consigliato a ogni allenatore di invogliare i propri giocatori a fare figli — se quelli erano i risultati. Il n°23 dei Raptors — fino a quel punto protagonista di playoff estremamente deludenti (4 punti a partita, il 25.6% dal campo, il 19.5% da tre punti) — iniziò una serie di gare incredibili che lo portarono a essere uno dei protagonisti del primo, storico titolo dei canadesi (ricevendo perfino un voto su 11 per il premio di MVP delle Finals, andato invece a Kawhi Leonard). Il 5/6 al tiro per 13 punti e 6 assist della quarta gara di finale a Est contro i Bucks fu solo l’inizio di una cavalcata trionfale: 21 punti in gara-5 e poi 14 nella decisiva gara-6 ancora con 5/6 al tiro. Da lì in poi delle finali da sogno, culminate con i 22 punti con 5 triple a segno della decisiva gara-6 contro Golden State. In tutto, per VanVleet, nove gare e quasi 15 punti di media (14.7) dalla nascita del figlio, con percentuali irreali: il 51.1% dal campo e addirittura il 52.6% dall’arco (30/57).
Mike Conley eroe di gara-3 contro i Nuggets
Oggi la storia sembra ripetersi, anche se è ovviamente ancora presto per dirlo. Conley Jr., però, nella prima gara di ritorno nella bolla dopo aver assistito alla nascita del suo terzogenito, ha firmato una gara-3 contro Denver da 27 punti con 9/13 al tiro e 7/8 dalla lunga distanza. Dopo aver vissuto da spettatore (al fianco della moglie) le prime due gare della serie (“Mi sono ritrovato a spedire SMS ai miei compagni mentre erano in campo a giocare…”, ha ammesso), Conley è tornato immediatamente protagonista: “Ho solo fatto quello che so fare: ho già giocato a questi livelli, si tratta soltanto di isolarsi da tutte le distrazioni esterne e pensare solo a divertirsi”. Anche per Conley — come per VanVleet — le soddisfazioni playoff sono arrivate soltanto dopo parecchie difficoltà: la sua prima stagione nello Utah lo ha visto tenere le medie più basse dall’annata 2011-12 e il suo inserimento ai Jazz è parso a tratti complicato e difficile.
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Poi — dall’arrivo nella bolla — Conley è sembrato un giocatore diverso, e la nascita di Elijah ha fatto il resto: “Gioco sempre per i miei figli, sono loro a darmi uno scopo in quello che faccio. Ma voglio anche ringraziare i miei compagni, che mi sono stati vicini durante questi giorni”. E ora felicissimi di riaverlo al loro fianco.